Adesso la Cina controlla internet attraverso un "Grande Cannone"

Che il sistema censorio cinese fosse particolarmente sofisticato non lo scopriamo oggi, ma la relazione che due ricercatori universitari americani hanno reso pubblica negli ultimi giorni mostra una sviluppo della capacità di controllo dell’informazione della Cina davvero elevatissima. Uno staff di nove persone delle Università di Berkeley, Princeton e Toronto e dell’International Computer Science Institute, guidati da Bill Marczak e Nicholas Weaver, hanno denominato “Great Cannon” il modo attraverso il quale il governo cinese incanala il traffico web verso il Paese asiatico. Nel corso dell’ultimo mese infatti gli studiosi hanno rilevato un anomalo dirottamento di una grossa mole di informazione indirizzata verso siti web americani. Inizialmente si pensava che il tutto fosse dovuto alle dure regole della censura cinese, che da tempo prevede un rigoroso controllo governativo di tutto ciò che compare sui siti online legati alla Cina. Da ulteriori analisi invece è emerso come gli esperti asiatici abbiano usato un nuovo sistema informatico, il Great Cannon appunto, in grado di intercettare tutte le domande di traffico internet straniero verso siti cinesi e allo stesso tempo di reindirizzarlo verso pagine web di altri Stati. In questo modo però l’equipe informatica americana ha previsto che ben presto i cinesi possano essere in grado di “entrare” nei computer di chiunque, riuscendo ad usufruire di informazioni di qualunque tipo, anche strettamente riservate.
The Great Firewall. Il Great Cannon non è sicuramente una novità in Cina, anzi pare uno sviluppo del Golden Shield Project, comunemente chiamato Great Firewall, la Grande Muraglia di fuoco, il sistema di sorveglianza di internet operativo in Cina dal 2006. Nel Paese asiatico la comunicazione web è fortemente centralizzata e sottoposta a continui controlli. La stessa diffusione del traffico internet è stata svolta in maniera preponderante dalle strutture governative e non dai privati, in quanto definita dal partito comunista cinese come uno strumento utile allo sviluppo economico del Paese. Il progetto governativo, approvato dal Ministero di pubblica sicurezza della Repubblica popolare cinese nel 1998 ed entrato in funzione in modo sperimentale nel 2003, permette al Governo di bloccare l’accesso ai siti ritenuti pericolosi (pornografia e propaganda occidentale su tutti) e di monitorare il traffico dati svolto da utenti cinesi o verso siti cinesi. Tutto ciò è reso possibile da cancelli di interconnessione controllati da agenzie statali, che l’utente deve superare prima di poter navigare online, e gli stessi provider, gestiti da privati asiatici, devono ottenere la “licenza” pubblica per poter operare in libertà in rete. A ciò occorre poi aggiungere che in Cina la connessione ad internet avviene attraverso pochi cavi di fibra ottica, tutti facilmente controllabili.
Se aggiri il sistema subito vieni scoperto. Al momento dell’entrata in vigore del progetto siti come Wikipedia, BBC, Amnesty International o AsiaNews sono stati oscurati assieme ad altri 19mila indirizzi web. Il modo per aggirare il sistema censorio della rete cinese è molto semplice ma, una volta riusciti, in maniera altrettanto immediata l’utente viene “scovato” per mezzo di una grande quantità di router che rilevano in tempo reale i dati e le anomalie dell’accesso al web.
Come si blocca l’accesso a internet. Non solo la Cina ha deciso di bloccare il traffico internet, anche altri Paesi come Yemen, Corea del Nord, Cuba, Iran e Turchia lo hanno fatto. Il motivo principale dell’oscuramente della rete è la libera navigazione che permetterebbe ai cittadini di fruire di informazioni che il Governo non vorrebbe divulgare (in Cina ad esempio si cerca di non far conoscere alla popolazione la reputazione estera del governo locale). Il metodo usato è quello di bloccare i provider dei siti internet (quelli che sono Fastweb o Telecom in Italia), impedendo l’accesso alla pagina cercata. In Cina il Great Firewall è un passaggio ancora più sofisticato che permette di far arrivare il traffico dati ad un solo centro di smistamento pubblico che valuta come operare. Non è un caso che in Cina Google sia scarsamente utilizzato e i social netwotk comuni non esistano, ma sono sostituiti dai corrispettivi cinesi, ovviamente controllati dalle maglie della stretta censura governativa.