Il tempo dei verdetti

Tutto attorno è il gelo ma loro ci han messo la faccia

Tutto attorno è il gelo ma loro ci han messo la faccia
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I loro volti sorridono a un qualcuno che, però, non c’è. E i loro occhi non incontrano altri sguardi. Chi passa affianco abbassa la testa e tira dritto. Semplicemente, degli slogan e delle promesse interessa poco a nessuno. Men che meno dei nomi. Perché mai dovrebbero sapere i loro nomi? «Tanto sono tutti uguali», uno vale l’altro.

La gente si è rotta le scatole. L’elettore medio, oggi, la vede così. Ed è difficile dargli torto: l’Italia è in campagna elettorale permanente da cinque anni a questa parte, cioè da quando nell’ultimo giro alle urne per il Parlamento non ha vinto nessuno (e quindi han vinto un po’ tutti). Qualcuno ha sottolineato quanto questa campagna elettorale abbia faticato a scaldarsi e a scaldare, ma è normale in fondo. La gente s’è rotta le scatole. Le boutade da talk show una volta erano relegate all’anticamera del voto, oggi sono diventate il salotto principale. Le facce, gira e rigira, sono sempre le stesse, le parole anche, e così finisce che anche i volti nuovi, quelli che con coraggio e pure un po’ di incoscienza hanno deciso di «scendere in campo» (cit.), sono finiti nel calderone degli altri, di quelli che «tanto sono tutti uguali».

 

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La complicazione Rosatellum. Chi sta provando, ormai da anni, a trasformare questo senso di apatica impotenza in rabbia elettorale sono i Cinque Stelle, ma anche per loro non è stato facile. Qualche giorno fa, un candidato pentastellato, dopo l’ennesima giornata passata a distribuire volantini e incontrare persone, davanti a un caffè ha ammesso amaramente: «Tutto lavoro sprecato. Alla gente non interessa nulla di tutto questo. E certo non gli interessa votare me. Non gli interessa nemmeno sapere come si vota, il 4 marzo». Perché un altro problema, in effetti, è questo: la legge elettorale è veramente complicata. Il Rosatellum, spacciato per un sistema misto un po’ proporzionale e un po’ maggioritario, in realtà è semplicemente un proporzionale allargato. Degli scontri nei collegi uninominali se ne sono perse le tracce il giorno dopo la presentazione delle liste e vai tu a spiegare che, votando Lega, si vota pure il candidato di Forza Italia o che, votando +Europa, si vota pure il candidato del Pd. Forse è per questo che di manifesti elettorali, in giro, se ne sono visti pochi.

I tabelloni nudi. Buona parte dei tabelloni appositamente installati in tutte le città e i comuni sono rimasti nudi, con il loro acciaio a rendere ancora più gelida quella presenza in un artico fine febbraio 2018. I candidati hanno capito che, manifesto più o manifesto meno, gli equilibri si cambiano poco. Tanto vale...»

 

Per leggere l’articolo e la tabella completi rimandiamo a pagina 7 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 8 marzo. In versione digitale, qui.

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