l'analisi

Il nuovo lockdown rimanda il lavoro in zona critica. Sono le donne a pagare il prezzo maggiore

Settembre fa registrare un saldo positivo di 5.698 posti di lavoro tra assunzioni e cessazioni, riducendo la perdita sull'anno precedente a -3.456. Ma questo rimbalzo viene interrotto dalle nuove chiusure.

Il nuovo lockdown rimanda il lavoro in zona critica. Sono le donne a pagare il prezzo maggiore
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Il balzo dell’occupazione lavorativa, i cui numeri del trimestre precedente lasciavano ben sperare con la ripresa estiva, non c’è stato. Questi ultimi mesi dell’anno 2020, con il secondo lockdown rimandano il lavoro in zona critica. L'Osservatorio del territorio e del lavoro - Settore Sviluppo della Provincia di Bergamo ha pubblicato il nuovo report relativo all'andamento del mercato del lavoro aggiornato al mese di settembre. Ecco in sintesi alcuni dati salienti.
Il mese di settembre non è andato male. Ci sono state 17.632 assunzioni (contro le 19.782 del settembre dell’anno scorso) e 11.934 cessazioni (contro le 14.882), che hanno generato un saldo positivo di 5.698 posizioni, dato che risulta essere superiore al corrispondente mese dell’anno precedente (4.900). Al netto del settore istruzione, il saldo si riduce però a meno di un migliaio di posizioni. La variazione degli ultimi 12 mesi, si assesta a settembre a quota -3.456, che rispetto a fine giugno è leggermente migliorato (-4.895). Il che significa che nei mesi estivi c’è stato un parziale rimbalzo nel mercato del lavoro, soprattutto per quanto riguarda il settore delle costruzioni e dei servizi, riaperti dopo il lockdown di aprile-maggio, ma senza colmare la distanza dei livelli occupazionali dell’anno precedente, in epoca pre-Covid. Sugli ultimi mesi del 2020, peseranno di nuovo le restrizioni delle attività costrette a un nuovo lockdown, la cui durata non è prevedibile. Proprio per questo il quadro del mondo del lavoro rimane assai critico.


Nel trimestre luglio-settembre si sono registrate 34.493 assunzioni contro 32.233 cessazioni. La differenza tra ingressi e uscite nel periodo, è positivo per 2.260 posizioni lavorative dipendenti, superiore al risultato (+821) del terzo trimestre 2019. Gli avviamenti sono diminuiti dell’11,8% a fronte di una riduzione più ampia (-15,8%) delle cessazioni. In confronto al trimestre precedente, che, nel pieno dell’epidemia e delle conseguenti restrizioni, aveva registrato un vero e proprio crollo delle assunzioni (-40,2%), il rimbalzo nel trimestre estivo è importante ma non decisivo. Solo una parte degli ingressi bloccati dal Covid e dal lockdown primaverile sono stati recuperati nei mesi successivi, in buona parte con impieghi temporanei nei servizi commerciali e turistici.  Il saldo degli ultimi quattro trimestri, registra a fine settembre una perdita di 3.456 posti di lavoro: c’è un miglioramento in confronto al -4.895 del trimestre precedente ma non tale da prefigurare un rimbalzo compiuto.


La dinamica nei macrosettori economici vede una sostanziale stabilità del settore agricolo (con +146) e il costante progresso nelle costruzioni (+1.488). Le perdite si concentrano nell’industria (-2.369) e nel commercio e servizi (-2.719, di cui circa la metà attribuibile alla sezione dei servizi di alloggio e ristorazione). Ad avere la maggior perdita delle posizioni lavorative sono le donne (-2.406), che risulta essere più che doppia di quella degli uomini (-1.122).

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