E le parole dei Percassi

Il Gasp esalta squadra e tifosi E del futuro «ne parliamo domani»

Il Gasp esalta squadra e tifosi E del futuro «ne parliamo domani»
Pubblicato:
Aggiornato:

L’Atalanta è in Champions League. Ora è tutto vero e la formazione allenata da Gian Piero Gasperini si va a prendere questo meritatissimo terzo posto. Le prime parole sono quelle del presidente Antonio Percassi: «È scontato che Gasperini sarà ancora con noi. Il primo abbraccio era per lui e lo vorrei qui per tutta la vita. Questa qualificazione alla prossima Champions League è un risultato inatteso, ma fantastico. È un sogno che si realizza dopo aver giocato bene per tutta la stagione». Di padre in figlio, non cambia la sostanza. «Ora che è finito tutto, posso dire che è un’Atalanta che ha meritato tutti i punti che ha fatto - afferma Luca Percassi - e che il grande merito va al mister e ai ragazzi. Abbiamo iniziato la nostra stagione proprio qui con i preliminari di Europa League e finiamo qui felicissimi di festeggiare in mezzo alla nostra gente. Per noi è un sogno che si realizza, figlio di una grande stagione. Gasperini? Gli siamo affezionati, a Bergamo c’è l’ambiente ideale per lavorare e la città lo ha sempre coccolato. Come dice sempre mio padre, lo vogliamo a vita».

Al triplice fischio finale invece, un euforico Gian Piero Gasperini ha lanciato la propria giacca in mezzo ai tifosi. «Non ho la maglietta e di conseguenza ho lanciato la giacca - esordisce il tecnico dell’Atalanta -. Volevamo finire bene, i ragazzi hanno dato tantissimo. Siamo stati un po’ imprecisi, ma questa era una gara difficilissima. Abbiamo trovato una squadra che è scesa in campo giocando alla morte, ma siamo riusciti a venirne a capo. Questa vittoria va a tutto il pubblico e ai miei ragazzi che sono stati meravigliosi impegnandosi al massimo da luglio, fermandosi solamente a Natale per una settimana e offrendo una continuità di rendimento. Champions League? È un traguardo che l’Atalanta non aveva mai centrato nella propria storia e ci arriva in un modo onorevole. L’anno scorso ha rappresentato il calcio italiano in maniera incredibile in Europa League e sicuramente lo farà anche in Champions. Quella è una competizione per le eccellenze».

Gasperini è amatissimo e, considerando il momento elettorale, c’è chi lo vorrebbe sindaco a Bergamo. «Nei miei confronti c'è qualcosa di incredibile che saprò mai ripagare. Io sindaco? No, rimango nell’ambito sportivo». Ora si pensa a festeggiare: «Adesso bisogna brindare, per tutto il resto se ne parlerà domani. Possiedo idee di calcio che quando posso applicarle e sono condivise, sono felice. Quando sono arrivato tre anni fa, sono stato conquistato dal presidente Percassi. Dopo il Genoa, avrei voluto rimanere fermo, invece ho avvertito un certo entusiasmo e nessuno si sarebbe mai immaginato di arrivare fin qui. Sono contento di aver reso felice tante persone. Coppa Italia? Non parlo, è un nervo scoperto».

Ma a rendere unica la stagione, non è solamente la qualificazione in Champions League, ma anche tutti i numeri che ruotano attorno. «Terzi con 77 gol, bella stagione. Dopo la gara contro il Chievo abbiamo iniziato a segnare tanto e quando segni incrementi le possibilità di vittoria. È stato un campionato equilibrato e abbiamo vinto il girone di ritorno perché Juve e Napoli hanno rallentato un poco. Resta comunque un piazzamento strameritato anche per l’elevato numero di partite che abbiamo ribaltato. Pasalic? Sa fare gol, ma abbiamo perso tempo provandolo nella posizione di Cristante. Ognuno ha le proprie caratteristiche. Champions? Dopo Copenaghen non immaginavamo, ma come ho detto ieri, paradossalmente, ci ha fatto bene». L’attenzione poi torna nuovamente al futuro: «Devo fare delle valutazioni. Ho un’età in cui mi interessa portare avanti il mio modo di pensare il calcio e che mi crei entusiasmo. La Champions pesa, ho giocato solo una partita da allenatore. Ma pesa molto anche la possibilità di lavorare con il mio pensiero e questa è la preponderante. Mercato? Si rinforza anche il Barcellona. A parte questo, se si rimane uguali, le altre ti passano avanti. Il calcio non è statico ma si evolve».

Seguici sui nostri canali