Ricerca di un'università giapponese

Nè duri nè mollaccioni coi figli Siate "genitori nella media"

Nè duri nè mollaccioni coi figli Siate "genitori nella media"
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Che l’educazione genitoriale potesse avere qualche influenza sullo sviluppo caratteriale, emotivo e psicologico dei figli, lo abbiamo sempre più o meno saputo. Ma oggi quella supposizione pare avere una attestazione scientifica, stando quanto meno ai risultati di un recente studio giapponese, dell'Università di Kbobe, presentati al Research Institute of Economy, Trade and Industry, che avrebbe dimostrato che essere "mamma e papà nella media" assicura non solo ai figli migliori performance scolastiche, ma manche più probabilità di essere persone liete da grandi.

 

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Uno studio famigliare. I contenuti e gli obiettivi dello studio hanno valutato il tipo di educazione data da mamma e papà alla prole e ruotavano attorno a 5 parole educazionali chiave: interesse, disinteresse, fiducia, dipendenza e regole. Hanno risposto oltre 5 mila uomini e donne che hanno raccontato, sotto forma di questionario-intervista, sia la loro esperienza di genitori sia il loro rapporto passato da figli. L’indagine, in funzione dei metodi educativi e della capacità relazionale con i figli, ha consentito di classificare i genitori in 6 originali categorie, ovvero:

1 - Mamma e papà che supportano e sostengono i figli. Sembrano i genitori che tutti vorrebbero, disponibili a passare molto tempo in famiglia, giocando con i figli, che si dimostrano aperti, comprensivi, infondendo e mostrando fiducia nelle capacità dei figli. In una parola, interessandosi a tutto quanto fanno.

2 - Genitori rigorosi. Sono quasi l’opposto dei primi perché concedono poca indipendenza ai figli e li fanno crescere a pane e regole. Molto rigide naturalmente e da cui non transigono.

3 - Gli indulgenti. In questa categoria rientrano mamme e papà che sfoderano una discreta fiducia nei figli con i quali amano trascorrere del tempo e pur avendo una certa dose di rigidità educazionale, la danno molto meno a vedere.

4 - Genitori accomodanti. Sembrerebbe una pacchia avere a che fare con mamma e papà che danno poche regole. Ma la verità è che questa educazione potrebbe essere motivata anche dallo scarso interesse verso i figli.

5 - Mamma e papà duri. Contrariamente ai precedenti, non lasciano alcun tipo di indipendenza ai figli perché in loro non riversano fiducia, privandoli della libertà di azione.

6 - Genitori nella media. Hanno bene a mente le cinque parole chiave e si sforzano per dare una buona educazione ai ragazzi, con delle regole ferme, pur riservando loro delle gratificazioni. Soprattutto sostenendoli nelle loro opportunità di crescita e nei talenti.

 

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Indovinate chi ha garantito un futuro più sereno ai propri figli? Gli ultimi, i "genitori nella media" che hanno saputo fare dei figli ragazzi capaci di raggiungere buoni successi scolastici, che significano opportunità di carriera professionale anche redditizia, e dei giovani emotivamente stabili a tal punto da farne degli adulti più felici. Anche i ragazzi figli di genitori "severi" si erano affermati, lavorativamente parlando ma, ahimè, avevano conosciuto poca felicità.

La rigidità deprime. Un po’ di severità serve, ma quanto basta. Infatti già precedenti studi americani condotti dall'Università Pittsburgh, su oltre 970 famiglie, con dati pubblicati su Child Developement, avevano attestato che bambini allevati con una educazione molto rigorosa erano più propensi a sviluppare problematiche in età adolescenziale, in particolare disturbi depressivi. Ma non se la passerebbero meglio neppure I figli di genitori perfezionisti, quelli cioè che vogliono sempre invadere il campo nell’operato dei giovani, senza concedere loro autonomia gestionale e decisionale, favorendo così lo sviluppo di una personalità iper-critica, spesso anticipatoria di stati di ansia e depressione, come dimostra uno studio più recente della National University of Singapore, pubblicato sul Journal of Personality.

Oltre 260 bambini, che all’inizio dello studio avevano 7 anni,  sono stati seguiti dai ricercatori tra il 2010 e il 2014 con lo scopo di valutare gli effetti di "invadenza" attraverso degli esperimenti di gioco. Ovvero nel primo anno i bambini sono stati invitati a ultimare dei puzzle, lasciando liberi i genitori di intervenire ogni qualvolta lo ritenessero necessario, rimediando ad esempio a un errore dei figli o risolvendo una incapacità dei piccoli. Ad ogni invasione, mamma e papà meritavano uno speciale punteggio. Simili giochi erano stati effettuati dai bambini e genitori anche all’età di a 8, 9 e 11 anni. Al termine dello studi, incrociando i parametri di invadenza con alcune informazioni sulla salute mentale dei piccoli, è  emerso che il 60 percento dei bimbi, figli di genitori invadenti, era molto critico verso se stesso, con una esposizione maggiore al rischio ansia e depressione.

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