Il battaglione di ragazze yazide che han giurato vendetta all'Isis

Sono in 123, si chiamano Sun Girls, sun come il sole che le protegge, e sono girls, appunto: donne di età compresa tra i 17 e i 30 anni. In comune hanno il fatto di essere state stuprate dai miliziani jihadisti dell’Isis, e per questo hanno deciso di vendicarsi dichiarando guerra al califfo e ai suoi seguaci. È il momento, per queste donne, molte delle quali riuscite a fuggire dalle mani dei loro aguzzini, di chiedere conto della propria sofferenza.
Una cantante alla guida. A capo di queste volitive donne yazide c’è Xate Shingali, una 30enne musicista e cantante yazida molto apprezzata in Iraq: le sue canzoni sono un mix di musica tradizionale ed elementi folk. È lei che ha reclutato questo battaglione tutto al femminile che vuole vendicare tutti i morti per mano degli jihadisti. Un’idea che, per essere realizzata, necessitava di un permesso speciale rilasciato dal presidente curdo. E ottenuto.
Addestramento coi peshmerga. Per addestrarsi, queste giovani reclute si affidano ai sapienti insegnamenti curdi. I peshmerga, con la loro ala femminile che ha sconfitto l’Isis a Kobane, sono i loro maestri nell’utilizzo degli Ak-47 (i fucili meglio noti con il nome del loro creatore, Kalashnikov). Gli addestramenti avvengono nel campo profughi di Sharya, alle porte di Dohuk, nel Kurdistan iracheno. Al Daily Mail Xate dice che la strada dell’addestramento è ancora lunga, che finora hanno imparato solo le basi, ma che tutte le Sun Girls sono pronte a combattere l’Isis in qualunque momento, e non temono di scendere in battaglia anche a fianco delle combattenti curde dell’Ypg.
Orgoglio yazida e sete di vendetta. La sete di vendetta di queste donne è fortissima, tanto che nessuna di loro ha paura di essere uccisa o di diventare schiava di qualche terrorista. Le famiglie le appoggiano e sostengono la loro causa per il bene della popolazione yazida. Alcune di loro sono figlie di uomini che si sono uniti alle forze curde e molte altre hanno delle sorelle che sono ancora troppo giovani per combattere, ma che aspettano con trepidazione l’età minima per arruolarsi e vendicare il sangue dei loro morti.
È la più giovane del battaglione, la 17enne Jane Fares, a farsi portavoce del gruppo: «Anche se mi uccidono, urlerò “Sono yazida”». Insieme al fratello e alla sorella, Jane è fuggita dal monte Sinjar lo scorso anno perché gli jihadisti in pochi giorni hanno assediato le loro case, rapito e fatti schiavi oltre 500 donne e bambini, massacrato più di 5mila persone. Il dolore è grande.
Un orgoglio e una voglia di vendetta, quelli di queste donne, che si traduce nelle parole di una Sun Girl di fronte alla visione dell’ennesimo video sulla decapitazione di un ostaggio da parte dell’Isis: «Se loro ci uccidono così, anche noi li uccideremo così».
Un’altra recluta, Hadia Hassan, che prima di fare l’incontro con l’Isis voleva fare la giornalista, vuole vendicarsi a fianco dei peshmerga per i cugini del padre, ancora intrappolati in un territorio conquistato dall’Isis, e la cugina, che è riuscita a fuggire da Raqqa (la capitale irachena del sedicente stato islamico), dove era stata venduta come schiava a una delle tante aste che i miliziani organizzano per raccogliere soldi.
Adiba, invece, di anni ne ha 24 e voleva fare l’insegnante. Ora ha deciso di diventare una peshmerga perché si sente tradita dagli arabi, che hanno abbandonato il popolo yazida.
La leggenda del paradiso. C’è poi un altro elemento, forse un po’ curioso, che muove e alimenta il coraggio di queste donne. Si tratta di una voce che sta diventando leggenda e circola tra la comunità yazida: i combattenti dell’Isis hanno paura di essere uccisi da una donna perché sono preoccupati di non essere premiati con 72 vergini in paradiso. Una temibile arma in più, per queste ragazze.