Polemiche e alibi

Il caso della festa di Capodanno in un resort sul Garda e la giustificazione del titolare

Ha fatto molto clamore quanto avvenuto in un hotel a Padenghe (Brescia). In un videomessaggio, il gestore della struttura chiede scusa, poi aggiunge: «Era una questione di sopravvivenza»

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Ha sollevato, comprensibilmente, un vero e proprio polverone il caso del resort di Padenghe (sul Garda, in provincia di Brescia) che, in barba a tutte le normative attualmente vigenti, il 31 dicembre ha organizzato una lunga festa di Capodanno. Nonostante le richieste della struttura, alcuni clienti hanno postato delle immagini sui social, immagini che sono finite in mano anche alla nota giornalista Selvaggia Lucarelli. Da lì, il caso è ben presto diventato nazionale.


A parlarne sono i colleghi di PrimaBrescia. La festa sarebbe iniziata a pranzo, quando la struttura poteva ancora far funzionare il proprio ristorante per gli ospiti del resort. La sera, invece, servizio in camera. Di mezzo, però, balli, musica e niente mascherine. I residenti della zona, insospettiti dal via vai di auto, hanno avvisato le forze dell’ordine e nel pomeriggio è scattato il blitz della Polizia locale. Nelle ore successive, come detto, sono venute a galla anche le foto pubblicate sui social da alcuni clienti.

Va sottolineato come, al momento dell’arrivo degli agenti, tutti i clienti fossero regolarmente seduti ai loro tavoli e non erano in corso musica o balli, ma attraverso i video e le foto sarebbero state appurate le irregolarità compiute e così i 126 clienti sono stati sanzionati (con 400 euro di multa) per non aver rispettato le regole anti-Covid. Dato il polverone mediatico che ha scatenato la vicenda, ieri (1 gennaio) Ivan Favalli, gestore dell’hotel, ha pubblicato su Facebook un videomessaggio di scuse, spiegando che per lui si è trattata di «una questione di sopravvivenza».

«Sono impressionato da quanta attenzione abbia scatenato questa notizia - ha detto Favalli -, mi preme dichiarare le mie scuse per non essere stato in grado di gestire la situazione e il comportamento degli avventori nel migliore dei modi, state sereni non capiterà ovviamente più, per me è stata una questione di sopravvivenza: in un anno abbiamo perso 6 mesi di lavoro. Il pranzo presso l’hotel era legalmente concesso, ci tengo a precisarlo, e la cena non è stata servita se non in camera. Con grande rammarico, mi rendo conto di aver offeso tutte le persone che in qualche modo hanno sofferto per il Covid, sono 30 anni che gestisco locali con serietà spero che questo fatto non vanifichi i sacrifici di una vita».

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