Il commovente post con cui Michela Moioli ha raccontato che suo nonno ha il Coronavirus
La campionessa di snowboard si è aperta con una intensa lettera, per raccontare la storia di suo nonno e la bastardaggine del virus
Ha detto che la sua vittoria, l'ennesima, la dedicava a noi. A tutti noi. All'Italia, a Bergamo, ad Alzano. Michela Moioli piangeva mentre lo diceva. Forse perché già sabato, quando è arrivata seconda in Spagna ipotecando la sua terza Coppa del Mondo, già temeva. Ora la paura s'è fatta reale e lei ha voluto raccontarla sui suoi canali social: Antonio, suo nonno, è ricoverato con il Coronavirus.
Michela, ragazza d'oro non soltanto per le medaglie che s'è messa al collo in questi anni, ha voluto raccontare la cosa con un bellissimo post che vi riportiamo qui di seguito. Perché la sua riflessione vale per tutti coloro che hanno una persona cara che non sta bene, così come per coloro che invece, per ora, stanno bene ma ancora faticano a capire quanto può essere dura. Michela ha vinto per noi e noi non possiamo che abbracciarla forte, col pensiero, in questo momento, sperando che suo nonno Antonio la imiti. E che lo stesso facciano le tante, troppe persone oggi ricoverate, ma anche i medici, gli infermieri, gli operatori e tutti quanti noi. Dobbiamo vincere.
«Loro sono i miei nonni, Antonio e Andriana. Mia nonna la conoscete, perché spesso appare nelle mie storie e nei miei racconti. Il nonno non lo conoscete ed oggi vorrei raccontarlo.
Antonio, classe 1935. È il tipico bergamasco DOC. Ha passato la sua vita lavorando, crescendo 4 figli, senza mai far mancar nulla alla sua famiglia. Vacanze, viaggi, benessere, una bella casa. Ha lavorato finché è riuscito e ha guidato finché ha potuto. Negli ultimi anni ha rallentato, è diventato più schivo e solitario. Ai pranzi di famiglia ascolta silenzioso la conversazione, sembra essere con la testa da un’altra parte ma poi, quando meno te lo aspetti, lancia una frase d’effetto che zittisce tutti. Il nonno c’è, è presente e apre la bocca solo al momento giusto. “Fa finta di non sentire”, dice la nonna, “li sculta chel che ga oia” (ascolta quello che ha voglia).
Ad oggi mio nonno è ricoverato nella clinica Gavazzeni a Bergamo, positivo al Coronavirus.
Da qualche giorno aveva un po’ di raffreddore e quindi, seguendo le indicazioni del medico, è rimasto tranquillo sul divano. Durante la notte però è caduto, rompendosi il femore, obbligando cosi la nonna a chiamare l’ambulanza. Non so se i miei nonni si sono salutati in quel preciso momento e non sappiamo come andrà a finire. So che mio nonno ha 84 anni, è ricoverato ed è SOLO. Nessuno può andare a trovarlo, nemmeno la nonna o i figli ( tutti in quarantena ora). Non vedo mio nonno da 3 settimane e spero di poterlo vedere ancora. Spero che il suo cuore e i suoi polmoni siano più forti di questo Virus, spero che tenga duro.
Penso a tutti quei nonni che sono in questa situazione. Mariti e mogli divisi, senza potersi abbracciare o salutare per un’ ultima volta. Penso ai figli, ai nipoti ed ai pronipoti. I nonni sono lì da sempre. Hanno vissuto le guerre, la fame e cose che noi neanche sappiamo. Sono come dei grandi alberi secolari : diamo per scontato che ci siano, ma poi, quando li tagliano, ci mancano. Lasciano un vuoto. Questo è quello che questo virus ci sta facendo: ci mette in ginocchio lasciando il vuoto ovunque e dentro di noi. Non avremmo mai pensato che tutto questo sarebbe successo a noi».