Il Montepulciano ha «sfumature di fuliggine»

La Lidl vende vino che «sa di poco» E ad affermarlo è la stessa Lidl

La Lidl vende vino che «sa di poco» E ad affermarlo è la stessa Lidl
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Domanda: voi comprereste mai un vino che, dichiaratamente, «sa di poco»? E uno che, invece, ha «naso dai tratti rustici, con sfumature di pelliccia, fuliggine»? Difficile pensare che la vostra risposta possa essere positiva. La cosa strana è che a fornire questi trancianti giudizi sia stato proprio il venditore e non un critico qualunque. Autrice di questa quantomeno particolare gaffe è la Lidl, catena di supermercati tedesca nota per i suoi prodotti economici e anche per le sue strategie di marketing sui generis. Ma andiamo con ordine.

 

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Quel Malvasia che «sa di poco» e gli altri. Da qualche tempo, la Lidl ha lanciato una nuova linea “premium” dedicata ai vini: nell’ambito della propria campagna rinominata "Lusso per tutti", la catena di supermercati tedesca ha messo in vendita alcuni vini in collaborazione con Gambero Rosso, la famosa casa editrice specializzata in cucina e vini, la quale ha assaggiato e valutato (con un punteggio da uno a tre) i vini messi in vendita. Idea interessante, anche se… qualcosa non ha funzionato. Nei depliant pubblicitari che presentano i vini in vendita, infatti, le descrizioni firmate dagli esperti critici non sono sempre così lusinghiere. Detto più semplicemente: piuttosto che invogliare il compratore ad acquistare il prodotto, le descrizioni paiono sottolineare i difetti del vino Lidl, o comunque sottolinearne la scarsa qualità. Qualche esempio? Il Malvasia frizzante viene definito «delicatamente vegetale, mela, floreale, una bolla un po’ aggressiva, sa di poco però». Esatto, sa di poco. Il Traminer viene invece definito «forse un po’ troppo dolce». Il Verdicchio, dal canto suo, è «vegetale, sapido, amaro, un po’ di solforosa, ma risulta piacevole nel complesso» (per fortuna, pensate se avesse fatto schifo…). E così via, fino al Montepulciano bio che ha «naso dai tratti rustici, con sfumature di pelliccia, fuliggine» (che bontà!) e allo Zibibbo Terre Siciliane con «nota ridotta, salvia, alloro, attacco dolciastro, salvabile».

 

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Errore o strategia di marketing? A questo punto la domanda è soltanto una: com’è possibile che tutto questo sia accaduto? Sì, perché ci sono alcune descrizioni, come quella del Marzemino Dop, che sembra tutto tranne che una stroncatura: «Il naso si concede lentamente, ma poi si schiude su note di frutti di bosco freschi e viola, in bocca è snella, agile, lineare, goloso, davvero piacevole: un vino tutto da bere». A scoprire la gaffe è stato il sito Intravino, il quale, alla pari di Dissapore, ha avanzato un’ipotesi su quello che potrebbe essere successo: alcune bozze redatte dagli assaggiatori del Gambero Rosso, responsabili della Selezione Premium Lidl, potrebbero essere state stampate e pubblicate sul web in versione “nature”, ovvero senza passare dal correttore o dal redattore incaricato di renderle più opportune.

Chiaramente, com’era prevedibile, l’errore (se di errore si tratta) ha presto fatto il giro della rete, aprendo così le porte a un’altra opzione, che, per quanto difficile da credere, non è affatto campata per aria: e se si trattasse di una azzardata mossa di marketing? Perché no? Anche Il Post, trattando l’argomento, non ha parlato né di gaffe né di errore, bensì di «pubblicità oneste», come a dire: “Lidl sa di non poter vendere, a quei prezzi, vini di qualità eccelsa, e così gioca un po’ con le parole, ammettendo che molti dei vini in vendita sono salvabili e poco più”. Ipotesi affascinante e intelligente, che fa il paio con quella di chi ritiene che la Gambero Rosso, se avesse elogiato in modo sperticato questi vini, si sarebbe rovinata la reputazione e che quindi la strategia della “trasparenza totale” fosse l’unica per salvare capre e cavoli. Tutto è possibile, soprattutto quando si parla della Lidl, che s’è spesso resa protagonista di strategie comunicative quantomeno bizzarre (talvolta forse anche frutto di traduzioni un po’ tirate dal tedesco). Resta però il fatto che, come sottolinea Intravino, i giudizi riportati nelle didascalie sembrano più vere e proprie stroncature piuttosto che simpatiche frasette promozionali. Il gergo usato è quello dei tecnici, non alla portata di tutti, e i termini scelti allontanano il cliente piuttosto che avvicinarlo, anche simpaticamente, al prodotto.

 

 

In conclusione, le ipotesi sono due. La più probabile è che Lidl si sia dimenticata di dare un’occhiata ai giudizi sui vini forniti da Gambero Rosso e abbia mandato in stampa locandine dove il proprio vino, invece che venire elogiato, viene stroncato (o quasi). L’altra, invece, è che ci troviamo davanti a una nuova frontiera del marketing, dove un venditore di vino ti elenca i difetti del vino che vende, e solo per amore della verità. Se così fosse, ci permetteremmo di dare un consiglio: se un vino «sa di poco» o è appena appena «salvabile», forse la cosa migliore sarebbe non metterlo in vendita, no?

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