Il Giubileo tra i profughi di Erbil Con una tenda come Porta Santa
Una tenda aperta come Porta santa: la comunità cattolica irachena si appresta a vivere il Giubileo della Misericordia da sfollata all’interno del proprio Paese. L’estate scorsa 120mila cristiani furono costretti alla fuga dall’avanzata dell’Isis. Il risultato è espresso drammaticamente dai numeri: la minoranza cristiana oggi conta meno di mezzo milione di fedeli, rispetto al milione e mezzo che era prima dell’invasione dell’Iraq, nel 2003, da parte degli americani e dei loro alleati. La maggior parte dei 120mila esuli interni si trova nelle zone curde ritenute più sicure, a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno: una città che nel 2010 contava quasi 1,3 milioni di abitanti. Qui la componente di profughi cristiani è notevole, fuggiti anche perché in questa città esiste da sempre un quartiere totalmente cristiano, chiamato “Ainkawa”, dove sapevano di poter essere accolti. Vivono in piccoli appartamenti e caravan, dono delle Chiese del mondo e del Governo curdo. Lo scorso ottobre è stata anche inaugurata in tempo per l’inizio del nuovo anno scolastico la scuola elementare per bambini sfollati cristiani e yazidi nel campo profughi di Ashti. Una scuola finanziata dalla Coooperazione italiana e realizzata da una ong “Un ponte per”.
L'apertura della porta santa. «La gente vorrebbe tornare nelle proprie città e villaggi ma ciò è semplicemente impossibile», ha detto il patriarca caldeo di Baghdad, Louis Sako all’agenzia cattolica Sir. Anche ad Erbil, come in tutte le diocesi del mondo, ieri, domenica 13 dicembre, è stata aperta una porta santa: l’arcivescovo caldeo Bashar Matti Warda, ha aperto ieri quelle della cattedrale di san Giuseppe, proprio nel sobborgo cristiano di Ankawa. Ed è stato proprio lui a dar voce al desiderio condiviso di avere una Porta santa in una tenda: «Vorremmo ci fosse anche una tenda a rappresentare la Porta santa della Misericordia», ha detto monsignor Warda, senza scendere nei dettagli. «La tenda rappresenta questa nuova condizione di vita, l’unico riparo che hanno avuto dopo essere fuggiti».
La tenda del porto di Reggio Calabria. A Baghdad invece la Porta santa sarà aperta dallo stesso patriarca Sako il 19 dicembre in quella che è stata la prima cattedrale del Paese, intitolata alla Madonna Addolorata, dove, tra l’altro, sono sepolti i patriarchi della chiesa irachena. Ma più di tutto, a livello simbolico, si guarda all’apertura della Porta santa nella tenda, come emblema della condizione di “senza patria” delle migliaia di sfollati. Non ci sono ancora i dettagli di questa iniziativa, che si mette in linea con il progetto di Giubileo “decentrato” voluto da Papa Francesco. Quella nel campo di Erbil non è la sola tenda a far da Porta santa, Proprio oggi al porto di Reggio Calabria è stata aperta una Porta Santa molto particolare, quella della Tenda Ministeriale per l'accoglienza agli sbarchi. Da qui sono passati i 40.000 profughi arrivati nella città calabrese: volti di bambini e bambine, donne, uomini, famiglie intere con storie cariche di sofferenza.