Tra privacy e necessità investigative

Il vostro Dna nell'inchiesta su Yara? Che fine farà ora, a caso chiuso

Il vostro Dna nell'inchiesta su Yara? Che fine farà ora, a caso chiuso
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Ventunomilaottocentoventi. Se preferite le cifre, che rendono meglio l'idea magari, 21.820. È il numero di profili genetici che la Procura di Bergamo ha raccolto durante le lunghe e complicate indagini relative alla morte di Yara Gambirasio. E ora che il caso è chiuso (sebbene soltanto in primo grado e si preannuncino aspre battaglie in Appello e Cassazione), la domanda sorge spontanea: che fine faranno quei 21.820 Dna di bergamaschi raccolti in mesi e mesi di indagini? La risposta l'ha data il 22 agosto il Corriere della Sera Bergamo, che spiega come negli ambiti investigativi si sia discusso a lungo della questione. E alla fine la certezza è che tutti questi dati non finiranno nel mega archivio nazionale. Motivi di privacy. Nel database vengono infatti registrati soltanto i profili genetici di chi è stato arrestato in flagranza di reato o sottoposto a fermo, di chi è sottoposto alla misura cautelare del carcere o degli arresti domiciliari, dei detenuti condannati in via definitiva per delitti non colposi, di chi è sottoposto a una misura alternativa al carcere sempre per un delitto non colposo e di chi sconta una misura di sicurezza detentiva in via provvisoria o definitiva. E le 21.820 persone finite negli elenchi dell’inchiesta sulla morte di Yara non rientrano in queste fattispecie.

 

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Atti d'indagine a tutti gli effetti. Come è stato reso noto durante il processo che ha portato alla condanna all'ergastolo di Massimo Bossetti, alla fine i profili analizzati tra quelli raccolti sono stati 14mila, ovvero quelli passati prima che si trovasse il "match" con il muratore di Mapello. E nel frattempo, sempre durante il processo, buona parte dei campioni salivari sono stati distrutti da Polizia e Carabinieri, i quali hanno avuto il via libera a procedere dal pubblico ministero Letizia Ruggeri, che l’ha dato perché non c’era nessuna ulteriore esigenza per custodirli. Ora, molto probabilmente, si procederà anche alla distruzione dei restanti campioni. Ma a interessare gli investigatori non sono tanto le provette fisiche, quanto i risultati delle analisi, la trasposizione su file del Dna di ogni singolo soggetto insomma. Questi, infatti, sebbene non andranno ad arricchire il database nazionale, allo stesso modo pare proprio che non verranno distrutti al pari dei campioni fisici. Il Corriere spiega che resteranno nei pc dei laboratori scientifici della Polizia e dei Carabinieri, ma non potranno essere utilizzati se non su indicazione del magistrato. Questo perché questa enorme mole di dati sono a tutti gli effetti atti del fascicolo che restano di "proprietà" dell’autorità giudiziaria.

 

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Un delicato equilibrio tra privacy e giustizia. L'ipotesi è che, in futuro, quegli atti possano servire per un'altra indagine. Ma, nel caso, gli investigatori non potranno averci accesso liberamente: sarà infatti necessario un apposito permesso del pm affinché sia possibile utilizzare quei profili genetici in un'altra indagine. Si tratta, come sottolinea il Corriere, di un delicato equilibrio che è stato trovato per, da un lato, rispettare la privacy di migliaia di persone finite nella maxi inchiesta sull’omicidio di Yara senza averne nessuna colpa, o addirittura volontariamente, e, dall'altro, la possibilità di non perdere un lavoro che è stato più volte definito «unico al mondo» dal punto di vista investigativo.

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