Quelli che "I sègna sèmper lur" Chiedere a Di Natale, Toni e Klose

“Gallina vecchia fa buon brodo”, “Scommettiamo sull’usato sicuro”, scegliete quello che preferite tanto la sostanza è quella: segnano sempre loro! In un calcio che grida a squarciagola di scommettere sui giovani, c’è ancora qualcuno in Italia che non ne vuole sentire di abbandonare i campi verdi tanto amati. Gianni Brera diceva che «la vecchiaia è bella ma dura poco», ma l'ultimo a smentirlo è stato ancora lui, Antonio “Totò” Di Natale. Stadio Marcantonio Bentegodi di Verona, minuto 59: l’Udinese di Stramaccioni non riesce a sfondare la retroguardia scaligera nonostante la superiorità numerica, così l’ex tecnico dell’Inter getta nella mischia il leader dei friulani, il capitano Di Natale. Bastano quattro minuti al numero 10 bianconero per mettere il suo sigillo con un formidabile colpo di tacco, su assist da fondo campo di Widmer. 13esima rete nell’attuale campionato a quasi 38 anni, li compirà il prossimo 13 ottobre, ed ennesima conferma che Totò in campo ci può stare alla grande. Sono 206 le segnature in serie A per il “Masaniello” di Udine che lo pongono al sesto posto nella classifica dei cannonieri di tutti i tempi, superando un totem come Roberto Baggio, con una media realizzativa di 0,49 raggiunta nei 13 anni di carriera iniziati ad Empoli e proseguiti, e sbocciati, in Friuli. È stato per due volte consecutive, 2009-2010 e 2010-2011, capocannoniere della massima serie italiana con 29 e 28 reti, in totale in carriera ha realizzato 295 gol in 659 incontri, ai quali bisogna aggiungere le 11 segnature con la maglia azzurra. Dalla stagione 2006-2007 Di Natale va in doppia cifra a livello di reti e, da quando è stato etichettato come “troppo vecchio”, ha messo assieme 63 reti e 16 assist.
El segna semper Lu(ca). Maurizio Ganz è stato un bomber di razza che per tutti gli anni Novanta e anche gli inizi del nuovo millennio imperversava nelle aree di rigore di tutta Italia pronto a metterla dentro in qualsiasi occasione. Si era meritato così il soprannome di “El segna semper lu”, frase che appariva su uno striscione esposto a San Siro durante i suoi trascorsi interisti. Ieri a Verona a contendere a Di Natale la palma di “bomber per tutte le stagioni” c’era un altro centravanti storico del nostro calcio: Luca Toni da Pavullo nel Frignano, di professione goleador. Esploso a Palermo, Toni ha avuto tra il 2005 e il 2009 la sua consacrazione. In quei 5 anni il bomber del Verona ha vinto la Scarpa d’Oro a Firenze nel 2006, ottenuta con 33 reti, prima di passare al Bayern Monaco dove al primo anno ha fatto registrare 39 gol in 46 apparizioni. In mezzo un campionato, una coppa nazionale tedesca e soprattutto il Mondiale del 2006, dove Luca segnò due reti nel match contro l’Ucraina nei quarti di finale. Gli infortuni e la grande concorrenza iniziarono a falcidiare Toni che, tra il 2009 e il 2013, segnò solamente 30 volte, peregrinando in ben 5 squadre (Roma, Genoa, Juventus, Al-Nasr e Fiorentina). Quando la sua carriera sembrava irrimediabilmente vicina al tramonto ecco arrivare il Verona che lo volle a 36 anni suonati al centro dell’attacco nell’anno del ritorno in serie A. Toni rispose presente e si caricò sulle spalle il club veneto portandolo alla salvezza per due anni consecutivi, con 40 reti in 71 presenze (al momento). Le reti in più non sono solo gol di potenza o di testa, classici nel repertorio dell’ariete modenese, ma anche capolavori di tecnica, come quello segnato con il Sassuolo a fine aprile, che permettono a Luca di aspirare al trono dei cannonieri, distante solamente due gol. A tenere alto l’onore italiano, in mezzo a una marea di argentini (Tevez, Icardi, Higuain e Dybala), ci sono Toni e Di Natale che guarda caso anche lo scorso anno erano, assieme al capocannoniere finale Immobile, gli unici rappresentanti nostrani a battagliare con il Pipita, l’Apache e il Trenza Palacio.
Il leggendario tedesco. E che dire di Miro? Pensate che quando a fine gennaio il bomber titolare della Lazio Djordevic si era infortunato gravemente, tutti temevano il peggio per gli uomini di Pioli. Invece a metterla dentro ci ha pensato lui Miroslav Klose, 37 primavere a giugno, ma con una voglia di gol viscerale. A livello di segnature questa potrebbe essere la sua migliore stagione da quando, nell’estate 2011, sbarcò a Formello (mancano solamente due reti per migliorarsi). Un bomber che non ha mai smesso di lavorare, nonostante due stagioni infernali a Monaco di Baviera (dal 2009 al 2011) avevano ridotto il suo feeling con la rete. Grazie alla Nazionale, dove non è mai stato messo in discussione, ha ripreso confidenza con la porta anche nel club. Già la Nazionale. La storia tra Klose e la Germania è affascinante e ha trovato il suo compimento durante l’ultima Coppa del Mondo in Brasile dove Miro, con le reti a Ghana e Brasile, è diventato il miglior marcatore nella storia dei Mondiali di calcio. Pochi giorni prima, in amichevole contro l’Armenia, Klose aveva segnato la sua 69esima rete con la casacca teutonica, superando nella classifica all-time tedesca un istituzione come Gerd Muller. Insomma guai a dare per finiti i bomber di razza, l’usato garantito in Italia sembra essere ancora più affidabile della gioventù sbarazzina.