12 feriti in gravi condizioni

I sospetti sul Pkk (e pure sull'Isis) per l'attentato al cuore di Istanbul

I sospetti sul Pkk (e pure sull'Isis) per l'attentato al cuore di Istanbul
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Non c’è pace per la Turchia, terra di confine contesa tra Europa e Medio Oriente, guerra all’Isis e alle forze curde. Su quest’ultimi due gruppi cadono i maggiori sospetti per l’attentato che questa mattina, attorno alle 11 ore locali, ha squassato il centro di Istanbul, dove un uomo si è fatto saltare in aria, uccidendo altre tre persone e ferendone 36 (di cui 12 in gravi condizioni). L’esplosione è avvenuta a Istiklal Caddesi, via importantissima della metropoli, ricca di negozi e boutique e considerata uno dei poli dello shopping cittadino.

I sospetti sul Pkk. Come detto, non è ancora chiaro di chi sia la paternità dell’azione. Le autorità locali puntano il dito contro il Pkk, a meno di sette giorni dall’autobomba che ha ucciso 34 persone ad Ankara, attribuita sempre al partito dei lavoratori curdo. Ma il quotidiano Posta non si sente di escludere nemmeno l’ipotesi che, ad entrare in azione, sia stato appunto un militante dello Stato Islamico, come già avvenuto in altre azioni delittuose che nei mesi scorsi hanno colpito il Paese.

 

La dinamica poco chiara. Non è chiaro nemmeno quale sarebbe stato l’obbiettivo vero e proprio dell’attentatore. Forse il centro commerciale di Demiroen, poco distante e pieno di gente al sabato, o forse il punto d’assembramento delle forze dell’ordine che controllano proprio Istiklal Caddesi. Ciò che è certo è che l’uomo avrebbe premuto il tasto del detonatore prima del previsto, non si sa se per errore o forse perché spaventato da qualcosa. Sul luogo le testimonianze dell’accaduto sono tante, per quanto filtrate: sono praticamente censurate le immagini dalla via colpita, come spesso accaduto in passato in altre situazioni come queste. Così ci si affida a Twitter e alle sole parole sui giornali per raccontare della paura tra la gente dopo l’esplosione. Sul luogo c’è anche Skin, voce degli Skunk Anansie e giudice di X-Factor, che su Twitter ha scritto che l’attentato è avvenuto proprio vicino al suo hotel: lei sta bene ma vede gente molto spaventata, oltre ad alcuni morti.

 

 

Le reazioni. «Vogliono spaventare i turchi con questi attacchi», sono state le parole del vice primo ministro Numan Kurtulmus, mentre era in visita sulla città del Mar Nero Ordu. «Vogliono che i cittadini si chiudano in casa. Vogliono che i cittadini diventino incapaci di uscire di casa. Ma no, non otterranno ciò che vogliono, non ci abitueremo al terrore». Il Ministro degli Esteri Mevlüt Çavuşoğlu ha invece sottolineato come la guerra al terrorismo di Ankara non smetterà proprio adesso: «Il terrorismo ha mostrato un’altra volta la sua faccia brutta e sleale, colpendo i civili. Il nostro sforzo contro il terrorismo continuerà nella maniera più decisiva e a tutti i livelli, sia qui che all’estero. Ci aspettiamo che tutto il mondo, prima e soprattutto l’Europa, cooperi con noi nella lotta al terrorismo».

 

 

Le accuse alla Germania. In Turchia la tensione rimane così altissima: dopo l’attacco della scorsa settimana la Germania aveva deciso di chiudere la sua ambasciata ad Ankara e il consolato di Istanbul, col timore specifico di «possibili attacchi imminenti». Pure la scuola tedesca e il Goethe Institute di Istanbul, entrambi nell’area di Taksim, erano stato chiusi, non senza qualche polemica da parte della diplomazia  turca, che aveva accusato i tedeschi di alzare panico e tensione, sulla base di semplici ipotesi e informazioni non confermate.

 

 

Il capodanno curdo. Un’altra volta, così, l’occhio della cronaca corre con rapidità verso le regioni curde, ancora interessate da bombardamenti da parte delle forze turche dopo che, la scorsa estate, si era interrotto il cessate il fuoco di due anni tra Ankara e il Pkk. Da allora la Turchia ha visto più di 100 morti nell’attacco a una parata di pace curda ad Ankara, nell’ottobre 2015, 12 nell’azione suicida di un kamikaze a gennaio a Istanbul, 28 militari uccisi a febbraio nell’attacco di un convoglio ad Ankara e infine, settimana scorsa, sempre nella capitale, altre 35 persone uccise, si sospetta per mano del Pkk. In più, domani il Paese festeggerà il capodanno curdo, per la prima volta vietato in molte città.

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