Ricercato il sindaco di Iguala

I 43 studenti spariti in Messico «Tutti morti, li hanno bruciati vivi»

I 43 studenti spariti in Messico «Tutti morti, li hanno bruciati vivi»
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Lo scorso 26 settembre 43 studenti messicani sono spariti a Iguala, città dello stato di Guerrero. Oggi, giovedì 23 ottobre il sindaco José Luis Abarca, sua moglie María de los Ángeles Pineda e il capo della polizia locale Felipe Flores Velázquez, sono stati accusati dal procuratore generale del Messico Jesús Murillo Karam di essere la mente del rapimento e per loro è stato emesso un ordine di cattura. Il sindaco è latitante e dei ragazzi ancora nessuna traccia. Addirittura c’è chi dice che siano tutti morti. Bruciati vivi per la precisione.

La denuncia choc arriva da padre Alejandro Solalinde, figura di spicco per la tutela dei diritti umani in Messico e direttore della casa del migrante. Stando a quanto gli avrebbero riferito testimoni che erano sul posto, i militari hanno cosparso di gasolio i corpi dei ragazzi ancora vivi, dopodichè li hanno messi su una pila di legna e hanno dato loro fuoco. I testimoni gli avrebbero anche detto dove sono sepolti i ragazzi. Padre Solaninde ha raccontato la vicenda all’agenzia Misna, aggiungendo che il governo è ben consapevole di quanto accaduto, e a testimonianza di questo ci sarebbe il fatto che il religioso non è stato ricevuto da nessuno quando è andato in procura per fare denuncia.

Una vicenda, quella dei 43 studenti, piena di punti oscuri, anche se l’ipotesi più accreditata è che i ragazzi siano stati fermati dalla polizia e poi consegnati a una banda di narcotrafficanti chiamata Guerreros Unidos. Ipotesi confermata dalle confessioni di alcuni poliziotti arrestati.

La moglie del sindaco. Il 26 settembre un gruppo di studenti di una scuola rurale di Ayotzinapa, una città vicina al capoluogo dello stato di Guerrero, è partito alla volta di Iguala, 140 mila abitanti, per manifestare contro la riforma della scuola e contro le condizioni in cui sono tenuti i loro insegnanti, discriminati rispetto ai colleghi di città per salario e qualità del lavoro. Alla moglie del sindaco la protesta, inscenata proprio mentre il marito stava tenendo un comizio, non sarebbe risultata gradita. Per raggiungere il capoluogo gli studenti erano saliti a bordo di autobus privati e li avevano occupati e sequestrati, secondo una prassi abbastanza comune da quelle parti quando ci sono in programma manifestazioni o proteste. Su indicazione del sindaco, o di sua moglie, la polizia li avrebbe bloccati. Ne è nato uno scontro: i poliziotti hanno sparato e 6 ragazzi sono rimasti uccisi, 25 feriti, altri sono scappati. Di 43 di loro si sono perse le tracce.

Le manifestazioni. Da quando gli studenti sono spariti, in Messico è un susseguirsi di manifestazioni di protesta. I famigliari vogliono riabbracciare i loro ragazzi. I compagni di studi hanno coniato un hashtag – #43ConVidaYa (“43 vivi subito”) e postato un video sui social network per sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedere la liberazione dei loro amici. A supporto della campagna di liberazione ci sono anche intellettuali e accademici di 60 paesi e 500 tra università, centri di ricerca e organizzazioni civili, che criticano la lentezza delle indagini e l’immobilismo del governo messicano. Nella scuola di Ayotzinapa ogni giorno si celebra una messa per i ragazzi e i muri sono stati tappezzati con le loro foto.

Una mobilitazione sociale di imponenti dimensioni, che si pensa possa mettere a dura prova l’immagine del presidente Enrique Peña Nieto, già scalfita dalle denunce delle organizzazioni per i diritti umani di tutto il mondo. Stati Uniti, ONU, Organizzazione degli Stati Americani e organismi difensori dei diritti umani come Human Right Watch e Amnesty International hanno chiesto al presidente di giustificare i ritardi nelle operazioni di ricerca e l’inerzia del governo di fronte a un fatto così drammatico. Il Parlamento europeo ha chiesto che vengano sospesi i negoziati dell’accordo tra Ue e Messico, data presenza di una così palese violazione dei diritti umani che fa perdere la fiducia nel partner latino.

Le fosse comuni. A pochi giorni dalla scomparsa, in una fossa comune sono stati ritrovati 28 corpi. I risultati del dna hanno smentito che i poveri resti fossero di alcuni degli studenti spariti, ma il ritrovamento ha scoperchiato un problema più grande: quello delle fosse clandestine e dei cadaveri senza nome che in Messico non sembrano essere una rarità. Altre fosse comuni sono state scoperte nei giorni seguenti e gli esami del dna sui corpi lì sepolti saprà dire se si tratta dei giovani rapiti. Fonti della procura palesano lo scenario più cupo, riferendo che ci sono probabilità vicine al 90% che il dna sia compatibile con quello dei 43 studenti.

Chi sono i Guerrieri Uniti. Hanno tra i 16 e i 25 anni, pochissima istruzione e la loro unica famiglia sono i cartelli del narcotraffico. Il loro capo, El Chucky, sarebbe colui che ha ordinato la strage dei 43 ragazzi della scuola di Ayotzinapa. Il cartello, che seppur piccolo e giovane riesce a terrorizzare il Messico, è stato fondato nel 2011 da Clotilde Toribio Renteria, detto L’Accento, El Tilde. Prima di mettersi in proprio L’Accento era passato per almeno altre tre grosse bande. Ha iniziato prendendo ordini da Edgar Valdez Villareal, detto La Barbie, poi, è passato al CIDA, acronimo di Cartel Independiente de Acapulco, dove comanda Moises Montero Alvarez, detto El Koreano. Il terzo impiego se l’è creato da solo, associandosi a Cristian Hernandez Tarin, detto Il Cris, fondando il cartello della Barredora, sempre nella famosa località costiera un tempo meta di magnati e attrici di Hollywood e passando a fare concorrenza diretta al Koreano. Poi i Guerreros sono andati a pestare i piedi a due grossi clan: i Familia e i Beltran Leiva, il che, tradotto dal linguaggio del narcotraffico messicano, significa guerra totale.

In pochissimo tempo Iguala è diventata il luogo con il più alto tasso di omicidi del Paese. Quando venne catturato il fondatore, la gang passò sotto la guida di Mario Casarrubias Salgados, detto El Sapo Guapo, considerato l’unico vero erede di Al Capone, perché controlla il grosso spaccio su Chicago, Illinois, Usa ed ha portato il potere dei Guerreros fuori da Guerrero. Fino a quando è stato catturato sulla strada che collega Città del Messico con la vicina Toluca. Da allora a capo dei Guerrieri c’è El Chucky, che altri non è che il cognato del sindaco di Iguala. Un sintomo del degrado in cui è precipitato lo Stato di Guerrero, che si stima versi ogni mese al cartello dei Guerreros Unidos una cifra tra i 148 e i 222 mila dollari.

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