Il bell'articolo di Rivista Undici sull'evoluzione calcistica di Reja

Che l’Atalanta 2015-16 sia una vera sorpresa della Serie A se ne sono accorti anche a Rivista Undici, trimestrale di cultura calcistica unico nel suo genere, capace di offrire sempre spunti interessanti e ben curati con cui leggere quanto accade nel mondo del pallone. E, per parlare della Dea di quest’anno, non si può fare a meno di concentrarsi sul suo allenatore, Edy Reja, che domenica sarà contro il Napoli, squadra cui il suo passato è legato a filo doppio. Eppure, il Reja che scaldò il cuore della città partenopea per cinque anni è diverso da quello che oggi sta incantando tanti (pure Berlusconi) con l’Atalanta. E questo articolo, scritto con perizia, numeri e stile, spiega bene perché.
(…) Sui social, negli ultimi giorni, è diventata virale una fotografia colta nel tunnel degli spogliatoi prima di Atalanta-Palermo. Ci sono Maxi Moralez e Papu Gómez, e nei commenti si ironizza su come i due argentini siano poco più alti dei bambini che li accompagneranno per l’ingresso in campo. L’immagine, fuori dalle battute, ha anche un significato tecnico: i due calciatori sono gli esterni offensivi dell’Atalanta, e convivono ogni domenica in un tridente che ospita loro due, sempre, e uno tra Pinilla e Denis. Un reparto offensivo di alta qualità, che in qualche modo spiega i 24 punti degli orobici. È l’attacco a disposizione di Reja, considerato un difensivista ma che intanto, però, non rinuncia più alle tre punte.
Reja è un gentiluomo di campo, è l’allenatore più anziano della Serie A: dei 70 anni compiuti a ottobre, 54 li ha trascorsi nel mondo del calcio. La sua storia racconta di tantissima provincia, ma soprattutto di buoni risultati e ricordi lasciati ovunque (…)
Durante la sua esperienza alla guida della Lazio, Reja viene soprannominato er minestraro . I tifosi lo accusano di essere un allenatore difensivista, conservatore, catenacciaro, ma per Edy le critiche del pubblico biancoceleste erano «in malafede, perché i fischi partivano non appena lo speaker pronunciava il mio nome e la squadra non riceveva la minima gratificazione». Guardare l’Atalanta di oggi vuol dire riconoscere chi effettivamente era in errore, e non solo per la contemporanea presenza di tre attaccanti: i nerazzurri giocano un calcio divertente, propositivo e bello da vedere, in casa come in trasferta. Linea difensiva a quattro sempre alta (baricentro della squadra mai sotto i 45 metri nelle prime quindici giornate di campionato), un centrocampo di piedi buoni (intorno a De Roon giocano a turno Kurtic, Grassi, Carmona, Cigarini), in attacco una delle combinazioni del tridente, con D’Alessandro e Monachello come prime alternative. Niente male davvero per un minestraro.
Pura casualità che proprio Roma, su entrambe le sponde del Tevere, abbia dovuto pagare il dazio più alto a Reja e i suoi ragazzi: 0-2 nell’Olimpico giallorosso contro i giallorossi di Garcia, 2-1 a Bergamo contro la Lazio di Pioli. L’esibizione top è però un’altra, anche se il risultato suggerirebbe diversamente. Lo 0-0 di San Siro tra Milan e Atalanta è uno dei risultati più bugiardi di questo inizio di stagione, con la Dea che domina e Donnarumma a fare il fenomeno. Lo stesso Reja, nel dopopartita e anche successivamente, ammetterà che quella è stata una delle migliori prestazioni di De Roon e compagni. Mihajlovic, realisticamente, ha definito quel pareggio come «un punto guadagnato».