Imprenditore bergamasco in carcere dopo un'operazione della Finanza di Peschiera del Garda
Coinvolta anche la provincia di Brescia. Sono venti le persone indagate, sequestri per circa quaranta milioni di euro
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Verona, nell’ambito dell’operazione denominata "Wooden Pallets", hanno dato esecuzione a un’ordinanza, emessa dal gip presso il Tribunale di Veron, che dispone la custodia cautelare di cinque persone, due in carcere e tre ai domiciliari. Lo raccontano i colleghi di PrimaVerona.
La medesima Autorità Giudiziaria ha emesso inoltre un provvedimento di sequestro di beni e disponibilità finanziarie per oltre 40 milioni di euro. Le operazioni, tuttora in corso, eseguite dai Finanzieri della Tenenza di Peschiera del Garda, hanno interessato le province di Verona, Bergamo e Brescia.
Le misure cautelari disposte dall’Autorità Giudiziaria segnano l’epilogo di lunghe e articolate indagini che, partendo dall’esame di alcune segnalazioni di operazioni sospette inviate alla Guardia di Finanza - ai sensi della normativa antiriciclaggio - ponevano in luce movimentazioni finanziarie potenzialmente sintomatiche di violazioni.
Si tratta di segnalazioni promananti dagli intermediari e dagli altri soggetti obbligati che, sempre più spesso, si rivelano determinanti per l’avvio delle indagini economico-finanziarie del Corpo e per la repressione dei fenomeni illeciti più gravi.
A seguito dell’esame delle “s.o.s” (segnalazioni di operazioni sospette), i finanzieri anche in questo caso hanno ritenuto di svolgere ulteriori approfondimenti investigativi attraverso un controllo fiscale nei confronti della società principalmente coinvolta e di avviare indagini di polizia giudiziaria anche attraverso servizi di osservazione e controllo, esame di copiosa documentazione contabile e bancaria, audizione di numerose persone e l’interessamento di oltre cento soggetti economici operanti in tutto il nord Italia.
È stato così possibile ricostruire una fitta rete di società e di rapporti, costituite e amministrate direttamente o a mezzo di “prestanome” complici dei principali indagati, che dal 2015 al 2018, operando nel settore economico del commercio dei bancali in legno, hanno movimentato flussi finanziari in entrata ed uscita dai conti correnti per oltre 90 milioni di euro, con l’obiettivo principale di occultare i ricavi al fisco italiano per non pagare le imposte dovute.
Grazie agli accertamenti bancari, i finanzieri hanno appurato che tutti i conti correnti intestati alla società interessata dalle indagini, venivano di fatto “svuotati” mediante l’esecuzione di bonifici:
- a favore di persone fisiche residenti in Italia (anche pluripregiudicati non percipienti alcun reddito) e perone giuridiche italiane, gestite da mere “teste di legno”, figure di comodo che si sono prestate a loro volta a “monetizzare” tramite numerosi prelievi in contanti, le provviste finanziarie ricevute;
- a favore di società di diritto estero, in gergo definite “scatole vuote” prive di qualsiasi funzionalità economica – imprenditoriale, riconducibili direttamente o indirettamente ad uno dei principali indagati, sfruttando conti esteri accesi presso istituti di credito in Polonia, Slovenia e Repubblica Slovacca, conti successivamente anch’essi svuotati con prelevamenti di denaro contante, che venivano in parte utilizzati per l’acquisto all’estero di bancali in legno – anche usati – a prezzi concorrenziali, poi rivenduti in Italia eludendo la normativa sugli acquisti intracomunitari.
Tali operazioni finanziarie, non avendo giustificazione economica alcuna, sono state eseguite con l’unico scopo di trasferire fittiziamente ad altri la titolarità e/o disponibilità di denaro, provento di evasione fiscale, al fine di sottrarsi al pagamento delle imposte ed ottenere la disponibilità di contante da restituire ai soggetti che gestivano il sistema fraudolento scoperto dai militari di Peschiera del Garda.
Sono finiti in carcere due imprenditori, uno della provincia di Brescia e uno della provincia di Bergamo, mentre tre imprenditori bresciani sono stati invece posti agli arresti domiciliari.
Sono ancora in corso i sequestri, nei confronti degli indagati, di beni mobili ed immobili, nonché disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo di circa 40 milioni di euro.
Gli elementi complessivamente raccolti nel corso delle indagini delle Fiamme Gialle veronesi hanno consentito di denunciare ben 20 persone, a vario titolo coinvolte nell’illecito sistema e di documentare, oltre ai descritti reati tributari, anche i reati di trasferimento fraudolento per oltre 38 milioni di euro, riciclaggio per oltre 12 milioni di euro e autoriciclaggio per oltre 26 milioni di euro, oltre a un episodio di usura.
L’attività di servizio della Guardia di Finanza di Verona s’inquadra nel più ampio dispositivo di contrasto che vede il Corpo sempre impegnato per la prevenzione e repressione dei fenomeni più gravi di criminalità economico-finanziaria che, oggi, a causa del particolare momento di crisi socio-economica generato dalla pandemia in atto, costituiscono un serio pericolo per i bilanci pubblici poiché li privano delle risorse necessarie per far fronte ai bisogni dei cittadini e per assistere gli operatori economici onesti e le imprese in difficoltà.