Il gruppo aveva 185 filiali in 7 Paesi

Il Fisco sbaglia, l'azienda fallisce La vicenda assurda di Bernardi

Il Fisco sbaglia, l'azienda fallisce La vicenda assurda di Bernardi
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Siamo nel 2008 e Riccardo Di Tommaso, fondatore e direttore del gruppo d’abbigliamento Bernardi, sta trattando la cessione di un buon numero dei negozi del loro marchio al Gruppo Coin, nota multinazionale italiana anch’essa attiva nel settore dell’abbigliamento. Nel frattempo il gruppo friulano capeggiato da Di Tommaso aveva da poco portato a termine l’acquisto della Life Collection, altra società con sede legale a Napoli poi trasferitasi a Barcellona, controllata dall’Agenzia delle Entrate della Campania per frode dei crediti tributari Iva e Irap. L’agente di Equitalia, non essendo in grado di recapitare l’atto di notifica a Life Collection, probabilmente per il contemporaneo spostamento della sede, aveva ottenuto il permesso di intraprendere l’azione nei confronti della controllante Bernardi. Fin qui tutto normale se non fosse che l’avviso di mancato pagamento, che solitamente precede la cartella esattoriale, non venne mai notificato all’azienda di Di Tommaso.

La multa. Così nel corso del tempo la multa iniziale, stimata in qualche milione di euro, è cresciuta esponenzialmente per via di continue sanzioni ed aumento dell’interesse, arrivando a raggiungere la cifra di 200 milioni di euro. Intanto le trattative con il Gruppo Coin proseguirono, portando alla cessione di 104 negozi Bernardi, tramite un contratto di franchising che permetteva all’azienda friulana di continuare a gestire i punti vendita e a Coin di essere l’unico fornitore dei prodotti. Il debito contestato però continuava a gonfiarsi e portò al pignoramento effettuato a terzi proprio verso il Gruppo Coin che, nonostante nel 2008 avesse ottenuto dal Fisco garanzie sull’assenza di pendenze a Bernardi, decise di interrompere le forniture di merce. Dal gennaio 2014, conseguentemente al fermo dei contributi da parte delle banche, il Gruppo Bernardi è in amministrazione straordinaria, i 38 negozi a marchio proprio sono stati messi all’asta ed i 200 dipendenti ora sono in cassa integrazione. Pochi giorni fa la commissione tributaria del Tribunale di Napoli, presieduta da Francesco Crivelli, ha dato ragione all’azienda “fallita”, annullando il debito e sottolineando come, non avendo ricevuto alcun avviso, Bernardi fosse impossibilitato a difendersi. Ora, nonostante una nota di Equitalia evidenzi l’assenza di errori nell’operato dell’Agenzia delle Entrate, è prevista una notevole causa per risarcimento danni; gli ex-amministratori Diego e Silvia Di Tommaso infatti si dicono fermamente convinti che senza la maxi-multa la storia della loro azienda poteva essere molto diversa.

Bernardi. La storia del Gruppo Bernardi inizia nel 1975 quando a San Giorgio di Nogaro, paesino di 8mila abitanti nella Bassa Friulana, uno studente 21enne di medicina apre assieme alla madre un negozio di abbigliamento, per potersi finanziare gli studi. Riccardo Di Tommaso decide di dare al negozio il cognome della madre, Teresa Bernardi. Negli anni Riccardo si dedica agli affari del negozio di famiglia e, tramite una cernita meticolosa e precisa dei fornitori, riesce a proporre sul mercato capi di abbigliamento di qualità e con buoni prezzi. Inizialmente attiva solamente in Friuli e nel Veneto, negli anni Novanta Bernardi inizia la sua opera di internazionalizzazione (vengono aperte filiali a Parigi, San Gallo e Vienna) che la porterà nel 1994 ad aprire una sede operativa in Bangladesh, diventando una delle prime realtà italiane a tessere rapporti commerciali con i mercati del Sud-est asiatico.

Le vendite per corrispondenza. Nel frattempo il Gruppo si amplia e diversifica l’attività in altri settori. Così Bernardi S.p.A. si occupa dell’abbigliamento in generale, Go Kids S.r.l. si rivolge principalmente ai bambini nella fascia d’età da 0 a 14 anni, mentre Postalmarket, attivo dal 2003 al 2007, cura la vendita per corrispondenza. Nel 2010 Riccardo Di Tommaso muore di leucemia a 56 anni, lasciando le redini dell’azienda ai figli Diego e Silvia e alla moglie Fiorella. Fino a quell’anno il Gruppo, che aveva come slogan promozionale «Essere felici… non costa niente!», contava 185 filiali, tra Italia, Iraq, Romania, Kurdistan, Bangladesh, Repubblica Ceca e Germania, e 1.300 dipendenti. Nel 2012 il Gruppo Coin, come già detto in precedenza, acquisisce 104 negozi Bernardi, 53 dei quali suddivisi nei marchi OVS e Upim. Pochissimi anni dopo una strana questione di carattere fiscale porterà al fallimento di un’impresa diventata sinonimo di Made in Italy nel mondo.

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