Cosa sono gli stress-test della Bce passati a pieni voti da Ubi Banca
Per la prima volta nella storia dell’Ue, la Banca Centrale Europea ha operato una serie di verifiche, le comprehensive assessments, nei confronti di 130 istituti bancari del Vecchio Continente, al fine di testarne la solidità patrimoniale. Fra le banche prese in considerazione spicca una nutrita componente italiana, che nel complesso ha offerto risultati tutto sommato positivi, eccezion fatta per Monte dei Paschi di Siena e Banca Carige; ne esce invece perfettamente sana Ubi Banca.
Cosa sono le comprehensive assessments. Ereditando una prassi fino a quest’anno esclusivamente americana, la Bce ha deciso, per orientare la fiducia dei mercati e in osservanza delle sempre più rigide regole di trasparenza, di mettere alla prova alcune banche europee, attraverso meccanismi di valutazione complessiva denominati comprehensive assessments (letteralmente, “verifica globale”). Questo procedimento si compone di due momenti fondamentali: l’Aqr (asset quality review), ovvero un’analisi della qualità degli attivi delle banche, e gli stress-test, ovvero un esame per testare la resistenza delle banche di qui al 2016 di fronte ad uno scenario economico di base (cioè secondo le previsioni formulate dalla Commissione Europea) e poi di fronte invece ad una situazione particolarmente critica. Sostanzialmente, si tratta di una valutazione volta a verificare che gli istituti bancari siano in grado di rispondere positivamente all’attuale situazione finanziaria ed eventualmente ad un suo inasprirsi.
Per ciascuno di questi tre esami (asset quality review, stress-test in condizioni base e stress-test in condizioni negative) la Bce offre un numero indicante l’eventuale ammanco patrimoniale secondo i vari momenti, oppure, in caso di virtuosità dell’istituto, gli attivi risultanti. Le banche che hanno presentato, al termine delle verifiche, diverse passività, hanno quindici giorni per predisporre un piano di capitale (da eseguire in 6 o 9 mesi in base alla criticità) per colmare il deficit attraverso aumenti di capitale, vendita di attivi, o produzione di strumenti finanziari da offrire ai compratori (azioni, obbligazioni ecc.).
A onor del vero, bisogna sottolineare come queste valutazioni non siano complete e perfettamente attendibili, in primo luogo perché si basano solo su alcuni aspetti dei bilanci bancari (quelli strettamente legati al capitale), in secondo luogo perché il fatto che un istituto non superi positivamente i test, non significa per forza che sia a rischio. La predisposizione di queste verifiche ha più uno scopo precauzionale, come a voler fugare ogni tipo di rischio per gli anni a venire, considerata anche la recente (ed attuale) storia bancaria mondiale in seguito alla crisi economica.
Ubi Banca, esempio di virtuosismo. Fra gli istituti presi in esame dalla Bce, compariva anche Ubi Banca, la quale ha offerto riscontri particolarmente rassicuranti in riferimento al bilancio chiuso il 31 dicembre 2013. Per quanto riguarda gli Aqr, ovvero il primo momento di valutazione, Ubi mostra una pressoché ottimale qualità dei propri attivi: in parole povere, l’istituto bergamasco possiede un’eccedenza di capitale qualitativamente elevata (intendendosi soldi non implicati in attività rischiose e quindi dal futuro incerto), pari a circa due miliardi e mezzo di euro.
Per quanto riguarda gli stress-test nella situazione base, ovvero tarata sulle previsione della Commissione Europea per i prossimi due anni, Ubi presenta un’eccedenza di un miliardo e 848 milioni di euro rispetto alla soglia minima consentita, mentre, in un’eventuale situazione negativa, l’avanzo di capitale sarebbe comunque rassicurante, essendo di un miliardo e 743 milioni di euro sopra il limite consentito. Una bella soddisfazione per il Gruppo, che attesta un’invidiabile solidità anche di fronte ad eventuali ed ulteriori peggioramenti della situazione economica globale; per la serenità, soprattutto, dei suoi clienti.