Notifiche effettuate

La Procura di Bergamo ha chiuso l'inchiesta Covid, sono 22 gli indagati (tra cui Conte, Speranza, Fontana e Gallera)

Oltre ai nomi "politici" ci sono anche Franco Locatelli e Silvio Brusaferro. Le accuse più pesanti: epidemia colposa aggravata e omicidio colposo plurimo

La Procura di Bergamo ha chiuso l'inchiesta Covid, sono 22 gli indagati (tra cui Conte, Speranza, Fontana e Gallera)
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La Procura di Bergamo ha chiuso oggi, mercoledì 1 marzo, l'inchiesta sulla gestione della prima ondata Covid. Gli indagati sono diciannove, con diversi nomi noti: l'allora premier Giuseppe Conte e l'allora ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e l'ex assessore regionale al Welfare Giulio Gallera e Luigi Cajazzo, ex dg della sanità lombarda, ma anche l’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, diversi dirigenti e funzionari del Ministero della Sanità, il presidente del Consiglio superiore della sanità Franco Locatelli, il presidente dell'Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro e l'allora coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo.

Sul registro degli indagati ci sono anche i nomi di Massimo Giupponi, dg Ats Bergamo, Francesco Locati, dg dell’Asst Bergamo Est (che controlla l’ospedale di Alzano) e Roberto Cosentina, ex direttore sanitario dell’Asst Bergamo Est.

Come riportano i lanci d'agenzia, la Guardia di Finanza ha avviato in queste ore le notifiche degli avvisi conclusivi per i reati di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti di ufficio. Per l’ex premier Conte (accusato di epidemia colposa aggravata e omicidio colposo plurimo) e l’ex ministro Speranza  (accusato di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti di ufficio) si prepara la trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri.

Come noto, l'inchiesta, coordinata dalla pm Maria Cristina Rota, ha riguardato tre diversi filoni d'indagine: il principale è quello legato alla mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana, misura che, stando alla consulenza del microbiologo (e oggi senatore del Pd) Andrea Crisanti, avrebbe evitato oltre quattromila vittime; il secondo filone è invece quello relativo al mancato aggiornamento e la mancata applicazione del piano pandemico nazionale e regionale, che era fermo al 2006; infine, l'ultimo filone riguarda quanto avvenuto il pomeriggio del 23 febbraio 2020 all'ospedale di Alzano Lombardo, quando furono individuati i primi casi bergamaschi di Covid.

La chiusura dell'indagine (che era attesa già alla fine del 2022) è solo il primo passo verso un possibile processo, che la Procura di Bergamo si auspica ma che è tutt'altro che scontato. Qualche settimana fa, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario a Brescia, il procuratore capo di Bergamo Antonio Chiappani disse - leggendo la propria relazione sull'andamento della giustizia nella nostra provincia -:

«Le indagini, come noto per la rilevanza mediatica della vicenda, sono risultate di particolare complessità e delicatezza, avendo comportato tra l’altro anche l’assunzione di informazioni dal presidente del Consiglio dei ministri, da alcuni ministri e da diversi rappresentanti degli enti scientifici più accreditati, avendo questo Ufficio accertato gravi omissioni da parte delle autorità sanitarie nella valutazione dei rischi epidemici e nella gestione della prima fase della pandemia, che proprio a Bergamo nella primavera 2020 ha cagionato oltre tremila vittime».

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