l'appello alle istituzioni

Il grido dei genitori bergamaschi: «Riaprire il prima possibile tutte le scuole in sicurezza»

I comitati e le associazioni dei genitori hanno scritto al coordinatore del Cts Agostino Miozzo, alla ministro Azzolina, all’assessore regionale Rizzoli, all’onorevole Elena Carnevali e all’assessore comunale Loredana Poli per chiedere la riapertura degli istituti

Il grido dei genitori bergamaschi: «Riaprire il prima possibile tutte le scuole in sicurezza»
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«Si trovi il modo di riaprire il prima possibile in sicurezza tutte le scuole, di ogni ordine e grado». Più che un appello, il grido lanciato dai comitati e dalle associazioni che riuniscono i genitori degli studenti bergamaschi suona come un imperativo rivolto alle istituzioni. Ogni giorno che passa aumenta l’insofferenza che i ragazzi e le loro famiglie provano a causa della prospettiva di dover ricorrere alla didattica a distanza ancora per mesi. Il nuovo “lockdown” soft imposto alla Lombardia, seppur molto duro, è in parte diverso da quello vissuto a marzo e aprile. Per evitare il totale tracollo economico sono state infatti concesse alcune deroghe anche nelle zone rosse, dove hanno potuto evitare la serrata diversi esercizi commerciali e fabbriche. Tuttavia, a pagarne il prezzo, sono i ragazzi, nuovamente costretti a seguire le lezioni da casa fin dalla seconda media.

Un pressing deciso per la riapertura delle scuole arriva anche dal coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, che da gironi va dicendo che la vera emergenza è di far tornare i ragazzi in classe. Ed è proprio a Miozzo e al ministro Lucia Azzolina, all’assessore regionale Melania Rizzoli, all’onorevole bergamasca Elena Carnevali e all’assessore comunale Loredana Poli che i genitori degli alunni bergamaschi hanno indirizzato la lettera che vi proponiamo di seguito:

Egregi,

scriviamo a nome dei Comitati di Genitori e delle Associazioni Genitori delle scuole secondarie di primo e secondo grado di Bergamo e provincia in quanto vorremmo aprire un confronto comunicativo e collaborativo sul tema della scuola in questo periodo di pandemia, in particolare con il Comune di Bergamo, con Regione Lombardia, con il Ministero dell’Istruzione e con il Comitato Tecnico Scientifico.

Il periodo che stiamo vivendo è complicato e impegnativo, questo è ormai chiaro a tutti. La pandemia che stiamo vivendo sta influenzando profondamente tutti gli aspetti della nostra vita, sociale, lavorativa, economica, affettiva. Noi Bergamaschi siamo ben consci della gravità della situazione. Per uscire da questa pandemia dovremo affrontare un lungo e insidioso percorso. Ormai abbiamo maturato la consapevolezza che, per continuare nel frattempo a vivere, dovremo prendere decisioni complicate, in cui dovranno convivere la sicurezza sanitaria e la continuità delle attività fondamentali della nostra società. Per questo motivo, infatti, anche nelle zone rosse come Regione Lombardia molti esercizi commerciali sono aperti, così come le fabbriche, diversamente dal lockdown di marzo-aprile. Siamo convinti quindi che tra le attività essenziali debbano rientrare tutte le scuole, di ogni ordine e grado. Siamo solo in autunno, e le scuole secondarie di secondo grado sono già in didattica a distanza al 100%, così come le seconde e le terze classi di quelle di primo grado. L’emergenza sanitaria durerà sicuramente tutto l’autunno e l’inverno, non possiamo accettare che gli studenti passino tutto l’anno scolastico in Dad. La Dad può funzionare per brevi periodi emergenziali, ma non può sostituire la didattica in presenza, perché sappiamo bene che la

scuola non è solo un passaggio di nozioni, ma è una palestra di vita, un luogo dove bambini e ragazzi si formano per affrontare al meglio le sfide di domani. Sono stati ampiamente documentati gli effetti negativi della Dad durante il precedente lockdown, dal punto di vista educativo, formativo ed emotivo. Inoltre, stiamo già chiedendo ai nostri ragazzi di ridurre al minimo la loro vita sociale, che è parte fondamentale dell’età dello sviluppo, siano essi bambini o adolescenti; abbiamo tolto loro lo sport, il divertimento. Se devono rinunciare anche alla scuola per così tanto tempo, come possiamo aspettarci che la loro crescita emotiva e intellettiva non venga intaccata? Come potranno uscire indenni da questa pandemia?

Oltretutto la scuola è il posto più sicuro per gli studenti dal punto di vista sanitario, in quanto è il luogo dove bambini e adolescenti seguono maggiormente le regole, e dove il controllo degli insegnanti è continuo e presente. E la scuola è uno dei comparti che maggiormente ha lavorato e si è rinnovata per permettere la didattica in presenza in sicurezza, come dimostrano tutti gli studi su questo aspetto. È infatti noto che il problema maggiore dei contagi tra gli studenti non è la permanenza a scuola, ma riguarda gli spostamenti, in quanto gran parte dei trasporti usati dagli studenti sono ampiamente inadeguati per fronteggiare questa emergenza.

È fondamentale quindi che si trovi il modo di riaprire prima possibile in sicurezza tutte le scuole, di ogni ordine e grado, e permettere agli studenti di ogni età di fronteggiare questo periodo potendo usufruire di tutto ciò di fondamentale che la scuola dà loro. Molte iniziative spontanee di comitati di genitori e cittadini stanno nascendo in questi giorni per chiedere a gran voce la riapertura delle scuole. Pertanto Vi chiediamo di essere portavoce di questa esigenza della nostra società in tutte le sedi istituzionali in cui vengono indirizzate le scelte del nostro Paese in questo difficile momento, affinché venga fatto tutto il necessario per riaprire prima possibile tutte le scuole.

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