La svolta nelle indagini

Indagata una 57enne di Albano Sant'Alessandro per la strage di via Palestro (morì un gandinese)

La Procura di Firenze avrebbe dato un volto e un nome alla "biondina" che guidava l'auto poi esplosa. Tra le vittime ci fu Alessandro Ferrari

Indagata una 57enne di Albano Sant'Alessandro per la strage di via Palestro (morì un gandinese)
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A distanza di quasi 29 anni dall’esplosione dell’autobomba avvenuta la notte del 27 luglio 1993 a Milano, nota come strage di via Palestro, potrebbero essere stati dati un volto e un nome alla misteriosa “biondina” sospettata di aver guidato la Fiat Uno carica di tritolo, utilizzata per colpire il Padiglione di Arte Contemporanea.

Si tratta di una donna oggi 57enne, R. B., residente nel Comune di Albano Sant’Alessandro e indagata dalla Procura di Firenze nell'ambito degli attentati eversivi di matrice mafiosa compiuti a Milano, Firenze e Roma.

Nella strage di via Palestro morirono cinque persone: l’esplosione costò la vita a tre vigili del fuoco, a un uomo di origine marocchina che in quel momento stava dormendo su una panchina e al vigile urbano Alessandro Ferrari, originario di Gandino, che venne scagliato dall’onda d’urto a una distanza di oltre venticinque metri. Proprio alla memoria di Ferrari sono stati intitolati la sala civica del paese e il presidio antimafia della Val Seriana dell’associazione Libera.

Il vigile Alessandro Ferrari

Mercoledì (2 marzo) i militari della sezione Anticrimine dei carabinieri del Ros, su ordine della Procura fiorentina, hanno eseguito un decreto di perquisizione, ispezione e sequestro nell'abitazione della cinquantasettenne. Secondo quanto ipotizzato dalla Dda di Firenze, che coordina le indagini, la donna sarebbe coinvolta nell'esecuzione materiale dell’attentato compiuto a Milano ricoprendo la funzione di autista della Fiat imbottita di esplosivo. La donna avrebbe anche agito in concorso con alcuni appartenenti a Cosa Nostra, già condannati in via definitiva.

Da tempo gli investigatori cercano di districare gli interrogativi che ruotano attorno alla strage di via Palestro e, soprattutto, di dare un volto alla “biondina”, allora sulla trentina, che due testimoni oculari dissero di aver notato uscire dall’automobile. La svolta sarebbe arrivata grazie ai nuovi software usati per la comparazione dei volti: alcuni mesi dopo l’esplosione, durante una perquisizione in una villa ad Alcamo (Sicilia), fu infatti trovata in una enciclopedia una fotografia di donna simile all’identikit elaborato dopo la strage. Ora il software avrebbe segnalato una correlazione tra la foto ritrovata ad Alcamo e una foto segnaletica dell’indagata.

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