di padre in figlia

I 60 anni della farmacia Invernizzi di Curno, che ora è super tecnologica

Goffredo è arrivato qui nella primavera del ’59. Ora al timone c’è Cristina, che sarà affiancata dal figlio Edoardo, prossimo alla laurea. La novità del magazzino automatico

I 60 anni della farmacia Invernizzi di Curno, che ora è super tecnologica
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di Monica Sorti

Una vita dedicata alla farmacia di famiglia. Prima dal papà Goffredo e poi dalla figlia Cristina Invernizzi, che a breve sarà affiancata dal figlio Edoardo, ormai prossimo alla laurea. Per un totale di sessant’anni di attività. Ma, come si suol dire, sessant’anni e non sentirli. Questo anche grazie al nuovo restyling dello scorso autunno, che ha conferito un nuovo look ai locali, oltre a un futuristico magazzino automatizzato che ha cambiato le modalità operative dello staff. «Mio papà Goffredo è arrivato a Curno nella primavera del ’59 a fare il farmacista - racconta Cristina Invernizzi -. Quando sono nata io, a giugno, i miei genitori abitavano in paese e io sono cresciuta qui. La farmacia all’epoca era in via Lecco al numero 1. Poi, nel ’71 si è trasferita in questi locali e fino al 1993 i miei genitori hanno continuato ad abitare a Curno». Poi si sono trasferiti, ma l’attività nel paese è andata avanti. Ormai da parecchi anni al timone della farmacia c’è la dottoressa Cristina che, lo scorso anno, ha deciso di ammodernarla apportando grandi modifiche. «I locali sono stati ampliati recuperandone uno adiacente, che era sempre di proprietà della mia famiglia, per fare l’automatizzazione del magazzino - racconta la dottoressa Invernizzi -. Tra la tarda estate e l’inizio dell’autunno sono stati fatti tutti i lavori, con il grande impegno e la grande collaborazione dei miei colleghi e collaboratori. Nel periodo in cui la farmacia è stata rivoltata come un calzino facendo quattro traslochi, siamo riusciti comunque a portare avanti il lavoro, senza chiudere neanche mezza giornata».

La ristrutturazione è stata fatta a tappe, con qualche difficoltà da parte di tutti, anche della popolazione. «Il nostro impegno è stato quello di creare il minor disagio possibile ai nostri clienti. Non è stato facile convincere le persone che hanno collaborato con noi nella ristrutturazione, che avrebbero preferito la chiusura dell’attività, per poter operare senza nessuno intorno». Per fare questo si è lavorato tantissimo durante i fine settimane e le sere. «Per il riempimento del magazzino automatico, ci siamo fermati il sabato fino a mezzanotte per riprendere la domenica mattina alle 5.30 perché il lunedì, quando la farmacia avrebbe riaperto, tutti i farmaci che prima erano nelle cassettiere dovevano essere nel magazzino automatico. Questo per essere in grado di distribuire il farmaco, che per un farmacista è la priorità assoluta. Per questo ringrazio tantissimo i miei collaboratori e colleghi».

Ma da cosa è nata l’idea dell’automazione? «Essenzialmente da due cose. La prima è che, come diceva sempre mio papà, bisogna essere al passo con i tempi, anche se questo implica sicuramente tanta fatica. La seconda cosa, che non va negata, è che in questi anni ci sono state delle grande agevolazioni fiscali che ci daranno la possibilità di recuperare completamente negli anni l’importo dell’automatizzazione». La ristrutturazione e l’ampliamento della farmacia sono nati da lì, perché le dimensioni precedenti non l’avrebbero consentito l’automazione. «Il grande vantaggio è che ci consente di stare sempre davanti al cliente paziente». Alla base di tutto c’è un impianto futuristico, molto spettacolare. I farmaci vengono codificati e riconosciuti dal robot che, con il suo braccio meccanico, li va a posizionare nelle giuste caselle in modo che, quando vengono richiamati dal banco, possano arrivare tra le mani del farmacista attraverso uno scivolo a spirale.

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