22esimo giorno, 1260 vittime palestinesi

Gaza, attacco a una scuola Onu

Gaza, attacco a una scuola Onu
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Dopo l'infernale giornata del 29 luglio, quando la pioggia di bombe ha provocato cento morti (civili) e oltre 500 feriti, non si fermano, nella notte tra martedì 29 e mercoledì 30, i raid israeliani. Nella mattinata di mercoledì 30 è stata colpita una scuola Onu.

Colpita una scuola Onu. I carri armati dell'IDF hanno colpito le stanze di due classi di una scuola dell'Onu nel nord della Striscia, nel campo profughi di Jabaliya, dove si erano rifugiati numerosi civili: secondo i servizi di soccorso locali, sono morti 23 palestinesi. Un portavoce militare israeliano spiega che è probabile che dalla scuola sia stato aperto il fuoco verso l’esercito. Ma la ricostruzione non è ancora certa. L’Unrwa ha reso noto che - per la terza volta in due settimane - in una delle sue scuole è stato scoperto un deposito di razzi dei gruppi armati palestinesi. «Abbiamo denunciato il fatto al governo palestinese di riconciliazione nazionale - ha detto Abu Husna - che vedrà il da farsi. Qull’episodio rappresenta una grave infrazione della nostra neutralità».

A Khan Yunis (sud della Striscia), nella notte, 5 persone della stessa famiglia sono rimaste uccise in un raid aereo israeliano. L’aviazione israeliana ha distrutto anche tre mosche tra la città di Gaza, Rafah ed il campo profughi di Shati.

Tentativi di diplomazia. Sul fronte diplomatico, l’Egitto è pronto a «cambiare la bozza di cessate il fuoco» per facilitar un’intesa «fra le fazioni palestinesi» mentre Israele, secondo Haaretz, pensa ad una risoluzione Onu per porre fine al conflitto. Il ministero degli Esteri ha iniziato a lavorare su una bozza di testo per «porre fine al conflitto di Gaza come avvenne in Libano nel 2006»: dallo schieramento di truppe Onu ai confini fino al disarmo di Hamas.

L'infernale giornata di martedì 29. Il 29 luglio è stato un cruento giorno di attacchi, con cento morti e oltre 500 feriti. Falliti i tentativi di mediazione e rotta la tregua umanitaria, la quarta settimana di conflitto tra Hamas e Israele ha registrato un’escalation inarrestabile di violenza. I raid israeliani si sono intensificati con pesanti bombardamenti via terra, aria e mare, forse in risposta  alla morte, lunedì 28, di dieci soldati israeliani. Nei bombardamenti Israele ha messo fuori uso l’unica centrale elettrica della Striscia, che ha sospeso l’attività a causa di un enorme incendio provocato da un contenitore di combustibile. La centrale forniva fino a due terzi del fabbisogno energetico di Gaza e secondo l’amministrazione comunale, adesso si potrebbero fermare molte delle pompe ad acqua della zona. Tra gli obiettivi colpiti, gli uffici finanziari di Hamas, la casa dell’ex premier del governo a guida Hamas, Ismail Haniye, che è stata rasa al suolo, e abitazioni di decine di altri esponenti di punta del movimento islamista.

Il bilancio totale delle vittime palestinesi è di 1.260 morti e 6.500 i feriti. Dalla parte israeliana, sono 53 i soldati uccisi, cui si aggiungono tre civili. Nella notte fra lunedì e martedì, cinque soldati israeliani sono stati uccisi, investiti da un missile anticarro esploso da un commando sbucato da uno dei tunnel scavati sotto il confine.

Nonostante l’offensiva, continua la pioggia dei razzi sparati da Gaza verso il sud e il centro di Israele e gli sforzi per il cessate il fuoco rimangono infruttuosi. Del resto, la delegazione palestinese ha chiesto una tregua umanitaria di almeno 48 ore come condizione per andare al Cairo e discutere dell’accordo definitivo sul cessate-il-fuoco.

 

 

 

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