Cento capi morti, latte sicuro

Intossicazione da botulino fa strage di mucche e vitelli in una cascina a Zanica

Il bestiame dell'azienda Baresi aveva ingerito fieno proveniente da una balla infetta. Si sospetta per la presenza di una carcassa di topo o di una nutria

Intossicazione da botulino fa strage di mucche e vitelli in una cascina a Zanica
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Una vera e propria tragedia economica quella che si è abbattuta sulla cascina Baresi di Zanica, che nel giro di una ventina di giorni ha visto morire cento dei suoi capi di bestiame, tra mucche e vitelli. Gli animali spiravano uno dopo l'altro, senza che inizialmente i lavoratori dell'azienda agricola riuscissero a capire la causa di questo terribile fenomeno e nella preoccupazione per una realtà che dà sostentamento a ben cinque famiglie.

Qualcosa lo si è incominciato a sospettare quando alcuni hanno notato che, tra le mucche gravide, a cui veniva dato un tipo diverso di fieno, non c'erano state vittime. Si è così infine risaliti al colpevole, ovvero il batterio botulino, presente nel nutrimento dei bovini e produttore di una tossina, quella botulinica appunto, la quale una volta ingerita non lascia scampo all'animale.

A seguito della segnalazione del veterinario dell'azienda, è intervenuto il dipartimento competente di Ats Bergamo, per verificare la situazione e indagare su eventuali pericoli per la salute pubblica, tenendo conto anche del latte che era stato già messo in commercio. Allarme che è poi rientrato, dato che nel processo di sterilizzazione, necessario per poter vendere l'alimento, il latte viene portato ad alta temperatura uccidendo qualsiasi tipo di batterio e disgregando eventuali tossine presenti. Nessun timore anche per la trasmissibilità della malattia ad altri animali, che non è possibile si verifichi in alcun modo, per cui gli altri allevamenti sono al sicuro.

Resta comunque il mistero di come abbia fatto a formarsi e proliferare un simile batterio, il quale a detta del dottor Massimo Alloni, responsabile dell'unità di Ats, intervenuto a Zanica, rispetto ad altri batteri Clostridium, il botulino è molto più raro faccia la sua comparsa in questi contesti. L'ipotesi più plausibile è che il fieno incriminato sia inizialmente entrato in contatto con un roditore morto, si pensa a un topo o una nutria, portatore del botulino che è passato alla balla, messa poi sottovuoto con del cellophane, offrendo così un ambiente anaerobico ideale per la proliferazione del microrganismo dannoso.

Un episodio ritenuto grave dai veterinari Ats, perché vuol dire che il batterio si trova in circolazione e potrebbe potenzialmente causare disastri in altri allevamenti. I proprietari dell'allevamento della cascina Baresi hanno subito un duro colpo e hanno preferito non commentare l'accaduto.

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