«Isis strumento dell'Occidente» La denuncia del vescovo di Aleppo

In questo periodo di destabilizzazione per il Medio Oriente e di paura, da parte dell’Occidente, oer la minaccia dell’estremismo fondamentalista, sono in molti a pensare che l’Isis sia stato creato dall’Occidente. Studiosi, giornalisti, analisti di questioni belliche e mediorientali, politici.
A questo coro si sono uniti più volte anche i rappresentanti del cristianesimo. L’ultimo in ordine di tempo a dire che «l’Isis è uno strumento nelle mani delle grandi potenze» è stato il vicario apostolico dei latini di Aleppo, il vescovo insomma, mons. George Abou Khazen, durante un’intervista a Sat2000, rilanciata poi anche dalla Radio Vaticana. Non è la prima volta che mons. Khazen si scaglia contro l’Occidente e lo ritiene responsabile della nascita dell’Isis e dalla sua affermazione. Già in passato, infatti, aveva chiesto alla grandi potenze di smettere di vendere armi all’Isis.
Adesso il vescovo è stato intervistato in occasione del summit della Nato chiesto dalla Turchia per avere il via libera ai bombardamenti sui nemici, curdi compresi, e non ha nascosto la sua preoccupazione per la piega che la lotta allo Stato Islamico sta prendendo. Mons. Khazen vede infatti nei raid aerei turchi qualcosa che va al di là del desiderio di fermare il sedicente Califfo e le sue truppe. «Più aumenta la confusione, più c’è caos e più c’è morte», ha detto. Quello che lui, a nome di tutti i cristiani, vuole è che la guerra in Iraq e in Siria si fermi, ma il suo timore è che nessuno stia davvero combattendo sul terreno i fondamentalisti.
«Lo Stato Islamico è uno strumento nelle mani delle grandi potenze, da loro sono stati creati, armati e sostenuti. Invece di combatterli sul terreno comprano da loro il petrolio e i reperti archeologici rubati in queste terre». Non solo. «Sappiamo bene chi sta comprando queste cose dall’Is», ha aggiunto mons. Khazen che ha parlato di «veri e propri campi d’addestramento» nei Paesi «limitrofi della Siria, tra cui anche la Turchia. Gli uomini dell’Is hanno preso le zone dove c’è il petrolio, l’hanno cominciato a vendere a 10 dollari al barile e adesso a 30 dollari. E chi sta comprando petrolio e reperti archeologici? Sicuro non sono i somali o quelli della Mauritania».