Momentaneamente sospeso il parlamento

La crisi del governo di Belfast che ora teme il ritorno dell'Ira

La crisi del governo di Belfast che ora teme il ritorno dell'Ira
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È un terremoto politico che rischia di avere conseguenze fragorose quello che si sta abbattendo da circa un mese sull’Irlanda del Nord. Il passo decisivo è arrivato nella serata di ieri: le dimissioni di Peter Robinson, premier e leader degli unionisti del Dup, partito che fino a ieri reggeva il Paese in coalizione con il Sinn Fein. La decisione del Primo Ministro arriva dopo martedì lui stesso aveva sospeso tutte le attività del Parlamento, in attesa che emergessero nuove verità sull’omicidio di Kevin McGuigan, accaduto lo scorso 13 agosto a Belfast. Sapeva infatti che, per quell’assassinio, il giorno dopo si sarebbe arrivati al fermo di tre uomini legati al Sinn Fein, tra cui Bobby Storey, ex-membro dell’Ira, e oggi chairman del partito repubblicano, una delle figure più di spicco del gruppo assieme ai ben più noti Martin McGuinness (vice-primo ministro) e Gerry Adams (parlamentare e leader del partito). «La valutazione dal capo di polizia del coinvolgimento di alcuni membri dell’Ira in questo assassinio, la continua esistenza dell’Ira e gli arresti che hanno fatto seguito hanno spinto verso l’orlo questo decentramento», ha scritto il Premier nel comunicato con cui si è fatto da parte, interrompendo così i lavori di un governo costruito da almeno 10 anni sulla coalizione tra protestanti e cattolici.

 

 

L'omicidio. La cronaca riavvolge i giornali fino, appunto, ad agosto, quando in una delle zone più calde di Belfast est, Short Strand, cadeva morto Kevin McGuigan, ex-membro dell’Ira. Padre di nove figli, era stato in passato amico Gerard “Jock” Davison, altro ex paramilitare ucciso nella capitale a marzo, per la morte del quale McGuigan era però diventato il maggior sospettato. Il tutto partiva dai trascorsi di questi due uomini, legati a doppio filo nella nascita della Daad, la Direct Action Against Drugs, un’organizzazione parallela all’Ira che negli anni Novanta permetteva al gruppo armato di controllare i quartieri di Belfast facendo guerra agli spacciatori di droga. Brutte storie vecchie di decenni, che però ancora oggi continuano a riemergere, non di rado con violenza. Pare che McGuigan avesse cozzato col resto del gruppo e ne fosse uscito sbattendo la porta, punito in una prima sparatoria a inizio anni 2000. Da allora aveva covato rabbia e vendetta, e avrebbe scelto di uccidere Davison a nome di una gang di spacciatori per cui aveva cominciato a lavorare.

 

 

I sospetti della polizia. Due fatti di cronaca terribili, gli ennesimi in un Paese che aveva sperato, con gli accordi di pace del ’98, di andare incontro ad un progetto di pace ma che, spesso, invece, si trova ancora a dover parlare di agguati e omicidi, regolamenti di conti e tensioni, nascita di nuovi gruppi e vecchie rogne. Si è spesso assistito a blitz e attentati di neonate componenti terroristiche, più o meno ispirate all’Ira, che invece aveva deposto le armi definitivamente nel 2005. Ma la morte di McGuigan ha qualcosa di nuovo nella percezione della gente: «Uno dei nostri maggiori filoni di inchiesta è che membri della Provisional Ira siano coinvolti in questo omicidio», diceva qualche settimana fa Kevin Geddes, a capo dell’unità antiterrorismo della polizia nord-irlandese. I Provos erano la componente dell’Ira che più ha dominato gli anni dei Troubles, ma è anche la stessa che aveva accettato il Good Friday Agreement del ’98 promettendo di cessare le ostilità, e costruendo, attraverso la politica del Sinn Fein, il dialogo di pace e collaborazione che ha portato fin qui l’Irlanda del Nord. E se la polizia ha poi specificato che i sospetti sono diretti verso singoli individui e non per l’intera P-Ira, rimane comunque il fatto che, per l’omicidio, sono state fermate ben 14 persone.

 

 

Storey, l'arrestato. Quando ci furono quegli accordi di pace del ‘98 a uscire di galera fu proprio Bobby Storey, uno che per una vita aveva combattuto la corona britannica. Di lui si ricorda in particolare il suo ruolo nel far fuggire 38 membri dell’Ira dalla prigione bunker di Maze, nell’83, e le condanne cumulative a 25 anni di detenzione. Una volta però tornato libero aveva abbracciato la militanza politica, seguendo quanto già fatto da altri storici leader del gruppo armato, come appunto McGuinness e Adams. «Mi ha sorpreso sapere dell’arresto di Bobby Storey, era uno stimato membro della leadership centrale dello Sinn Fein. Ha sempre giocato un ruolo centrale nello sviluppo della nostra strategia di pace, ed è un sostenitore fedele e di lunga data, difensore e avvocato del processo di pace. Attendiamo confidenti il suo prossimo rilascio», ha commentato il vice-primo ministro Martin McGuinness.

 

 

Cosa accadrà ora? Difficile immaginare ora cosa potrà accadere. Con il ritiro del Dup (oltre a Robinson si sono dimessi anche tutti gli altri ministri, eccetto quello delle finanze che mantiene ad interim le redini del governo) è verosimile che si andrà alle elezioni, ma a chi gioverebbe? Non certo agli unionisti, in costante perdita di consensi negli ultimi anni a vantaggio proprio dello Sinn Fein, che però non è da escludere che uscirà danneggiato da questa vicenda. Restano i lividi di un Paese costruito su cicatrici ancora fresche, che non di rado tornano a bruciare: a maggio 2014 fu arrestato (e subito rilasciato) Gerry Adams, considerato dall’accusa mandante del rapimento e uccisione di una donna nel 1972. Due mesi prima aveva fatto scalpore la pubblicazione di 200 lettere che il Governo inglese aveva scritto a decine di terroristi “on the runs”, in fuga, promettendo immunità in cambio di confessioni. Già allora il Premier Robinson minacciò le dimissioni: «Non siamo sull’orlo di una crisi, ci siamo già dentro», disse all’epoca. Stavolta è pure peggio.

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