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Il punto sulla situazione migranti

Il punto sulla situazione migranti
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Con la chiusura della rotta balcanica, il Mediterraneo si sta avviando a essere nuovamente l’epicentro delle tragedie del mare, con i barconi carichi di profughi che naufragano. L’ultimo, drammatico, episodio si sarebbe verificato lunedì, proprio in concomitanza con il primo anniversario della grande strage del mare del 2015, quando a morire furono ottocento persone. Questa volta a essere dispersi sarebbero in quattrocento, per lo più somali, insieme ad eritrei ed etiopi, partiti il 7 di aprile da Alessandria d’Egitto e diretti verso le coste italiane, a bordo di quattro barconi. A parlare per primi del naufragio sono stati alcuni profughi approdati sull’isola greca di Kalamata, dopo essere stati raccolti in mare da un cargo commerciale.

L'ultimo naufragio, notizie confuse. Di queste persone non si sa nulla di certo, ma molti media internazionali hanno rilanciato la notizia del naufragio, affermando che a salvarsi sono state solo una trentina di profughi. Se la notizia sia vera o no non è ancora stato appurato, così come non si conoscono le reali proporzioni della tragedia, poiché le autorità somale ed egiziane forniscono versioni diverse. Intanto, la guardia costiera italiana nella serata di lunedì 18 ha tratto in salvo un centinaio di persone nel canale di Sicilia, a 20 miglia al largo della Libia, e ha rinvenuto sei cadaveri. Non si sa se facessero parte dello stesso gruppo di profughi dispersi, anche perché né l’agenzia Onu per i rifugiati né le altre ong che si occupano del problema, così come le guardie costiere italiana e greca, sono state in grado di confermare il naufragio.

 

 

I nuovi flussi migratori. I 400 scomparsi di ieri pare fossero parte del nuovo flusso migratorio che si è riversato sulla rotta del Canale di Sicilia con l’arrivo di migliori condizioni meteo e in coincidenza con la chiusura della cosiddetta “rotta balcanica”. Con 9600 migranti sbarcati sulle coste italiane attraversando il Mediterraneo centrale, a marzo è più che raddoppiato il numero di persone arrivate rispetto a febbraio, secondo i dati di Frontex. A marzo 2015 i migranti arrivati erano stati 2.283. Tuttavia secondo l’alto commissario dell’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati, Filippo Grandi, non si tratta di un’invasione ma solo di un’intensificazione che non dovrebbe destare preoccupazione, a patto che si riescano a trovare «strumenti europei per rispondere all’attuale flusso di profughi». Anche perché i profughi arrivati in massa non sono siriani ma africani da tempo bloccati in Libia: «Occorre vedere che cosa accadrà quando sarà passato più tempo dalla chiusura della rotta di passaggio dal Medio Oriente alla Turchia», ha dichiarato Grandi al Corriere della Sera, specificando che in ogni caso «sarà impossibile fermare questo fenomeno soltanto con strumenti di chiusura».

La nuova rotta parte dall’Egitto, poiché da un lato l’accordo tra Turchia e Ue ha chiuso la strada dei Balcani, e dall’altro perché in Libia si è insediato il nuovo governo, che essendo supportato dall’Occidente ha l’obbligo, quantomeno morale, di rendere la vita più dura agli scafisti.

 

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Il Migration Compact, la proposta italiana all'Europa. Di fatto, però, l’Italia, torna a essere uno dei Paesi più interessati dagli arrivi dopo che le altre rotte sono state chiuse. Per questo è stato messo a punto il piano chiamato Migration Compact, per gestire la problematica dei migranti. Una proposta, quella italiana, che sostanzialmente si basa sul principio del «Se tu mi aiuti io ti aiuto», come l’ha definita il ministro degli Interni Angelino Alfano. E cioè che il compito dell'Europa è far sì che i Paesi che ricevono soldi «ci aiutino a frenare il flusso dei migranti». Perché, come ha spiegato il premier Matteo Renzi, «l'unico modo per aiutare i nostri fratelli africani a non rischiare in viaggi della morte è aiutarli a casa loro, e credo che l'Europa debba farsi carico di questo problema. Noi abbiamo proposto gli eurobond», specificando che «il problema lo deve risolvere l'Ue tutta insieme».

In base ai contenuti del piano italiano, l’Unione Europea dovrebbe offrire ai Paesi terzi, in questo caso africani, progetti di investimento che permettano loro di finanziarsi a tassi che le garanzie europee manterrebbero più bassi di quelli attuali. In cambio, sul piano della sicurezza, i Paesi terzi dovrebbero cooperare nella gestione e nel controllo di frontiere e dogane, nel campo della giustizia penale e nella gestione di migranti e rifugiati, in linea con gli standard internazionali.

La Germania non è d'accordo. Il Migration Compact è stato accolto con favore dall’Europa, ad eccezione della Germania. Berlino, infatti, si è detta contraria alla proposta avanzata dall’Italia di ricorrere agli eurobond per fronteggiare l’emergenza migratoria. «Il governo tedesco», ha dichiarato il portavoce Steffen Seiber, «non vede alcuna base per un finanziamento comune dei debiti per le spese degli stati membri per la migrazione» e ha ricordato che vi sono altri strumenti disponibili nel bilancio europeo, tra cui una tassa sulla benzina. Un’idea che, stando alle prime informazioni, il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble avrebbe già discusso col presidente Jean Claude Juncker.

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