Die Welt: «Un'incredibile maratona»

In due settimane 28mila km La Merkel al centro del mondo

In due settimane 28mila km La Merkel al centro del mondo
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È stata soprannominata “frequent flyer”, cioè una persona che si sposta molto in aereo. Infatti la cancelliera tedesca Angela Merkel, in due settimane ha volato per ben 28mila chilometri, di qua e di là nel mondo per cercare mediazioni e tessere la tela della diplomazia volta a risolvere alcune delle questioni più delicate che investono l’Europa, dal debito greco alla crisi in Ucraina, passando per la minaccia terroristica. A fare la conta dei chilometri ci ha pensato il sito Quartz, che con tanto di mappe ha ricostruito tutti i viaggi che la cancelliera ha effettuato dal 30 gennaio al 13 febbraio scorsi. «Un’incredibile maratona», come l’ha definita il quotidiano conservatore tedesco Die Welt.

L’inizio dei viaggi. Il tour di colei che molti in patria chiamano “Mutti” (mamma in tedesco) ha inizio il 30 gennaio, quando da Berlino vola a Strasburgo per cenare con il presidente francese François Hollande e il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. Siamo nel pieno dei problemi con Atene. Il nuovo premier Tsipras si è appena insediato in Grecia e nel corso del suo primo consiglio dei ministri ha dato uno schiaffo alla politica della troika, bloccando le privatizzazioni che costituivano la base del memorandum dettato da Bce, Fmi e Commissione Europea per il risanamento del debito greco. Non solo: Tsipras vuole mantenere fede alle sue promesse elettorali e annuncia il reintegro di 3500 dipendenti pubblici e l’adozione del salario minimo. Nella cena di Strasburgo Angela Merkel ascolta con attenzione quanto riferisce Martin Shultz relativamente all’incontro avuto con Tsipras il giorno prima e si preoccupa non poco visto che l’esito è stato un nulla di fatto.

Torna a Berlino il giorno dopo e sposta la sua attenzione sull’Iraq, registrando un’intervista in cui chiede la cooperazione tra i vari gruppi etnici iracheni. Il 2 febbraio va a Budapest dove già dal giorno prima è attesa  da alcune migliaia di manifestanti che protestano contro il governo. Sono filoeurpeisti che chiedono le dimissioni del premier Viktor Orban, amico del presidente russo Putin. Molti i cartelli in piazza, e tra questi ne spicca uno su tutti: «Frau Merkel, save Hungary!». A Budapest la cancelliera sottolinea l'importanza della tutela delle libertà civili nell'Unione europea e ribadisce l'importanza di un cessate il fuoco durevole in Ucraina. Al termine dell’incontro, prima di tornare a casa, la visita alla più grande sinagoga della città. Di ritorno a Berlino la aspetta l’incontro con il primo ministro di Singapore, Lee Hsien Loong, prima di inaugurare un laboratorio di ricerca medica, in cui si studiano malattie mortali, come Ebola.

 

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Il vero tour de force. I viaggi di Angela entrano nel vivo con il primo fine settimana di febbraio, quando la cancelliera inizia a focalizzare tutta la sua attenzione sulla crisi Ucraina. Il 5 febbraio vola a Kiev, dove insieme al presidente Hollande incontra il presidente ucraino Petro Poroshenko. Il giorno dopo torna a Berlino, incontra il premier iracheno e subito dopo vola a Mosca, dove si vede con Putin. Da lì, sempre il 6 febbraio si sposta a Monaco di Baviera per tenere un discorso alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Segue, a Berlino, un nuovo incontro con Poroshenko, il vice presidente americano Joe Biden e il segretario di Stato Usa John Kerry.

L’8 febbraio è il giorno degli Stati Uniti. Merkel incontra a Washington il presidente americano Barak Obama. Il lungo viaggio, da Berlino a Washington ci sono oltre 10 ore di volo, permette a Frau Angela di recuperare le ore di sonno e di pensare a nuove strategie. Con Obama, infatti, discute non solo di Ucraina, ma parla anche di economia globale, accordi commerciali, e lotta al terrorismo. A Washington la cancelliera mette a segno un importante punto: riesce a bloccare la mossa americana che prevede la vendita di armi all’Ucraina. La trasferta di Washington le permette anche di recarsi anche alla Banca mondiale, per incontrarsi con il presidente Jim Yong Kim.

La sera del 9 febbraio, prima di tornare a Berlino, fa una capatina in Canada, a Ottawa, per parlare con il premier di crisi dell’eurozona, di commercio e, ancora, di Ucraina. Torna a Berlino la sera del 10 febbraio perché il giorno dopo la attende una delle tappe più pesanti di questo tour de force volto a risolvere i problemi del mondo: gli accordi di Minsk. L’11 febbraio di buon mattino Merkel prende l’ennesimo aereo, vola in Bielorussia e dopo 16 ore di colloqui riesce nell’impresa di raggiungere un accordo tra le parti in guerra in Ucraina dell’Est. Una tregua che per quanto fragile e minacciata dalle accuse di violazione reciproche, sembra reggere. Di corsa, dopo la firma dell’accordo, Merkel, insieme a Hollande, vola a Bruxelles dove li aspettano gli altri leader dell’Unione Europea. Qui, chiuso il fronte orientale, i grandi d’Europa sono tornati a occuparsi di Grecia e Frau Angela, a sorpresa, per la prima volta stringe la mano al premier greco Alexis Tsipras.

 

Cena di gala per Merkel e Obama al castello di Charlottenburg

 

I successi di Angela. La stampa internazionale, oltre a quella tedesca, alla luce della fine di questa lunga maratona dei cieli, ha definito Angela Merkel la stratega che è riuscita a risolvere molti dei problemi del mondo. O quantomeno a trovare soluzioni che possano tutelare gli interessi tedeschi. E se, come riporta ilPost, il Bild ha titolato “L’Europa parla Merkel”, e il giornale austriaco Die Presse ha scritto che «senza Merkel non funziona nulla in Europa», il Washington Post è molto cauto sui reali benefici di una diplomazia targata Merkel, e sostiene che i successi diplomatici tedeschi sono frutto della debolezza degli altri grandi stati europei e che per questo motivo c’è il rischio che l’intera Europa e le sue istituzioni vengano percepite come una diretta emanazione della Germania.

 

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L’incontro con Papa Francesco. L’ultimo viaggio, non conteggiato nei 28mila chilometri, Frau Angela lo ha fatto la scorsa settimana per essere ricevuta da Papa Francesco. Un incontro insolitamente lungo, ben 40 minuti, durante i quali si è parlato di Ucraina, di lotta alla povertà, di sfruttamento degli esseri umani, di diritti della donna e di custodia del creato. Ringraziando in tedesco per la donazione in denaro destinata ai bambini dei rifugiati in fuga dai conflitti in Medio Oriente, Papa Francesco ha ricambiato regalando alla cancelliera la medaglia del pontificato raffigurante San Martino che dona il suo mantello al povero. E ha spiegato: «Mi piace regalare questa immagine ai capi di Stato perché penso che il loro lavoro sia proteggere i loro poveri». Al che Merkel ha risposto: «Noi cerchiamo di fare il nostro meglio».

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