In gioco anche le relazioni con la Russia

Il giacimento di gas scoperto da Eni Così aiuterà l'economia egiziana

Il giacimento di gas scoperto da Eni Così aiuterà l'economia egiziana
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L’immenso giacimento di gas scoperto dall’Eni nel Mediterraneo, al largo delle coste egiziane, potrebbe rafforzare il Cairo sul piano politico, offrendole la possibilità di giocare un ruolo decisivo in un punto strategico dello scacchiere internazionale. E ne trarrebbe beneficio anche l’Italia. A patto che il giacimento fornisca davvero il gas di cui parlano i primi dati a nostra disposizione. Perché le prime estrazioni non avverranno prima del 2016 e solo allora si saprà con precisione se si potranno ricavare 850 miliardi di metri cubi di gas.

Giacimento più grande del mondo. La scoperta egiziana arriva a un anno dall’annuncio dell’individuazione da parte di Eni del maxi-giacimento in Mozambico. All’epoca l’ad del cane a sei zampe Claudio Descalzi commentò: «L’Eni ha fatto in Mozambico la più grande scoperta di gas della sua storia», ovvero «2,4 miliardi di metri cubi di gas che consentirebbero di soddisfare il bisogno degli italiani per 30 anni». Il giacimento egiziano pare sia più grande di quello del Mozambico, e a detta degli addetti ai lavori può diventare una delle maggiori scoperte di gas a livello mondiale. Ancora più grande del giacimento Leviathan, situato al largo delle coste di Israele, che finora era ritenuto il maggiore giacimento di gas del Mediterraneo.

 

 

L’accordo tra Eni e Egitto, nel marzo scorso. La sua scoperta arriva dopo che lo scorso marzo Eni e Egitto hanno sottoscritto un accordo che vede l’azienda italiana investire per i prossimi quattro anni 5 miliardi di dollari, per lo sviluppo di 200 milioni di barili di olio e di 37 miliardi di metri cubi di gas. L’Eni nella scoperta del giacimento ha operato, come da accordo stipulato con il ministero del Petrolio egiziano nel 2014, con la Egas, la Egyptian Natural Gas Holding.

I numeri del giacimento. A dare l’idea delle dimensioni di Zohr, questo il nome del giacimento, ci ha pensato l’Eni, che ha diffuso un comunicato in cui spiega che l’estensione è pari a circa 100 chilometri quadrati e la capacità potenziale è di circa 850 miliardi di metri cubi di gas. La zona in cui è stato scoperto è il giacimento del blocco di Shorouk, di cui la compagnia italiana detenne il 100 percento della licenza. Pare che il gas rinvenuto sia metano, povero di condensati, di anidride carbonica e di zolfo. Il pozzo è localizzato a circa 1500 metri di profondità, ad un centinaio di chilometri dalla costa di Port Said, situata a circa 220 chilometri a nord-est del Cairo.

 

 

Egitto indipendente sul piano energetico. Una scoperta confermata dal governo egiziano, che tuttavia non ha fornito ulteriori informazioni. Il che significa che i dati diffusi dall’Eni, che in Egitto estrae idrocarburi dal lontano 1954, non possono essere comparati con altre informazioni. Secondo l'azienda italiana, il potenziale di risorse scoperte ammonterebbe a circa 5,5 miliardi di barili e potrebbe soddisfare il fabbisogno di gas egiziano per decenni, andando a risanare l’economia del Paese che in seguito alla Rivoluzione versa in una situazione molto difficile. Inoltre, la scoperta è particolarmente provvidenziale perché arriva in un momento in cui l’Egitto stava cominciando a importare gas dall’estero, in particolare da Russia e Algeria.

Il futuro delle relazioni con Putin. Di certo la scoperta, insieme al recente ampliamento del Canale di Suez, getta le basi per ridare fiato a un’economia assai fiaccata dai disordini interni. Oltre a dare nuove chance economiche per l’Egitto di Al Sisi di aprono anche nuove prospettive geopolitiche. Rimane da capire, però, come reagirà il presidente russo Vladimir Putin. Le relazioni egiziano-russe sono notevolmente migliorate dal 2013, quando con un colpo di stato l’esercito egiziano ha deposto il presidente Mohamed Morsi. Adesso tra Al Sisi e Putin la relazione diplomatica è talmente buona che si parla già di una prossima interazione dell’Egitto con l’Unione economica euroasiatica (Uee). Inoltre, in una delle tante visite di Al Sisi a Mosca, oltre ad aver firmato un accordo da 35 miliardi di dollari di armi, i due Paesi hanno stabilito l’importazione di gas naturale russo in Egitto e avevano previsto la creazione di una zona di libero scambio nella regione orientale di Ataqa.

 

 

E l’Italia? Della scoperta ne beneficerà anche l’Italia, che avrà l'opportunità di importare una parte di quel gas che l'Egitto non userà. In teoria questo presuppone la possibilità di liberarsi, per l’Italia, del gas russo, anche se al momento non esiste alcun gasdotto che dall’Egitto arrivi in Italia, e se anche dovesse essere costruito il suo percorso dovrebbe passare attraverso la Libia, che attualmente è una delle zone più instabili al mondo. Utopia, quindi, almeno per ora. Qualora dovessimo importarlo dall’Egitto, il gas potrebbe arrivare via nave, tramite l'impianto di liquefazione di Damietta, che ultimamente non era in esercizio per mancanza di gas. Perché tutto ciò diventi realtà, però, vanno costruiti i pozzi e tutte le condotte che servono per il trasporto, senza contare i costi di liquefazione, trasporto e rigassificazione che sono altissimi. Ma secondo Descalzi il primo gas egiziano potrebbe arrivare in Italia entro il 2018.

 

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