Numerosi studi

Le ricerche in corso all'Università di Bergamo per dare risposte alle domande sul Coronavirus

I residenti in Val Seriana, scaricando l'applicazione "Rilevatore Terremoto", potranno partecipare a un’indagine pilota sulla mobilità e il rischio di contagio in quest'area

Le ricerche in corso all'Università di Bergamo per dare risposte alle domande sul Coronavirus
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di Federico Rota

Una delle domande che un po’ tutti ci stiamo ponendo in questo periodo è perché proprio in Bergamasca la diffusione del contagio abbia assunto una dimensione così vasta e preoccupante. Già dall’insorgere dei primi focolai i ricercatori dell’Università di Bergamo sono scesi in campo per cercare di trovare soluzioni e fornire le risposte adeguate per far fronte all’emergenza sanitaria.

Dopo la pubblicazione sulla rivista Lancet dello studio condotto dal dipartimento di Ingegneria biomedica e dall’Istituto Mario Negri sull’andamento dei contagi e il trend dei pazienti che avrebbero necessitato di un letto nelle terapie intensive, venerdì 3 aprile, in occasione della giornata dedicata alla Notte europea della geografia, la professoressa Emanuela Casti, direttore del Centro studi sul territorio e responsabile del laboratorio cartografico Diathesis, interverrà al webinar "Questa Terra, questo virus: fare, pensare e insegnare geografia", organizzato dal coordinamento dei Sodalizi geografici italiani (SoGeI) per contribuire a dare una risposta sulle proporzioni assunte dalla malattia nella nostra provincia.

Una possibile risposta all'iniziale domanda potrebbe però emergere grazie a uno studio condotto utilizzando le banche dati prodotte sugli aspetti socio-territoriali unite a innovativi sistemi cartografici web, grazie al quale i ricercatori stanno mettendo in rapporto diversi aspetti territoriali come distribuzione della popolazione, composizione per fasce di età, varie forme di mobilità, organizzazione del lavoro e inquinamento con quelli resi pubblici dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità. Dalle analisi stanno emergendo risultati inediti, come le differenti età dei contagiati a seconda della regione italiana di appartenenza, la diversità distributiva in base alla tipologia del dato e alcune implicazioni socio-territoriali quando la percentuale del contagio è rapportata al numero dei residenti.

Inoltre, insieme ad Earthquake Network, il dipartimento di ingegneria gestionale, dell’informazione e della produzione sta promuovendo un’indagine pilota sulla mobilità e il rischio di contagio con particolare attenzione alla Val Seriana. A tal fine, l’Università invita i residenti di quest’area a installare l’applicazione “Rilevatore Terremoto” dal sito www.sismo.app o dagli store Android e iOS. Francesco Finazzi, docente di Ingegneria e capo del progetto di ricerca insieme al collega Alessandro Fassò, sottolinea che «lo studio vuole essere d'aiuto alle popolazioni coinvolte dall'emergenza Covid-19, monitorando la mobilità delle persone in forma anonima al fine di valutare il rischio di contagio e fornire informazioni utili alla collettività». Installando l’app si parteciperà all’indagine, che verrà condotta da oggi fino alla fine del 2020.

Infine, un ulteriore studio vede impegnati un gruppo di economisti dell’Ateneo bergamasco insieme all’Università La Sapienza di Roma, all’Università di Catania, il Cnrs (Centro nazionale di ricerca scientifica) e la Bocconi di Milano (si può trovare la pubblicazione a questo link).  I ricercatori, tra cui il docente di Economia dell’Università di Bergamo Paolo Buonanno, hanno indagato sul perché i contagi e il tasso di mortalità italiano rappresentino un unicum in Europa. Molte spiegazioni facevano riferimento alla struttura familiare italiana composta da molti giovani adulti e anziani o al fatto che gli italiani abbiano un rispetto più basso delle norme, tra cui la quarantena. Tuttavia, la maggior parte di queste frettolose analisi confronta dati tra diversi Paesi che sono a uno stadio diverso della diffusione della malattia e che hanno metodologie diverse nella rilevazione dei defunti.

Un'analisi equivalente condotta sulle sole regioni italiane ribalta le conclusioni, mostrando come sia dannoso cercare di trovare spiegazioni a un fenomeno di questa complessità in assenza di dati affidabili e confrontabili. È necessario mobilitare studiosi esperti nella valutazione delle politiche pubbliche, nell'analisi delle reti e nell'epidemiologia per comprendere le dinamiche alla base dell'epidemia e valutare l'efficacia di politiche alternative ma per fare ciò è fondamentale uniformare i dati e la loro metodologia di raccolta relativa ai decessi, almeno in tutti i Paesi europei.

«Possiamo essere orgogliosi di come, a maggior ragione in questo momento di emergenza, il nostro Ateneo stia mettendo le proprie competenze al servizio del Paese lavorando in modo sinergico con le istituzioni, gli istituti di ricerca, le imprese - sottolinea il rettore dell’Università degli Studi di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini -. Ringrazio in modo particolare tutti i colleghi che con dedizione lavorano senza sosta anche su questo fronte».

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