L’inchiesta del 2018 sulle pratiche poco corrette ed i reati, commessi da dirigenti e funzionari, del carcere di Bergamo, dopo quasi otto anni continuano ad avere strascichi giudiziari. Sono infatti stati condannati l’ex dirigente sanitario di via Gleno e il già comandante della polizia penitenziaria, rispettivamente per assenteismo e aver chiesto a due agenti supporto dopo un incidente in strada, facendogli impiegare la macchina di servizio.
Per altri aspetti, tuttavia, come riportato oggi (venerdì 21 novembre) dal Corriere Bergamo, gli imputati sono stati a seconda dei casi o assolti, oppure non sono stati perseguiti per sopraggiunta prescrizione. Una vicenda piuttosto intricata, nella quale si erano mischiate diverse ipotesi di reato, attribuite dalla Procura non solo ai due diretti interessati di quest’ultimo filone giudiziario, ma anche ad altri soggetti, primo fra tutti l’ex direttore del carcere, Antonino Porcino.
Condannato per assenteismo il medico
Per Porcino, tuttavia, si potrebbe dire che il discorso, per certi versi, ormai è chiuso. Rimanevano in sospeso le questioni dei suoi collaboratori: ecco, dunque, che il pm Emanuele Marchisio per l’ex dirigente sanitario, 66 anni, aveva chiesto cinque anni di carcere, per aver diagnosticato a Porcino una sindrome ansioso-depressiva, ritenuta inesistente, per permettergli di fruire di 205 giorni di malattia pagati.
Una vicenda archiviata per prescrizione, mentre per l’allora responsabile dell’unità di Psichiatria del Papa Giovanni, che certificò lo stato d’ansia, il magistrato aveva già chiesto l’assoluzione con la formula del dubbio. L’ex dirigente sanitario del carcere è stato pure assolto, per non avere commesso il fatto, per l’ipotesi di peculato di farmaci del carcere, rispetto a tre episodi contestati, in cui per la Procura avrebbe procurato i medicinali fuori prontuario all’ex direttore.
Il 66enne è invece stato condannato per falsa attestazione di presenza di servizio, per episodi di assenteismo contestati rispetto al periodo tra il 30 aprile e l’8 giugno 2018. Episodi che andranno comunque in prescrizione a dicembre prossimo e, già adesso, con la sospensione dei diciotto mesi comminati subordinati al pagamento di quattromila euro di risarcimento al Papa Giovanni.
L’ex comandante e il carburante
Due anni è invece la condanna stabilita per l’ex comandante della polizia penitenziaria, 64 anni, con pena sospesa a patto che risarcisca il danno. Ovvero, i cento euro di carburante impiegati dagli agenti penitenziari che, a bordo dell’auto di servizio, lo avevano raggiunto all’ospedale di Bergamo. Li aveva chiamati lui, perché era rimasto impantanato in un fosso con la sua macchina privata.
Per il pm (che aveva chiesto un anno e dieci mesi), l’imputato era andato a trovare la nuora dopo il parto, mentre la Difesa aveva sostenuto si fosse recato da una detenuta ricoverata in Psichiatria. Dalle indagini, però, non risulta alcun accesso al reparto blindato.
Per l’ex comandate, è andata in prescrizione pure l’accusa di essersi appropriato delle “energie lavorative” dei due agenti, che avrebbero dovuto prestare la loro opera in carcere in quel momento. C’è invece stata l’assoluzione, in quanto il fatto non sussiste, per non aver segnato la mezz’ora in più in due colloqui, avvenuti in carcere tra l’ex procuratore di Brescia con il figlio detenuto. Sul registro, si è poi appurato, si annotano infatti le ore intere.