Al Tribunale di Bergamo

Mentre il giudice lo sta interrogando l'imputato si addormenta (e russa)

Mentre il giudice lo sta interrogando l'imputato si addormenta (e russa)
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Uno avrebbe potuto farla franca e passare inosservato. E invece il suo tentativo di fuggire alla polizia, buttandosi da una finestra, alla fine lo ha fatto finire in carcere. L'altro, durante un processo per direttissima che lo vedeva imputato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, si è invece clamorosamente addormentato in aula, mentre il giudice lo stava interrogando.

Quello che si è addormentato in aula. Sono due storie diverse, venute a galla entrambe a palazzo di giustizia. La seconda, certamente la più curiosa, vede come protagonista un extracomunitario marocchino finito nei guai per essere stato trovato in possesso di alcuni grammi di cocaina e di hashish. Ebbene, l'uomo, arrivato in tribunale già mezzo stordito, in aula si è appisolato. Proprio così. Di fronte alle domande del giudice, che gli chiedeva conto dei suoi dati anagrafici (nome, cognome, età, luogo di nascita, stato civile, etc), il magrebino ha prima farfugliato, con la voce bassa e impastata, qualche risposta, poi ha appoggiato la testa sul tavolo di fronte a lui e, tra lo stupore del giudice, del pubblico ministero e del suo difensore, si è messo a ronfare, russando anche della grossa. Il giudice lo ha richiamato un paio di volte, ma senza esito.

A quel punto il suo legale lo ha prima scosso lievemente, poi vedendo che la mossa non aveva sortito nessun effetto, gli ha rifilato due energici spintoni. In questo modo l'immigrato si è destato dal suo torpore, ha strabuzzato gli occhi più volte, si è passato le mani sul viso e al giudice che gli chiedeva se stesse bene ha risposto, tra l'ilarità delle persone presenti in aula, che era molto stanco e che non si era reso conto di essersi addormentato. Per la cronaca, alla fine l'uomo è stato condannato a un anno di reclusione.

Quello che si è buttato dalla finestra. L’altro episodio vede invece come protagonista un cittadino albanese di 33 anni, finito nei guai con l'accusa di reingresso illegale in Italia. A scoprirlo, gli uomini della sezione di polizia giudiziaria della stradale di Milano. Qualche giorno fa hanno raggiunto la Bergamasca, Ciserano, per perquisire l'abitazione di un italiano, nell'ambito di un'indagine in corso per ricettazione. Quando gli agenti sono entrati, oltre al padrone di casa hanno trovato il 33enne e gli hanno chiesto i documenti. Lui si è allontanato in un'altra stanza dell'alloggio, con la scusa di cercare il suo documento d'identità, che in effetti aveva con sé.

In realtà, si è buttato dalla finestra, che per fortuna si trovava al primo piano di una palazzina, tentando di scappare. I poliziotti, però, lo hanno bloccato immediatamente e lo hanno identificato, scoprendo che era stato espulso coattivamente nel 2015. «Mi sono fatto prendere dal panico», ha detto in aula. In attesa di essere nuovamente mandato via dal territorio italiano, per mancanza di voli immediati, il giudice ha disposto nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere. In caso di scarcerazione, probabilmente, l'albanese si sarebbe reso irreperibile e si sarebbe sottratto all'espulsione.

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