Lele Mora vuota mezzo sacco

«Sono in possesso di un'importante registrazione, che a tempo debito farò uscire e farà cadere molte teste»: con queste parole Lele Mora ha sancito il suo ritorno nel mare magnum dell’informazione a tinte bianco-rosa italiana. L’ex agente e talent scout più potente e famoso della televisione nostrana è stato intervistato martedì 16 settembre da Fabio De Vivo e Selvaggia Lucarelli nel programma radiofonico Stanza Selvaggia, in onda su M2O. Da tempo Mora non si faceva intervistare, al di là di brevi comparsate o qualche frase concessa a giornalisti amici. Davanti a una delle opinioniste più irriverenti della stampa italiana, invece, Mora s’è lasciato andare a mezz’ora di rivelazioni. Anzi, meglio dire di sfoghi, chiusa poi con la minaccia rivolta un po’ a tutti coloro che, in passato, gli sono stati amici e ora gli hanno voltato le spalle: attenzione, perché se parlo…
Selvaggia e Lele, opinioni diverse su Don Mazzi. L’occasione per l’intervista è nata quasi per caso. Lele Mora, infatti, da diverso tempo sta scontando la sua pena a 6 anni e 1 mese (comminata nell’ambito del processo “Ruby bis” e seguita a quella per bancarotta fraudolenta del 2011) in affidamento alla comunità Exodus di Don Mazzi. In più di un’occasione Mora ha sottolineato come il sacerdote milanese sia stato, per lui come per molti altri, un’ancora di salvezza. Per questo motivo, a fine agosto, rese nota una lettera indirizzata a Selvaggia Lucarelli. La giornalista de Il Fatto Quotidiano, infatti, pochi giorni prima aveva definito Don Mazzi «una Barbara D’Urso che ha a cuore non tutti i casi umani, ma solo quelli che finiscono su Studio Aperto. La sua comunità è diventata l’alternativa vip al carcere». La Lucarelli si riferiva alle ultime notizie di cronaca: dopo Fabrizio Corona, Don Mazzi si era infatti detto disposto ad accogliere in Exodus anche Martina Levato, la ragazza che insieme al compagno Alexander Boettcher ha sfregiato con l’acido molti suoi ex. Mora, nella sua missiva, difendeva il sacerdote: «Don Mazzi è un grande esempio da seguire, non da criticare. […] Spero di aver la possibilità di confrontarmi personalmente con te Selvaggia, magari davanti a un caffè».
«Corona è malato di soldi». E il caffè dev’esserci stato, ma in diretta radiofonica. Uno scoop che, giornalisticamente, la Lucarelli ha giustamente deciso di non lasciarsi sfuggire. Anche perché Lele Mora aveva più di un sassolino nella scarpa da togliersi. La prima “vittima” dell’ex talent scout televisivo è stato Fabrizio Corona, quello che, negli anni d’oro del suo impero (quello perfettamente fotografato in un servizio di Sciuscià, programma di Michele Santoro, che portò a casa il 32 percento di share), rappresentava forse il baldo giovane più vicino a Mora. Oggi l’ex agente lo definisce «malato di soldi», una malattia che neppure il carcere può curare, per cui serve un’apposita terapia. Per questo, a parere di Mora, nonostante gli anni di carcere Corona non è affatto cambiato: «Non è rieducativo quello che ho visto alla prima del documentario su di lui, tanto che ieri era da un noto chirurgo estetico in pieno centro a Milano». Parole dure per colui che, stando al racconto di Mora, lo chiamava affettuosamente “tatino”.
«Pennivendoli», alias Signorini e Parpiglia. Ma le parole più dure Mora le dedica ad Alfonso Signorini, direttore del settimanale Chi e un tempo persona molto vicina al mondo dell’ex agente. Per larghi tratti dell’intervista, Mora neppure lo nomina, riferendosi a lui con il termine «pennivendolo». E quando gli si chiede il motivo di tanta rabbia, spiega: «Mi deve tutto, ma si è comportato da ingrato. Proprio ora, nel momento del bisogno, è scomparso, nonostante sia diventato un giornalista famoso grazie a me. Quando l'ho conosciuto, faceva il maestro».
A Signorini, in particolare, Mora rinfaccia il fatto di avergli permesso, negli anni, di avere diverse esclusive e di averlo portato fino alla scrivania da direttore di Chi, ma di essere sparito quando l’ex talent scout è incorso in quella sequela di problemi giudiziari che hanno portato al crollo del suo impero, mediatico ed economico. «Sono pochi i giornalisti che salvo – continua Mora –. Inanzitutto Feltri, che un uomo di grande preparazione e cultura. È un uomo libero. Poi salvo Santoro, che malgrado la sua faziosità è un grande giornalista. Nel mondo del gossip, invece, butterei giù tutti esclusa Silvana Giacobini». Signorini, però, non è l’unico giornalista di Chi a cui Mora dedica parole al vetriolo. Anche Gabriele Parpiglia, oggi volto noto anche della tv con la sua partecipazione a Tiki Taka e voce radiofonica di Rtl 102.5, non si salva. Mora infatti dice di essere stato usato da quest’altro «gran pennivendolo che credo non sappia neanche scrivere», il quale non appena ha ottenuto ciò che voleva (ruoli mediatici grazie alle vecchie amicizie di Mora) «me l’ha messo in quel posticino».
Il ritorno. Un vero e proprio fiume in piena insomma, che ci porta a dire che Lele Mora è tornato. In una veste diversa da quella che lo rese famoso a inizio anni 2000, allora emblema di un mondo fatto di veline e tronisti, di cinque minuti di notorietà offerti al primo palestrato o alle prima subrettina di passaggio. Mora, però, dopo anni di silenzio e un libro pubblicato nel 2013 in cui, per sua stessa ammissione, non ha raccontato tutto, è pronto a conquistarsi di nuovo una piccola fetta di quel mondo mediatico che lui, molto più di altri, ha contribuito a costruire. Che poi sia un merito o una colpa lo lasciamo giudicare ad altri.