Il vicesindaco di Azzano ricoverato negli Usa per il Covid: «Conto da centomila dollari»
Francesco Persico, 33 anni, elettricista della Automazione 2001, era in America per lavoro. Ha potuto curarsi grazie all'assicurazione sanitaria aziendale
Ai negazionisti, a chi tende a minimizzare l’emergenza (il che non significa cadere preda del panico) e a chi è sempre pronto a criticare il sistema sanitario nazionale forse può essere utile leggere quanto accaduto a Francesco Persico, vicesindaco di Azzano San Paolo. L’uomo, 33 anni, elettricista della Automazione 2001 si è ammalato di Covid agli inizi di marzo, mentre si trovava a New York per lavoro e l’accoglienza in ospedale non è stata delle più piacevoli; la prima cosa che gli è stata chiesta è: «Come paga?». E il conto presentato dai medici è da capogiro, ben centomila dollari di ricovero ospedaliero, cui si aggiungono ulteriori 2.500 dollari per circa 800 metri di viaggio in ambulanza. «Per fortuna - ha raccontato Persico a Corriere Bergamo -, e ringrazio la mia azienda, ero assicurato, ma in quel momento il timore era forte anche a casa, con il costo di ottomila dollari al giorno in terapia intensiva».
Già, perché negli Usa o dimostri di essere un cliente solvibile, oppure ti indicano la porta. E il vicesindaco di Azzano ha rischiato che ciò avvenisse, se fosse stato ricoverato qualche tempo dopo. Una clausola del contratto assicurativo infatti esentava l’assicurazione dal pagamento qualora l’Oms avesse dichiarato il Covid una pandemia globale.
Francesco Persico era partito alla volta dell’America il 28 febbraio per conto della Despe demolizioni insieme a un altro collega aziendale, due elettricisti e due meccanici per costruire un grattacielo. Tempo una settimana e ha iniziato a manifestare febbre e i primi sintomi, capogiri e mal di testa; quindi un primo miglioramento e poi il repentino peggioramento, fino al ricovero in ospedale. Prima nel reparto di malattie infettive, poi in terapia intensiva, dove gli hanno applicato la maschera facciale per la somministrazione dell’ossigeno. Fortunatamente il decorso della malattia è andato nel migliore dei modi e, dopo sette giorni di quarantena passati in hotel, il 4 aprile è tornato in Italia con un volo Alitalia per il rimpatrio dei connazionali.