Il giudice antiterrorismo avvertì: «Francia obiettivo numero uno»

Aveva dovuto lasciare il suo posto nell’aprile scorso, perché in Francia la legge impone ai magistrati di non stare più di 10 anni nelle stesse funzioni. Marc Trévidic era il magistrato leader nella sezione antiterrorismo del Tribunale di Parigi. Con la fama di duro messo sotto protezione 24 ore su 24 con gli uomini fidati della Dgsi (Direction Géneral du reinsegnement intérieur) ha dato caccia a numerosi terroristi internazionali. Ebbene Trévidic (che oggi è al Tribunale di Lille) il 25 settembre aveva rilasciato un’intervista al settimanale Paris Match in cui aveva detto senza mezzi termini «che il peggio è davanti a noi. La Francia è diventata l’obiettivo numero uno del terrorismo islamico».
La Francia secondo il giudice è un obiettivo più facile rispetto agli Stati Uniti: mandare nel paese d’Oltralpe dei volontari disposti a tutto, magari con passaporti europei, non comporta complicazioni operative. «Per i terroristi la Francia resta una potenza coloniale, che sostiene apertamente Israele e che vende armi ai paesei più corrotti del Golfo e del Medio Oriente. In più è scesa in prima linea con i bombardamenti in Siria».
«È chiaro che noi siamo particolarmente vulnerabili per via della nostra posizione geografica, per la facilità di entrare nel nostro territorio, per la quantità di jiadhisti che sono nati qui da noi e per il fatto che gli uomini dell’Isis non perdono occasione di dire che ci colpiranno», ha detto Trévidic in quell’intervista. Poi lanciava un altro allarme: «Bisogna dirlo: davanti all’ampiezza del fenomeno e alla varietà di forme con cui si manifesta, il nostro dispositivo di lotta al terrorismo è diventato molto permeabile, non ha più l’efficacia che aveva un tempo».

People rest on a bench after being evacuated from the Bataclan theater after a shooting in Paris, Saturday, Nov. 14, 2015. A series of attacks targeting young concert-goers, soccer fans and Parisians enjoying a Friday night out at popular nightspots killed over 100 people in the deadliest violence to strike France since World War II. (AP Photo/Thibault Camus)

Investigating police officers work outside the Bataclan concert hall, Saturday, Nov. 14, 2015 in Paris. French President Francois Hollande blamed Saturday the Islamic State group for orchestrating the deadliest attacks inflicted on France since World War II and vowed Saturday to strike back without mercy at what he called "an act of war." (AP Photo/Amr Nabil)

A man is wrapped in a French flag as he puts down flowers in front of the French embassy in Berlin Saturday morning, Nov. 14, 2015. At least 120 people were killed in terror attacks in Paris in the night. (Gregor Fischer/dpa via)

Police officers arrest a drunk man who drove fast on a roadblock with his motorbike, in a street next to Le Carillon, a bar-cafe where people were killed and several gravely injured, according to the prosecutor, in Paris, Saturday, Nov. 14, 2015. A series of attacks targeting young concert-goers, soccer fans and Parisians enjoying a Friday night out at popular nightspots killed over 100 people in the deadliest violence to strike France since World War II. (AP Photo/Thibault Camus)
L’ex giudice antiterrorismo aveva messo in guardia rispetto a possibili attentati in grandi dimensioni. «Gli uomini di Daesh (il gruppo di Jihadisti bombardati dai francesi in Siria) hanno mezzi, soldi e capacità di acquistare armi per organizzare assalti di massa: il terrorismo chiede sempre di alzare il tiro, deve andare sempre più lontano, colpire più forte. Non sarei sorpreso se un uomo come Abu Bakr-al Baghdadi stesse pianifcando operazioni in grande stile».
Trévidic aveva smantellato lo scorso anno una rete jihadista con dieci formazioni che si preparavano ad entrare in azione simultaneamente sul territorio francese. Nell’intervista c’è spazio anche per una critica alla classe poltica: «I governanti prendono degli atteggiamenti agguerriti, marziali. Ma non hanno visione a lungo termine. Così chi lavora sul terreno, dai giudici agli agenti della Dgsi, sono completamente spiazzati. Rischiamo di andare a sbattere contro il muro».
Infine una profezia che inquieta. «I mezzi destinati alla lotta all’antiterrorismo sono insufficienti. Si tranquillizza la popolazione presidiando tutti gli obiettivi sensibili. Ma così facendo si sposta solo la minaccia. Se certi obiettivi diventano complicati da colpire i terroristi ne troveranno degli altri, lasciati scoperti». Ed è andata proprio così.