Il sindaco di Milano ha un sogno: restituire alla città i suoi Navigli
Il sindaco di Milano Beppe Sala ha un sogno: restituire a Milano i suoi Navigli. In occasione del prossimo voto regionale proporrà la questione sotto forma di referendum ai cittadini, avvertendoli che ovviamente la cosa è bella e anche molto romantica ma comporterebbe una specie di terremoto in questa zona della città. Il quesito quindi sarà per chiedere ai milanesi se sono disposti a farsi carico dello stress determinato dalla chiusura di tante strade per restituire alla città un suo patrimonio.
La città tessuta d'acque. Infatti l’acqua fa parte del dna di Milano. «Una città tessuta d’acque», l’aveva definita Pietro Lembi, studioso e autore di un libro affascinante sul tema. In particolare il sistema dei Navigli per secoli ha costituito un’infrastruttura fondamentale per lo sviluppo della città e per la sua connessione con le campagne. Una “cerchia” che girava attorno al centro per poco più di 5 chilometri, con 5 conche per superare le differenze di altimetria e permettere quindi la navigazione. Ancor oggi il percorso circolare automobilistico (interno all’area C) viene chiamato cerchia dei Navigli ed è in buona parte sottosopra per i lavori della nuova linea della metropolitana.
La nascita dei Navigli. I Navigli furono un’idea dei Visconti nel momento in cui venne avviato il grande cantiere del Duomo, a fine Trecento. Il Duomo non era una cattedrale normale, ma puntava a imitare le grandi cattedrali gotiche del nord. Quindi non poteva essere costruita come tutte le chiese lombarde con laterizi, ma aveva bisogno di pietra. Per far arrivare i marmi al cantiere venne inventato questo straordinario percorso navigabile che partendo dalle cave nell’Ossola, passando per il lago Maggiore e per un pezzo di Ticino, arrivava a Milano grazie a un nuovo canale, il Naviglio Grande. Entrato in città il canale arrivava sino a pochi metri dal cantiere. Da Est intanto, veniva scavato un altro canale che prelevava l’acqua dall’Adda e la portava in città. Era la Martesana. Dalla congiunzione tra i due canali era nata la famosa cerchia che per le sue soluzioni ingegneristiche aveva affascinato anche Leonardo. Le acque poi confluivano nella Darsena, per uscire dalla città attraverso il Naviglio Pavese e tornare così nel Ticino (che in questo modo si ritrovava riunito all’Adda...). Nel 1929 questi corsi d’acqua erano però in condizioni fatiscenti e l’amministrazione fascista della città, in pieno trip da modernizzazione, aveva deciso di coprire i Navigli in città. lasciando libero solo lo snodo della Darsena. Fu un’operazione vissuta un po’ traumaticamente, ma dettata anche da oggettive ragioni igieniche.
L'idea della riapertura. Sono passati quasi 90 anni e ora Milano ci ripensa. D’altronde ci sono pochi dubbi che l’acqua sia nel suo destino. Basti vedere il fenomeno della Darsena che, riqualificata in occasione di Expo, è diventato il luogo forse più frequentato di Milano, in particolare la sera, con migliaia di giovani che si riversano davanti a quello specchio d’acqua placido. L’ipotesi di Sala prevede la riapertura di una mezza cerchia, facendo confluire le acque della Martesana in città portandole sino alla Darsena: in sostanza è una rivoluzione che riguarderebbe la parte est del percorso. A facilitare le cose e ad abbattere i costi c’è l’opportunità di agganciare il cantiere a quello della metropolitana, aprendo un canale sotterraneo per far confluire qui le acque (ed evitare così i continui allagamenti a cui sono esposti alcuni quartieri del nord di Milano, in quanto oggi le acque della Martesana confluiscono in quelle del Seveso: due piccioni con una fava...). Poi, in una seconda fase, si potrebbe passare alla riapertura a cielo aperto del percorso. Una vera sfida, perché dovrà essere una Milano necessariamente molto diversa, dove le persone avranno per forza dimenticato le auto per i loro spostamenti. Una città più moderna, grazie a un’infrastruttura antica.