Un comunicato ricco di spunti

Gli "Amici di Ubi" alla banca: «Popolare Bergamo sia il modello»

Gli "Amici di Ubi" alla banca: «Popolare Bergamo sia il modello»
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L’”Associazione Amici di Ubi Banca”, che raccoglie numerosi soci bergamaschi dell’Istituto di credito, ha diramato un comunicato stampa, a firma del presidente Graziano Caldiani, che per i contenuti proposti rappresenta un giudizio chiaro e costruttivo sulla situazione e sul futuro della “nostra” banca.

Nel comunicato si evidenziano in particolare la soddisfazione per i risultati raggiunti, la difesa del modello cooperativo (che non deve essere abbandonato neanche nell’ipotesi di eventuali operazioni straordinarie di aggregazione) e il suggerimento di applicare il modello “Banca Popolare di Bergamo” all’intero gruppo, con un particolare occhio di riguardo alla banca unica (in contrapposizione all’attuale modello federale), purché faccia riferimento organizzativamente a “Banca Popolare di Bergamo”.

Ecco di seguito il comunicato degli Amici di Ubi.

L’Associazione Amici di Ubi Banca, alla luce dei risultati di Gruppo del III trimestre, dell’esito degli stress test europei, del premio conseguito e del recentissimo accordo sindacale in materia di esuberi, esprime soddisfazione per gli  obiettivi raggiunti in un contesto obiettivamente difficile per tutto il comparto bancario.

La nostra banca oggi è senza dubbio alcuno uno dei gruppi più solidi ed efficienti in Italia, insieme alle due banche -Unicredit e Banca Intesa - che per dimensione fanno parte di un’altra classifica.

Si tratta di risultati che premiano, a nostro modo di vedere, la competenza  e l’impegno del management e di tutti i 18.000 dipendenti del Gruppo.

Questi risultati, che ovviamente ci auguriamo possano essere sempre più importanti in futuro, sono stati ottenuti a valle delle modifiche statutarie approvate quasi all’unanimità in sede assembleare, che hanno modernizzato, ma non stravolto, la natura e lo spirito di banca popolare cooperativa, collocando Ubi Banca all’avanguardia nella governance delle banche popolari europee ed un modello da seguire.

Se ne desume che il modello di banca cooperativa, la cui difesa è principio fondante della nostra Associazione, non solo non è di ostacolo al raggiungimento delle performance ma pare essere di aiuto, sulla scorta dei riconoscimenti ottenuti, all’efficace presidio del territorio e al corretto approccio alla clientela, senza tralasciare una non trascurabile presenza sociale, anch’essa coerente con lo spirito cooperativo.

Riteniamo non casuale che al Presidente del Consiglio di Sorveglianza, Ing. Moltrasio, sia stata affidata la vicepresidenza dell’Associazione Europea delle Banche Cooperative e la successiva presidenza, sotto l’egida di quest’ultima, del Comitato che avrà il compito di monitorare l’impatto della Vigilanza unica sul mondo popolare-cooperativo, con un approccio che non discrimini il settore cooperativo e ne consideri le peculiarità e il suo particolare contributo allo sviluppo delle comunità locali.

Muovendo da questa premessa, che crediamo difficilmente contestabile, formuliamo due considerazioni.

La prima afferisce a eventuali operazioni straordinarie di fusione/acquisizione, operazioni che la stampa specializzata considera probabili oltre che inevitabili nell’ambito del comparto bancario dal prossimo anno: siamo certi che il nostro Gruppo abbia la competenza per valutarle al meglio, certamente meglio di quanto possa fare una associazione di soci della banca (in ogni caso, gli eventuali  giudizi potrebbero essere dati necessariamente ex post). L’unico concetto che ci sentiamo di esprimere, ma lo esprimiamo con tutta la forza della quale siamo capaci, poca o tanta che sia, è che in ogni caso non si potrà sostenere, come si sente dire da più parti, che in considerazione delle dimensioni raggiunte si renderebbero necessarie trasformazioni giuridiche da società cooperativa in società per azioni o similari, perché questa necessità non solo non esiste (le uniche due banche bocciate dagli stress test sono nello specifico in forma di società per azioni) ma è smentita dalle considerazioni che precedono.

La seconda riflessione riguarda la struttura organizzativa della banca.

Osservando i risultati periodici, si evince con chiarezza che i risultati migliori, pur in un contesto di crisi economica, sono stati raggiunti dalle banche di matrice Banca Popolare di Bergamo: lungi da noi fare discorsi di tipo campanilistico, deleteri e, se ci è consentito, anche decrepiti. Riteniamo peraltro che Ubi Banca farebbe bene a considerare con molta attenzione i motivi in funzione dei quali i migliori risultati sono stati raggiunti da banche di una stessa matrice, vuoi per questioni di modello ovvero per altre motivazioni (certamente non per questioni legate ai territori di operatività, ugualmente interessanti). Questo non con lo scopo di stilare delle graduatorie, ma se mai per portare tutte le banche al livello di efficienza della banca migliore (non può  essere un caso che sia stata presa la decisione di chiudere solo tre sportelli in Banca Popolare di Bergamo nell’ambito delle oltre cento chiusure complessive deliberate nell’ambito della recente riorganizzazione della rete).

Infine, sul terreno della razionalizzazione organizzativa della quale tanto si dibatte (banca unica versus modello federale) a nostro modo di vedere si tratta di un argomento sul quale non ci sentiremmo di fare crociate, pur ritenendo il modello federale, oggi, nel complesso maggiormente penalizzante se non altro  in termini di costi, va da sé che, nell’eventuale transizione, sarà opportuno salvaguardare, sotto ogni aspetto, le banche più performanti.

Ma, ancora una volta, ci preme ribadire che ogni eventuale trasformazione in tale direzione non dovrà essere fatta, coerentemente con quanto sin qui detto, a spese del modello di banca cooperativa.

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