La sua intervista al Guardian

Il nuovo romanzo di Umberto Eco Ovvero sul «fascino dei perdenti»

Il nuovo romanzo di Umberto Eco Ovvero sul «fascino dei perdenti»
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Per la promozione del suo ultimo libro, Numero Zero, Umberto Eco ha scelto di fare un’unica apparizione davanti al pubblico inglese. Intervistato dal Guardian, ha parlato di realtà e finzione, di storie e di Storia, di vero e di falsi. Sono temi, o rapporti, di cui Eco si diverte a esplorare implicazioni e imprevisti, almeno fin dal 1980, quando scrisse Il nome della rosa.

 

 

Trasformare il lettore. «Penso che un autore dovrebbe scrivere ciò che il lettore non si aspetta. Il problema non è chiedere quello di cui hanno bisogno, ma cambiarli... Produrre il tipo di lettore che tu vuoi per ogni storia». Inizia così, Eco, e il suo è un omaggio al potere trasformativo della letteratura. Numero Zero chiede un lettore che sappia stringere il cosiddetto “patto di credulità” col narratore, lasciandosi coinvolgere dagli intrighi vissuti dal protagonista, Colonna, un giornalista assunto da una testata giornalistica che deve ancora nascere e che verrà usata dal suo proprietario come arma d’abbordaggio al mondo politico e finanziario italiano. Ma il lettore deve essere anche “colto”, cioè capace di cogliere le intenzioni nascoste dell’autore, di Eco stesso. Che, per chiarirci un po’ le idee, ci viene in aiuto con una serie di dichiarazioni.

Il potere dei “falsi”. «Sono un filosofo. Scrivo storie solo nel fine settimana», ha detto Eco, come se ci tenesse davvero tanto a precisare di essere uno scrittore part-time. «Come filosofo sono interessato alla verità. Dal momento che è molto difficile capire cosa è vero e cosa no, ho scoperto che è più facile arrivare alla verità attraverso l’analisi dei falsi. Direi che il 50 percento o di più dell’opinione pubblica è plasmata da falsi. Siamo ricattati dai falsi». Tali falsi sono sia falsi d’attualità, prodotti correntemente dai media usati in modo improprio, sia falsi storici, come quello che sta alla base della congiura di Numero Zero. Nel libro, infatti, si racconta di come Mussolini sia sopravvissuto alla fine del regime e abbia continuato a vivere in Argentina, da dove potrebbe avere influenzato alcuni episodi tragici della storia italiana, come l’assassinio di Aldo Moro.

 

 

La verità è assurda. Ma accanto ai “falsi” ci sono anche verità così strane da sembrare del tutto inventate. In Numero Zero si parla ad esempio della società segreta Gladio, realmente esistita: «Immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale, cercarono di stabilire una sorta di società segreta per impedire una possibile invasione dell’Europa. C’erano anche degli ex fascisti. Gladio operava in tutta Europa e nessuno lo sapeva», racconta Eco. «In tutti i miei racconti uso molti fatti reali che si pensava fossero delle mie invenzioni. Nell’Isola del giorno prima, c’è una strana macchina per osservare i satelliti di Giove, che è molto comica. È stata inventata da Galileo e hanno cercato di venderla agli olandesi. Non ci sono riusciti, perché era assolutamente folle, ma quando lo racconti come storia, ridi. La realtà è affascinante, perché è più creativa della finzione». Se qualcosa è abbastanza assurdo da sembrare falso, probabilmente è vero.

Le cospirazioni vengono scoperte. In ogni caso, Eco mette in guardia dal rischio di cadere nella paranoia: «Non nego che le cospirazioni esistano, ma quelle reali vengono scoperte», continua al Guardian. «L’assassinio di Giulio Cesare era una cospirazione. Il complotto di Guy Fawkes era una cospirazione. Quelle potenti sono quelle che non esistono; non puoi dimostrare che non ci sono, quindi continuano ad essere presenti nella mente del pubblico e possono alimentare le paure di molte persone ingenue». Si torna, quindi, alla convinzione già espressa dall’autore che ciò in cui crede la maggior parte delle persone nasca da opinioni sbagliate e non basate sull’osservazione obiettiva della realtà.

 

 

Il fascino dei perdenti. Il romanzo ricrea un mondo virtuale in cui il falso viene smascherato (e, perché no, messo alla berlina) e in cui il vero “incredibile” viene rivelato: per parafrasare una celebre frase, si raggiunge il vero passando per la via del falso. Se questo vale per tutta la letteratura, in modo più o meno evidente, vale tanto di più per i libri di Eco. In Numero Zero, in particolare, il luogo della finzione per eccellenza diventa un mezzo al servizio della realtà, al contrario degli strumenti d’informazione, manipolati a piacere da individui privi di scrupoli, arrivisti e, purtroppo, premiati dal successo. A tutti gli altri, ai “perdenti”, resta la certezza di essere persone molto interessanti. A loro restano «i piaceri dell’erudizione», scrive Eco nel suo romanzo. E chiosa: «Perché è la letteratura. Dostoevskji scriveva di perdenti. Il personaggio principale dell’Iliade, Ettore, è un perdente. È molto noioso parlare dei vincitori. La vera letteratura parla sempre di perdenti. Madame Bovary è una perdente. Julien Sorel [dal capolavoro di Stendhal, "Rosso e il nero", ndr] è un perdente. Faccio solo lo stesso lavoro. I perdenti sono più affascinanti», se non altro perché inducono a cercare le ragioni del loro insuccesso. E conclude: «I vincitori sono stupidi... perché di solito vincono per caso».

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