La lente dei pm sull’ospedale di Alzano: 35 positivi tra i dipendenti, in 2 morirono
Alla chiusura per Covid seguì la discussa riapertura, il 23 febbraio 2020. Indagati i vertici dell’Asst Bergamo Est
Solo dal 6 marzo 2020 in poi, con l’arrivo dei medici militari guidati dal tenente colonnello Mariarosa Mancini, i contagi all’ospedale di Alzano cominciarono a placarsi. Fino a quel momento si era arrivati ad avere «un lazzaretto». Mancavano mascherine e altri dispositivi di protezione individuale, tra l’altro. Per questo la Procura ipotizza che esistano responsabilità penali.
Nel fascicolo dei pm ci sono nomi e cognomi dei 35 operatori sanitari che si infettarono in servizio. Due persero la vita: Marino Signori, 61 anni, di Nembro, medico del lavoro, e l’impiegato Gennaro Leardi.
All’epoca il direttore generale dell’Asst Bergamo Est era Francesco Locati, 62 anni di Arcene, che tutt’ora conserva l’incarico. Quello sanitario era Roberto Cosentina, 67, di Seregno (Monza e Brianza), mentre il dirigente medico era Giuseppe Marzulli, 65, di Bergamo. Entrambi sono in pensione. I tre sono ora indagati per epidemia colposa e omicidio e lesioni colposi.
Marzulli, come ricorda oggi il Corriere della Sera Bergamo, più volte ha parlato di quei giorni e della sua dura presa di posizione contro la riapertura del pronto soccorso, nel giro di tre ore dalla scoperta del primo positivo, il 23 febbraio, denunciando la mancata applicazione, dall’alto, dei piani pandemici esistenti. Ma per i pm anche lui non sarebbe esente da responsabilità, come quella della mancanza dei dispostivi di protezione individuale.
A Locati e Cosentina è contestato di non avere ordinato di effettuare screening radiologici Tac ai pazienti ricoverati il 23 febbraio che manifestavano una insufficienza respiratoria. Ciò avrebbe consentito di isolarli.
L’omicidio colposo per tutti e tre si traduce nel non aver valutato il rischio, «ragionevolmente prevedibile, e conseguentemente non aver adottato tutte le misure tecniche, organizzative e procedurali al fine di contenere il virus» all’interno dell’ospedale. Cosentina, in particolare, mise per iscritto che il pronto soccorso, dal 23 febbraio, aveva percorsi separati per il Covid: «Circostanze queste tutte pure rivelatesi false», scrivono i pm.