Inchiesta sull'accoglienza

La barzelletta (che non fa ridere) secondo cui don Davide Rota sfrutterebbe i migranti

Infangato e deriso in giornali e intercettazioni il superiore del Patronato. L'accusa: con i soldi per sfamare cinquanta profughi ne aiutava trecento

La barzelletta (che non fa ridere) secondo cui don Davide Rota sfrutterebbe i migranti
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di Ettore Ongis

La Procura tace sulla fuga di notizie e intanto alcuni giornali fanno a pezzi la dignità delle persone pubblicando stralci di intercettazioni. Così va a Bergamo nell’era post Covid. Niente di nuovo, si dirà. E invece di nuovo c’è che l’uso strumentale di atti giudiziari che dovrebbero essere coperti dal segreto istruttorio sta colpendo, tra gli altri, alcuni degli uomini più apprezzati della nostra città, in particolare una persona di carità come don Davide Rota, superiore del Patronato San Vincenzo. E, dispiace dirlo, quasi nessuno alza un dito per difenderlo anche di fronte alle menzogne.

Domenica scorsa (28 giugno) sul quotidiano La Verità diretto da Maurizio Belpietro è apparso un articolo a firma del vicedirettore, Francesco Borgonovo, che sconcerta fin dal titolo di prima pagina: «I preti sfruttano i migranti, Gori li premia». Don Davide Rota sfrutta i migranti? In un Paese normale sarebbe una battuta che non farebbe nemmeno ridere. I giornalisti de La Verità e de Il Giornale (che ha ripreso l’articolo sul suo sito) hanno la minima idea di chi sia questo sacerdote ex missionario in Bolivia e di che cosa faccia per gli immigrati e per i bergamaschi? Hanno mai varcato il cancello di via Gavazzeni per rendersi conto di quale aiuto rappresenti per Bergamo questo “ospedale da campo” che accoglie 330 ospiti, settanta dei quali italianissimi, chiamato Patronato San Vincenzo?

La Verità, nel sommario, aggiunge un altro particolare: «Il superiore del Patronato è indagato per avere lucrato sul lavoro nero degli stranieri: il sindaco di Bergamo l’aveva decorato per la sua attività coi profughi». Benché non risulti da nessuna parte che don Davide Rota sia indagato (non ha ricevuto alcun avviso di garanzia), le indiscrezioni affermano che a suo carico ci sarebbe un’indagine perché avrebbe fatto lavorare senza regolare contratto alcuni ospiti. Il primo a parlarne è stato il Corriere della Sera.

Va da sé che gli obiettivi delle testate giornalistiche sono diversi. L’edizione locale del Corriere è da sempre la velina della Procura di Bergamo e infatti ha pubblicato diverse indiscrezioni e intercettazioni su questa inchiesta; La Verità, invece, ha tutto l’interesse a indebolire l’immagine del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, avversario politico della Lega. In effetti, l’obiettivo ultimo dei quotidiani di area centrodestra non è “il prete che sfrutta”, ma Gori che lo premia. Ma per colpire quest’ultimo non si fanno scrupoli. E la magistratura, in mezzo a queste fughe di notizie e di intercettazioni, che cosa dice? Niente, come se lo scempio delle persone non la riguardasse, come se le informative in mano ai giornali fossero piovute dal cielo e le indagini le stesse facendo qualcun altro.

La consegna della medaglia d'oro della città a don Davide Rota

L’intercettazione che riguarda don Rota è una conversazione telefonica risalente all’aprile del 2018 fra il presidente della cooperativa Ruah, Bruno Goisis, che a Bergamo ha gestito la gran parte dei richiedenti asilo, e il viceprefetto Adriano Coretti. I due parlano di don Davide e ci scappano pure apprezzamenti ingenerosi sulla figura di questo prete, miserie di cui sono pieni i telefoni, che pubblicate fanno solo male a chi le ha dette e a chi le riceve. Per capire di che si tratta va però fatta una premessa.

Da ben prima dell’emergenza profughi (esattamente dal 1985), il Patronato accoglie gratuitamente decine di stranieri, togliendoli dalle strade e offrendo loro ospitalità. Un servizio prezioso per la città senza chiedere niente a nessuno e reso possibile dalle offerte che a don Davide e ai suoi predecessori sono arrivate da tanti bergamaschi grati per il loro impegno.

A un certo punto, però, è esplosa l’emergenza migranti. Centinaia di giovani venivano sbarcati dai pullman a Bergamo e le strutture che la Diocesi e pochi Comuni avevano messo a disposizione erano stracolme. Bisognava trovare nuovi spazi, si sono aperte le palestre delle scuole ma non bastava ancora e l’insofferenza della gente bergamasca si faceva sentire. La prefettura, che fino ad allora aveva sempre trattato la questione dei richiedenti asilo con Caritas, Ruah e altre cooperative, ha chiesto una mano anche al Patronato...

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