«Se vincono i no, Italia ingovernabile»

Il premier Renzi al Teatro Sociale raccontato da uno che ci è andato

Il premier Renzi al Teatro Sociale raccontato da uno che ci è andato
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Quattro passi da Piazza Vecchia al Teatro Sociale. Renzi li percorre talmente in fretta che alcune persone in attesa da mezz'ora davanti al Ristorante Sole non si rendono neppure conto del suo arrivo: «Ma è entrato?», si chiedono. Venti metri più in là, un centinaio di persone che stanno protestando per la presenza del premier a Bergamo, tenute a bada da un cordone di poliziotti, hanno la vista più lunga e in quei pochi secondi agitano i cartelli e alzano il tono degli slogan. Poco prima si erano vissuti attimi di tensione: le forze dell'ordine, infatti, avevano "stretto" i manifestanti in un'area della Corsarola lontano dalla piazzetta, usando anche le maniera forti e ferendo (seppur non gravemente) alcuni dei presenti. Ora i contestatori urlano, ma Renzi è già entrato, seguito dal presidente della Provincia Matteo Rossi, dagli uomini della sicurezza e dai giornalisti. Sul palco ad attenderlo c’è “l’amico Giorgio”. Applausi e abbracci. Qui si gioca in casa.

 

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A fare gli onori è l’avvocato Felli, promotore del Comitato bergamasco per il sì al referendum. Poche parole di ringraziamento e palla al sindaco Gori. «Siamo contenti che Matteo – qui si chiamano tutti per nome – abbia scelto Bergamo come prima città per la campagna referendaria. Il referendum sarà una grande occasione per cambiare il Paese. Sarà una grande battaglia che ci coinvolgerà dal primo all’ultimo». Il discorso è breve e gradito dal pubblico. Ma proprio nel momento in cui Gori offre il microfono a Renzi, da un palchetto del Teatro si alza una voce poco amichevole: «Basta con questa politica spettacolo!», urla un infiltrato. Segue un attimo di sconcerto, ma Renzi è pronto: «Non ho ancora cominciato», dice. L’altro però non demorde e tra i fischi del pubblico, visibilmente alterato e agitando dei fogli, grida: «Vada via, vada via». Gli uomini della sicurezza, invece, han portato via lui tra gli applausi dei presenti. Incidente chiuso.

 

Renzi a Bergamo foto Ansa (2)

 

Applausi per "l'amico Giorgio". Le prime parole di Renzi sono tutte di apprezzamento per Gori. «Quando è venuto a trovarmi alcuni anni fa, io che lo stimavo per le sue qualità manageriali, gli ho chiesto: “Tu cosa vorresti fare?”. “Il sindaco di Bergamo”, ha risposto. Sono rimasto colpito. Ma conoscendo il suo amore per la vostra città e l’ottimo lavoro che sta portando avanti, trovarlo qui oggi con la fascia tricolore mi rende davvero contento». Applausi scroscianti. Un pensiero anche a quelli rimasti fuori a urlare: «Faranno di tutto per fermarci, ma siamo pronti a combattere questa battaglia perché il Paese ha bisogno di un’accelerazione». In prima fila c’è Bombassei, patron della Brembo visitata poco prima dal premier, e la battuta a Renzi viene scontata: «Lui produce freni, ma quando si schiaccia sul pedale serve anche la sicurezza di non andare a sbattere». Il clima si è riscaldato e il discorso può cominciare.

 

Renzi a Bergamo foto Ansa

 

«L'esigenza di riformare». «Siamo qui per parlare della riforma, del referendum, ma in realtà c’è qualcosa di più. Dopo anni in cui la politica continuava a mettere in fila chiacchiere su chiacchiere, ora qualcosa sta cambiando. Qualcuno potrà dire che il Jobs Act non funziona, qualcuno potrà dire che la riduzione delle tasse è stata sbagliata. Qualcuno potrà dire che l’Irap sul costo del lavoro andava mantenuta. Ma ciò che sta accadendo è che finalmente le cose succedono. Fuori dai palazzi del potere, negli ultimi anni, l’Italia correva. E invece nel mondo della politica c’erano sempre le stesse facce. L’immagine più efficace che mi viene in mente della politica italiana di questi anni è il wrestling: in tanti hanno fatto finta di darsi botte pazzesche. Non è un caso che sul fronte del no ci siano tutti e il contrario di tutti. E sono storie diverse, non unite da una proposta alternativa ma dall’esigenza di dire “no, non si cambia”. Potremmo riuscire a far diventare amici Berlusconi e la sinistra radicale. Ed è normale che Grillo e Salvini stiano dalla stessa parte. Del resto con l’approvazione delle riforme il numero dei politici si ridurrebbe. La politica deve dare il buon esempio, dimostri che si inizia a tagliare da se stessa, solo cosi saremo credibili».

 

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«Se vincono i no, l'Italia sarà ingovernabile». «Questo non è un voto per il Pd, ma per l’Italia – dichiara poi il premier, entrando finalmente nel vivo della discussione –. Se questa riforma non passasse, il Paese cadrebbe nell’ingovernabilità. Questa riforma dà il diritto ai cittadini di decidere. Con la riforma se c’è un partito che vince governa, se la riforma non passa accadrà il paradiso degli inciuci, perché nessuno avrà la maggioranza. C’è il bisogno di andare a incontrare le persone che non votano Pd, bisogna andare a cercarli e spiegargli che i loro dirigenti stanno difendendo le loro poltrone perché hanno paura di perderle. Ci sono anche elettori di Lega e M5S che votano questa riforma. I loro parlamentari hanno una fifa matta di perdere la poltrona. A “Roma ladrona” quando si accomodano stanno benissimo. Oggi, qui a Begramo, c’è la manifestazione dei premi Nobel mancati (afferma riferendosi alla manifestazione organizzata dal centrodestra in piazza Matteotti per le 15.30, con la presenza di Roberto Calderoli e Renato Brunetta, ndr). Chiediamo a loro se preferiscono che siano gli inciuci a farla da padrone. Loro che votano no alla riforma costituzionale». E sulle accuse di personalizzazione, Renzi non arretra di un millimetro: «Ho detto che se perdo vado a casa. Sì, lo confermo, e non lo dico a cuor leggero. È un impegno significativo che non prendo a cuor leggero. Io non ho vinto un concorso per fare il presidente del Consiglio, mi ha chiamato un galantuomo che si chiama Giorgio Napolitano. Io non sono adatto a stare in un Parlamento abituato a vivacchiare, chi vuole gli inciuci ne trovi uno più bravo di me. Questo referendum lo vinciamo».

 

Renzi a Bergamo foto Ansa (4)

 

«Da Bergamo partiamo per dire a tutti di votare sì». «Hanno fatto 22 milioni di emendamenti per tentare di fermarci. A quelli che pensano che noi molleremo dico: rassegnatevi, siete circondati da migliaia e migliaia di persone. Basta un sì, un sì per rendere la politica una cosa seria. C’è un sottotitolo al quesito del referendum: volete voi finalmente fare in modo che l’Italia sia coerente con le possibilità di speranza e innovazione o volete continuare ad avere un Paese in cui l’associazionismo corre, le imprese corrono e la politica resta una palla al piede? Il mio augurio è che ciascuno di voi, già da questo weekend, inizi a mettere giù i nomi delle persone che può coinvolgere. Sarà un fantastico tam tam per un Paese che ha voglia di dire sì al futuro, un tam tam accompagnato da una canzone vecchia, tanto vecchia (in sottofondo partono le note di People have the power di Patti Smith, ndr). Dalla ricca Bergamo, ricca di valori prima ancora che di soldi, ricca di bellezze culturali, ricca di passione per le persone… Dalla ricca Bergamo partiamo per dire a tutto il Paese che questa riforma restituirà la possibilità di credere che nei prossimi anni l’Italia possa essere leader nel mondo. Con l’emozione di appartenere alla Nazione più bella del mondo».

 

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La visita alla Brembo. La visita del premier Renzi a Bergamo era però iniziata alle 9.55, con mezz’ora di ritardo sulla tabella di marcia, quando è giunto alla sede della Brembo al Kilometro Rosso, dove ad attenderlo c'erano il presidente della società Alberto Bombassei, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, il presidente della Provincia Matteo Rossi e il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, oltre a una folta delegazione di lavoratori della Brembo, con cui il premier si è scusato «per avervi fatto venire anche il sabato». Dopo una breve visita all’azienda, è stato Bombassei a prendere la parola: «La nostra azienda è la conferma che ci si deve credere anche quando le cose non vanno bene, come nel 2008, in piena crisi, quando il nostro ricavato era un terzo dell’attuale. E abbiamo avuto ragione». Poi, rivolgendosi a Renzi, Bombassei ha dichiarato: «È un graditissimo piacere verificare che tu abbia scelto Bergamo per l’avvio di una campagna referendaria di cui, come sai, condivido a pieno importanza e obiettivi. So quanto crescita economica, incremento del Pil, rilancio dell’occupazione e aumento della produttività siano le tue priorità». La parola è poi passata al premier, che ha lodato il lavoro dell’azienda che lo stava ospitando: «L’importante è che l’Italia acceleri, la Brembo deve essere l’esempio per tutto il Paese, è un’azienda che non si è pianta addosso al momento della crisi, spingendo su ricerca e innovazione. Dobbiamo ripartire da qui, possiamo diventare paese leader se prendiamo esempio da casi come questo. Finora abbiamo perso tempo, non sono state fatte riforme. Francia e Germania han fatto riforme del mercato del lavoro, noi le stiamo facendo ora». E proprio circa la Germania, il presidente del Consiglio ha fatto un importante annuncio: «Il 31 agosto si terrà un incontro istituzionale particolare, a Maranello, casa della Ferrari: un evento bilaterale con il premier tedesco Angela Merkel».

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Renzi ha poi continuato: «A noi piace partire un po’ con la rincorsa. Difficile sapere come sarà il mondo tra 20 o 30 anni. Di sicuro assisteremo a una crescita impressionante dei dati e diventerà sempre più difficile avere strumenti per interpretarli. E assisteremo a rivoluzioni nella robotica e nel mondo sanitario. Ma proprio per questo servirà il capitale umano per gestire tutto. Adesso basta con l’era dell’invidia. Non ne posso più di chi dice che la rassegnazione è la nostra unica speranza. Ora dobbiamo puntare sull’innovazione, investendo come ha fatto questa azienda. Il successo non deriva da colpi di fortuna, anche se è benvenuta, ma se qualcuno ce la fa, come qui, è perché c’è chi lavora sodo e ci prova. L’Italia deve essere consapevole delle proprie capacità, ma questa consapevolezza è purtroppo mancata spesso. Diceva un pilota negli anni Settanta che “quando hai tutto sotto controllo vuol dire che stai andando troppo piano”. Noi dobbiamo accelerare per guardare al futuro e costruire un Paese per i nostri giovani, smettendola di piangersi addosso».

 

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L'incontro con i sindacati per Italcementi. Prima di lasciare il Kilometro Rosso, Renzi, insieme al ministro Martina, ha anche incontrato i sindacati dei lavoratori Italcementi, parlando con loro della difficile situazione che stanno vivendo a causa del cambio di proprietà. Nella notte tra giovedì 19 e venerdì 20 maggio, proprio i sindacati hanno trovato un accordo con gli attuali vertici Italcementi circa il piano sociale dell’azienda per i dipendenti che perderanno il posto di lavoro, ma il passo più complicato sarà quello di far approvare il piano dalla HeidelbergCement, nuova proprietaria. I lavoratori hanno chiesto a Renzi di assumersi la responsabilità di trattare con la multinazionale tedesca per raggiungere un accordo.

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