«Una vergogna l'offensiva di Israele»

Il Giusto tra le Nazioni che ha restituito l'onorificenza

Il Giusto tra le Nazioni che ha restituito l'onorificenza
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Henk Zanoli, olandese di 91 anni, è stato nominato Giusto tra le Nazioni il 22 giugno 2011 insieme alla madre Johana, per avere salvato un bambino ebreo dalla persecuzione nazista. Pochi giorni fa, il 14 agosto, ha rinunciato al titolo, restituendo all’Ambasciata israeliana di Amsterdam la medaglia e il certificato con cui gli era stata assegnata l’onorificenza. Ha inoltre chiesto che il suo nome sia cancellato dal Muro d’Onore di Gerusalemme. Il 20 luglio, durante un’offensiva di Israele su Gaza, sei suoi familiari sono infatti caduti sotto i bombardamenti.

La storia di Henk e Johana Zanoli, così come quella degli altri Giusti, è custodita nel database dello Yad Vashem, il museo di Gerusalemme eretto in memoria delle vittime dell’Olocausto. Henk Zanoli è originario di Eemnes, un villaggio vicino a Utrecht. Nel 1943 era poco più che ventenne e la sua famiglia, filoebrea, era tenuta sotto osservazione dal regime nazista che aveva preso il potere nei Paesi Bassi. Nonostante il padre fosse stato deportato in un campo di concentramento, Henk Zanoli e la madre avevano acconsentito ad accogliere e proteggere un bambino ebreo di undici anni, Elchanan Pinto.

 

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Lo tennero al sicuro per tre anni, dal 1943 fino al 1945. Poco dopo la fine della Seconda guerra mondiale, Johana Zanoli ricevette la notizia della morte del marito, avvenuta nel campo di Mauthausen. Elchanan, invece, fu preso in custodia temporanea da uno zio, il quale poi lo affidò a un orfanotrofio ebraico. Il giovane, divenuto maggiorenne, emigrò nello Stato di Israele insieme ad alcuni amici e cambiò il nome in Hameiri.

L’attacco sferrato da Israele contro Gaza ha suscitato lo sdegno di Henk Zanoli, il quale ha definito una vergogna l’offensiva militare che ha causato la morte di duemila civili. Tra questi, ci sono anche i parenti di sua nipote, Angelique Ejipe. Diplomatica dell’ambasciata olandese, Angelique si è sposata con Ismail Ziadah, un palestinese del campo profughi di Al-Bureij, a Gaza. Durante il raid del 20 luglio, suo marito ha perso tre fratelli, una cognata, un nipote e la prima moglie di suo padre.

In un’intervista rilasciata venerdì, e in parte riferita dal New York Times Henk Zanoli ha precisato di non essere mosso da antisemitismo, ma di essere stato coerente con i principi che hanno portato alla condanna dell’Olocausto e alla fondazione dello Stato di Israele nel 1948. Ha chiarito di avere preso posizione contro Israele, ma non contro il suo popolo.

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Nella lettera aperta in cui ha spiegato le ragioni della rinuncia al titolo di Giusto tra le Nazioni, ha ricordato le perdite subite dalla sua famiglia durante il nazismo:  «Mia sorella perse suo marito, che venne giustiziato tra le dune di Amsterdam per il suo coinvolgimento nella resistenza. Mio fratello perse la sua fidanzata ebrea che venne deportata e non fece mai ritorno». Considerando un simile passato, ha sottolineato l’atroce stranezza di questo è accaduto il 20 luglio: «è particolarmente scioccante e tragico che oggi, dopo quattro generazioni, la nostra famiglia debba affrontare l’assassinio (murder, ndr) dei nostri parenti a Gaza. Assassinio perpetrato dallo Stato di Israele. Ho restituito la mia medaglia, perché non sono d’accordo con quanto lo stato di Israele sta facendo alla mia famiglia e a tutti i Palestinesi».

Le parole di Henk Zanoli sono quelle di un uomo onesto, con o senza medaglia. Sono parole taglienti, e allarmanti. Perché un Giusto di Israele ha alzato la voce contro l’ingiustizia di Israele. E c’è qualcosa, in questo, di pericolosamente paradossale.

Chi sono i Giusti delle Nazioni. Nella tradizione ebraica, il Gentile giusto è colui che, pur non essendo ebreo, ha rispetto di Dio. Dopo la Shoah, il termine è stato adottato per designare i non ebrei che hanno salvato la vita ad almeno un ebreo durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1962, la Suprema corte israeliana ha costituito una commissione di 35 membri, presieduta da un ex giudice della Corte stessa e composta da personalità pubbliche, da storici e da professionisti. Il compito della commissione è quello di conferire il titolo di Giusto tra le nazioni (la traslitterazione dall’ebraico è Chasidei Umot HaOlam), dopo un attento vaglio di testimonianze e di documenti.

Ai Giusti viene conferita la cittadinanza di Israele, una medaglia e un certificato d’onore. Ricevono aiuti economici, nel caso si trovino in difficoltà finanziarie e, se sono residenti in Israele, godono dell’assistenza sanitaria gratuita e di una pensione.

Il loro nome è inserito nel Giardino dei Giusti, presso lo Yad Vashem. Fino agli anni Novanta, a ogni nuova designazione veniva piantato un albero sul Monte della Rimembranza. Oggi, invece, poiché il Monte si è riempito di piante, i nomi vengono incisi sul Muro d’Onore. Attualmente, i Giusti tra le Nazioni sono 24 mila. Di questi, 525 sono italiani.

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