il traghettatore della crisi di governo

Tra giallo-verde e giallo-rosso c’è di mezzo Giuseppi Conte

Tra giallo-verde e giallo-rosso c’è di mezzo Giuseppi Conte
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È l’ora di Conte. Non Antonio, che per altro sta pure in gran forma sulla panchina dell’Inter, ma Giuseppi. Giuseppi Conte, come l’ha ribattezzato Donald Trump, con un endorsement che ha sorpreso tutti. E' l’ora di questo avvocato foggiano, che dal 21 maggio del 2018 si è insediato a Palazzo Chigi e che a quanto pare è destinato a restarci, guidando un’alleanza di colore diversi, o meglio opposti alla prima. Resta il “giallo” dei 5Stelle, suo partito di riferimento se non di appartenenza, ma il verde leghista viene sostituito dal rosso (in verità molto pallido) del Pd. Comunque vadano le cose, ci sono pochi dubbi che questa crisi improvvidamente innescata da Matteo Salvini in pieno agosto, abbia un vincitore. E questo vincitore è lui, Giuseppi Conte. In pochi giorni le carte che aveva in mano si sono allineate tutte alla perfezione e se gli riesce anche l’ultima mossa di varare il nuovo governo, la scala reale è fatta… È stato un abilissimo trasformista, diventando nell’arco di poche ore, lo scorso 20 agosto, da leader del più odioso dei governi, a riferimento indiscusso e autorevole dell’opposizione a quello stesso governo. Da alleato di Salvini, quel giorno, si è convertito in campione dell’anti salvinismo. Si è rivelato lucido e grintoso come non l’avevamo mai conosciuto. Il 20 agosto, sfidando il leader della Lega, Conte si è aperto una strada, sulla quale si è rigorosamente tenuto nei giorni successivi, quelli perigliosi della crisi.

 

Va detto che Conte non ha solo sconfitto Salvini. Ha anche rimesso in riga il suo “elettore”, cioè quel Luigi Di Maio, che da capo politico dei 5Stelle, senza neanche accorgersene, si è ritrovato retrocesso a numero 2. Infatti quando si è trattato di verificare il terreno per un nuovo governo, il leader del Pd Nicola Zingaretti, ha chiamato lui, Giuseppi Conte. Con lui ha voluto trattare e da lui ha voluto avere la conferma che Luigi Di Maio non avrebbe chiesto la poltrona più bollente, quella degli Interni. Nel passaggio dal Conte I al Conte II poi anche l’agenda ha giocato a favore. Infatti da presidente del Consiglio uscente si è seduto al tavolo ristretto dei grandi, al G7 di Biarritz. Nelle foto sorrideva e familiarizzava con tutti i big mondiali, con la naturalezza di uno che ormai si sente pienamente del club. Del resto con la Merkel aveva sistemato tutti i conti, dato che le aveva portato i voti riottosi dei 5Stelle quando si era trattato di eleggere la nuova commissaria europea, Ursula Van Leyden. Era stata quella la mossa che aveva indispettito più di ogni altra Salvini: un tradimento dell’ideale sovranista. La Merkel, a quanto si vocifera, è pronta a compensare l’atto di fedeltà: la prossima manovra economica potrebbe sforare il 3% del deficit, quando invece, lo scorso anno, per il 2,4% sul governo giallo verde (sempre di Conte…) si erano scatenate fuochi e fulmini da Bruxelles.
Poi, ultimo colpo di teatro, è arrivato il tweet di Donald Trump, all’indomani del G7 francese, con quel curioso errore nel nome, che è anche una sintesi politica: di Conte non ce n’è uno solo. Ovvero ogni stagione ha il Conte giusto.

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