Non è poi così strano

Rockefeller, niente addio al petrolio ma investono in energie alternative

Rockefeller, niente addio al petrolio ma investono in energie alternative
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In concomitanza con il summit delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico che in questi giorni sta avendo luogo a New York (a cui peraltro parteciperà in queste ore anche il premier italiano Renzi) una notizia inaspettata investe il mondo dell’economia: i Rockefeller, la celeberrima famiglia americana che nell’ultimo secolo e mezzo ha creato un vero e proprio impero fondato sul petrolio, ha deciso di attuare un graduale disinvestimento dal mercato dell’oro nero, per ragioni legate proprio alla tutela dell’ambiente.

Le intenzioni dei Rockefeller. L’annuncio è stato dato nella giornata di lunedì niente meno che da Valerie Rockefeller Wayne, discendente del capostipite John D. Rockefeller Sr: la Rockefeller Brothers Fund, l’organizzazione filantropica di famiglia che detiene un capitale di 860 milioni di dollari ad oggi interamente investito nella produzione di greggio, orienterà presto questi soldi verso altri lidi, precisamente in associazioni legate alla preservazione ambientale e alla tutela del clima. L’intento è minimizzare sempre più le attività legate all’utilizzo di carbone e sabbie bituminose, componenti presenti nel ciclo di raffinazione del petrolio nonché i principali agenti inquinanti di tutto il ciclo produttivo. Stando alle parole della rampolla di famiglia, se il venerando antenato fosse oggi presente, sarebbe il primo a cercare investimenti in energie rinnovabili e affini, da astuto uomo d’affari e amante della natura quale è sempre stato; e i discendenti non sembrano voler tradire lo spirito del leggendario avo.

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Una coalizione di organizzazioni per energie ecologiche. Il progetto dei Rockefeller si inserisce all’interno di un più ampio programma chiamato “Global Divest-Invest”: nato negli ambienti universitari americani, si tratta di una coalizione di organizzazioni filantropiche, religiose, fondi pensione e amministrazioni locali (o anche semplici privati) che da qualche tempo si impegna a portare via capitali dal mercato del petrolio per reinvestirli in alternative ecologicamente apprezzabili.

È un progetto che sta riscuotendo un successo enorme: ad oggi, comprende circa 180 istituzioni e quasi 700 singoli soggetti, con un patrimonio raccolto che già si aggira introno ai 50 miliardi di dollari. Gran parte di questo denaro è investito in Borsa, e i guadagni realizzati servono a finanziare le varie attività. Per fare qualche esempio: PensionDenmark ha annunciato di aver già spostato verso le rinnovabili il 7% dei suoi 26 miliardi promettendo di aumentare ancora la quota, mentre un fondo australiano da altri 26 miliardi ha annunciato di vendere tutti i cespiti legati al carbone; e ancora, Stanford, l’università nella californiana Silicon Valley, ha deciso di vendere le azioni delle miniere di carbone, mentre Yale ha chiesto ai gestori del suo patrimonio di non investire in aziende che non prendono misure ragionevoli per ridurre le emissioni di gas serra. Una folta e illustre schiera quindi, a cui a breve dovrebbe unirsi anche la Rockefeller.

 

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John D. Rockefeller Sr, un mito americano. Il capostipite della famiglia Rockefeller, colui dal quale nacque uno dei più grandi imperi economici di tutti i tempi, è sempre stato una vera e propria leggenda negli Stati Uniti: di umili origini, cominciò la sua carriera come semplice impiegato in un azienda di raffineria petrolifera; con grande lungimiranza, capì che il petrolio rappresentava una fonte d’energia di cui presto il mondo non avrebbe potuto fare a meno, così appena poté investì nel settore, iniziando una sfavillante cavalcata imprenditoriale che l’avrebbe portato a fondare la Standard Oil, società che in poco tempo acquisì il pressoché totale monopolio del mercato dell’oro nero negli Stati Uniti. Da qui, una continua ascesa che avrebbe portato la società a divenire uno dei più importanti (e ricchi) colossi industriali di tutti tempi. E in effetti, Rockefeller Sr un debole per l’ambiente l’aveva davvero: fece enormi donazioni per la creazione e la tutela dei grandi parchi americani, come il Grand Teton nel Wyoming, l’Acadia nel Maine e Yosemite in California.

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