l'inchiesta

Il New York Times ha ricostruito il dramma di Bergamo e gli errori nella gestione del Covid

Il lungo articolo pubblicato in prima pagina dalla testata statunitense ripercorre le tappe che hanno portato la nostra provincia a essere quella più colpita dai lutti e dai contagi durante la prima ondata della pandemia

Il New York Times ha ricostruito il dramma di Bergamo e gli errori nella gestione del Covid
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Ospedali trasformati in obitori di fortuna, lunghe file di bare diventate monito per gli altri governi europei sull’impatto devastante che il Covid poteva e può ancora avere sui servizi sanitari, Bergamo definita come «uno dei campi di battaglia in cui il virus ha ucciso di più in Occidente». È il ritratto della prima ondata della pandemia che emerge da una lunga e approfondita inchiesta pubblicata oggi, lunedì 30 novembre, in prima pagina dal New York Times (QUI il link dell’articolo in italiano, QUI in lingua originale). E anche il titolo è eloquente: «I giorni persi che hanno reso Bergamo una tragedia del coronavirus».

Perché se da un lato continuano le narrazioni orgogliose del successo del contenimento della prima ondata di contagi da parte del Governo e della Regione Lombardia, da sempre restia ad ammettere un qualsivoglia errore nella gestione della prima ondata, dall’altro i numeri dicono che la Bergamasca ha contato ufficialmente oltre tremila vittime (ufficiali). Un numero che però sarebbe destinato ad aumentare se nel computo aggiungessimo quanti hanno perso la vita in casa in attesa di un tampone (si arriva a oltre il doppio).

Il servizio ripercorre le drammatiche tappe della diffusione dei contagi fin da quando le indicazioni erano di sottoporre ad accertamenti solo le persone con insufficienza respiratoria che avevano legami evidenti con la Cina, passando alla scoperta dei primi casi di positività a Codogno e ad Alzano Lombardo e al tira e molla tra Esecutivo e Pirellone quando tutti si aspettavano l’istituzione della zona rossa (mai arrivata) anche in provincia di Bergamo dopo quella disposta nel Lodigiano. Un empasse decisionale che i giornalisti americani imputano alla pressione esercitata dalle lobby imprenditoriali sulla classe politica. Come ben sappiamo, non si arriverà alla zona rossa per la Val Seriana, ma si deciderà prima di chiudere tutta la Lombardia, poi tutto il Paese, ma «ormai Bergamo era persa», sottolinea il New York Times, una «provincia devastata dal lutto».

L’ampia inchiesta non risparmia neanche un’analisi degli errori di gestione e dei ritardi burocratici all’origine di una così ampia diffusione dei contagi, come la mancanza di tamponi, di ossigeno, o ancora di dispositivi di protezione individuale per il personale medico e ospedaliero. L’articolo si chiude con una fotografia della situazione attuale dei contagi nella nostra provincia. «Bergamo sembra protetta dalla devastazione della primavera», si legge, con gli ospedali che «prima esportavano infezioni e malati, ora accolgono pazienti dalle zone vicine».

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