Inchiesta di Nello Scavo su «Avvenire»

Quanto guadagnano gli scafisti

Quanto guadagnano gli scafisti
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I numeri degli sbarchi di clandestini verso l’Italia nel 2014 sono in costante, impressionante, crescita. A maggio il dato dei migranti giunti sulle nostre coste era di quasi dieci volte superiore rispetto a quello registrato nello stesso periodo di un anno fa. Il 2013 si è chiuso con 43 mila persone, se il rapporto con il 2014 dovesse mantenersi stabile, è evidente che l’anno in corso finirà con l’essere il peggiore di sempre. I conflitti che hanno colpito duramente i Paesi dell’Africa e del Medio Oriente sono alla base di queste fughe di massa verso l’Europa, ma i primi a guadagnarci sono le organizzazioni criminali che pianificano i trasferimenti di migranti dalle coste libiche a quelle italiane. A fare il punto sui guadagni di questi «trafficanti di uomini», che promettono il paradiso alle persone in fuga dall’inferno, è stato il giornalista Nello Scavo, nell’interessante articolo “100 euro per bere. 200 per un plaid” pubblicato su Avvenire il 2 luglio scorso.

Un viaggio costa in media 3 mila euro. Una persona che vuole raggiungere l’Europa deve innanzitutto pagarsi il “biglietto”, che ha un costo di circa 2 mila e 500 euro, ma a far lievitare il prezzo sono tutti i costi aggiuntivi. Come spiega Nello Scavo, con questi si superano facilmente i 3 mila euro a persona. Poiché sulle imbarcazioni non è consentito portare né cibo né bevande, 100 euro sono necessari per comprare dall’organizzazione una scatola di sardine e due sole bottiglie d’acqua. Chi volesse premunirsi di una coperta per sé o per i propri figli, è costretto a sborsare ulteriori 200 euro. Proprio i bambini rappresentano un problema: la loro presenza sulla barca è una responsabilità in più per gli scafisti, che si assumono il rischio di essere accusati di rapimento di minori dalle autorità dei Paesi d’origine nel caso in cui i minori viaggino soli. In questo caso il loro “biglietto” costa 1500 dollari in più e devono essere privi di documenti, così che sia più difficile identificarli. Per le donne incinte la traversata è un calvario ancora peggiore che per tutti gli altri. Sulle imbarcazioni non ci sono bagni e si è così costretti ad urinare sporgendosi dalla barca, ma le donne incinte non possono farlo poiché in molte culture africane ed arabe la loro urina è considerata veleno o addirittura un elemento in grado di attirare la malasorte. Per questo le donne in gravidanza devono premunirsi di catetere: altri 150 dollari. Anche la possibilità di avere un giubbotto salvagente non è certo gratuita, infatti gli scafisti chiedono 200 dollari in cambio di una speranza di salvezza in caso di affondamento. Il prezzo maggiore è però previsto per un posto sul ponte superiore, perché nonostante il freddo ed il vento è il luogo in cui è più facile salvarsi in caso di tragedia. Prezzo 300 dollari.

I guadagni complessivi di una traversata. Il migrante, una volta sbarcato in Italia, molte volte non sa a chi rivolgersi per ottenere la possibilità, ad esempio, di trasferirsi in un Paese diverso dall’Italia. L’organizzazione pensa anche a questo: con mille dollari circa si trova il modo di portare la persona nel Paese richiesto. Tutto il pagamento va effettuato prima della traversata, in modo tale che anche nel caso in cui la barca non arrivi a destinazione, l’organizzazione abbia assicurato il proprio guadagno. Tenendo conto del fatto che un barcone medio può imbarcare circa 300 persone, con una media di 3 mila euro a migrante, i trafficanti incassano quasi un milione di euro a traversata. Solo una parte dell’incasso va ai traghettatori fisici, coloro che vengono definiti “scafisti”, perché la maggior parte di quanto incassato viene invece trattenuto dai vertici dell’organizzazione, la quale poi reimpiega il danaro in altre attività, per lo più legate al terrorismo internazionale. Dunque armi, addestramenti e rifornimenti per i miliziani. Gli atti di terrorismo producono conflitti, che a loro volta danno vita a nuove ondate di profughi ed ulteriori guadagni per le organizzazioni che trafficano in esseri umani. È un ciclo continuo ed un’ulteriore dimostrazione di quanto sia importante tentare di arginare il fenomeno dell’immigrazione nel più ampio quadro del contrasto al terrorismo internazionale.

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