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Intesa Sanpaolo-Ubi Banca, la partita è tutt'altro che chiusa

Dopo gli ok di Banca centrale europea e Banca d'Italia all'Ops di Ca' de Sass, l'Antitrust ha invece messo in luce diverse criticità

Intesa Sanpaolo-Ubi Banca, la partita è tutt'altro che chiusa
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di Marco Oldrati

Il campionato di calcio non è ancora ricominciato, ma il match economico-finanziario più importante si sta già giocando ed è quello della possibile acquisizione di Ubi Banca da parte di Intesa Sanpaolo. Venerdì 5 giugno si aprono le marcature: Intesa mette a segno un gol non da poco ottenendo il via libera preventivo all’Ops (offerta pubblica di scambio) su Ubi dalla Banca Centrale Europea e riportando il pallone a centrocampo coglie l’occasione per chiarire che il Covid-19 non ha modificato le intenzioni di febbraio: l’offerta è valida "senza se e senza ma", e la clausola di ritiro o modifica dell’offerta, in gergo tecnico clausola Mac, che permetterebbe al gruppo di Ca’ de Sass di fare retromarcia, non sarà esercitata.

Martedì 9 giugno le cose si complicano: in rapida sequenza, Intesa raddoppia il vantaggio portando a casa l’ok di Banca d’Italia all’operazione, e qualcuno parla già di un avvio entro giugno senza attendere il parere dell’Antitrust; ma l’Antitrust, su un rapido ribaltamento di fronte, serve un assist a Ubi, dichiarando che uno degli elementi fondamentali del piano Intesa, l’accordo con Bper Banca per la cessione di cinquecento filiali Ubi al gruppo emiliano, non è sufficiente a limitare l’acquisizione di una posizione dominante in diverse aree geografiche del nostro Paese e che si deve pensare a un allargamento delle dismissioni, almeno settecento filiali.

La palla è di nuovo al centro, ma con un punto che diventa sostanziale: così com'è, l’offerta rappresenta un problema di concorrenza ed equilibrio di mercato. L’eccesso di presenza che il nuovo aggregato si troverebbe ad avere sul territorio nazionale è un punto ancora da dirimere, oggetto - a detta di commentatori di lungo corso - di una trattativa che deve impegnare il compratore a ridefinire il perimetro di dismissioni con l’Autorità competente.

Tutto chiaro? Teoricamente sì, ma in realtà le cose non sono affatto lineari: quel che rischia di prospettarsi è un vero e proprio spezzatino, sia dal punto di vista organizzativo (con conseguenze rilevanti anche sotto il profilo occupazionale), sia dal punto di vista strategico. Che cosa ne sarà di competenze, valori tecnici e sensibilità di un gruppo come Ubi che ha caratteristiche “genetiche” così distinte e diverse da Intesa?

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