La giornata italiana del premier russo

La mano tesa del Papa a Putin e l'interesse di Roma per l'Est

La mano tesa del Papa a Putin e l'interesse di Roma per l'Est
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Due in poco meno di due anni. È il numero delle visite con cui il presidente russo Vladimir Putin ha incontrato Papa Francesco. Questione ucraina, ma non solo. Soprattutto cristiani, minoranze e rapporti con la Chiesa ortodossa, Nel tentativo di arginare quella terza guerra mondiale a pezzi di cui parla spesso Papa Francesco. Sullo sfondo di questa nuova visita in molti si aspettavano che i due parlassero di un possibile viaggio di Papa Francesco a Mosca, ma il tema pare non sia stato affrontato perché, nonostante i buoni rapporti con Putin, l’argomento investe questioni ben più delicate. Il problema principale nei rapporti tra Roma e il Patriarcato di Mosca si chiama Ucraina, perché lì ci sono gli uniati, appartenenti alla Chiesa Greco cattolica, che riconoscono l’autorità papale di Roma in aperto contrasto con il patriarcato moscovita. Una questione che va avanti dalla fine del Cinquecento, che ancora non si riesce a risolvere e che entra con prepotenza nella delicata situazione che sta vivendo l’est ucraino da oltre un anno a questa parte.

Il nodo dei rapporti tra Vaticano e Mosca. In ogni caso, la frequenza di visite di Putin in Vaticano sembra confermare l’interessamento di Francesco nei confronti dell’est, non solo europeo, e nei confronti del mondo ortodosso. Non è un caso che lo scorso anno il Papa sia andato in pellegrinaggio in Terra Santa dietro invito del Patriarca Ecumenico Bartolomeo, della chiesa greca ortodossa, con il quale si è unito in un fraterno abbraccio, per dare seguito all’altro grande abbraccio ecumenico avvenuto sempre a Gerusalemme nel 1964 tra Papa Paolo VI e il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora. Insieme Francesco e Bartolomeo a Gerusalemme, 50 anni dopo, hanno parlato di «comunione nella diversità». Con la Chiesa russa, pur sempre ortodossa, le cose sono più complicate, anche a causa dei molti secoli di storia che separano le due Chiese. Ma già in occasione della prima visita di Putin a Francesco, che avvenne sulla scia di altri incontri iniziati durante il papato di Benedetto XVI, anche il patriarca Kirill II – il capo della Chiesa ortodossa russa, i cui rapporti col potere politico, oggi, sono estremamente cordiali – aveva parlato di unità tra cattolici e ortodossi, per superare i conflitti degli anni Ottanta e Novanta dell’epoca wojtyliana. In più il fatto che papa Francesco abbia più volte sottolineato il fatto di essere vescovo di Roma ha facilitato l’ulteriore distensione dei rapporti ecumenici, anche se Kirill nei giorni scorsi ha ribadito il suo no alla partecipazione alla Giornata Mondiale della gioventù del 2016 a Cracovia, diocesi retta dal cardinale Dsiwisz, già segretario di Giovanni Paolo II. Se Francesco andasse a Mosca sarebbe il primo Pontefice e mettere piede in Russia.

Putin e Francesco: cosa si sono detti? È stato un incontro lungo quasi un'ora, in cui i due leader hanno discusso e si sono confrontati sulle azioni più urgenti da compiere per raggiungere uno spiraglio di pace. In Ucraina e non solo. C'è il Medio Oriente e la minaccia Isis, temi che sia a papa Francesco sia a Vladimir Putin stanno a cuore. Perché in Siria e Iraq, come in Ucraina, sono presenti numerose minoranze, in special modo cristiane. Da qui un appello congiunto alla comunità internazionale, affinché faccia qualcosa di concreto per riportare la calma e la serenità nelle genti di Iraq e Siria. Simbolico il regalo del Pontefice a Putin: il medaglione raffigurante l’angelo della Pace. Perché Papa Francesco ha chiesto a Putin un impegno concreto per la pace in Ucraina, affinché gli accordi di Minsk vengano davvero attuati. Ma gli ha anche teso la mano, rendendolo meno isolato sullo scacchiere internazionale. Un gesto che deve aver reso felice Putin.

La giornata di Putin, partita in ritardo. Ma la giornata di Putin era cominciata a Milano, con la visita a Expo, dove è arrivato con un'ora di ritardo, come sua abitudine. Un ritardo a cascata, che si è protratto per tutto il giorno. Al punto che l’incontro con Papa Francesco è cominciato ben 70 minuti dopo l’orario previsto.

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A Expo per dire no alle sanzioni. A Milano, presso i padiglioni di Expo, Putin ha incontrato il premier Matteo Renzi. L’occasione della visita alla grande Esposizione Universale è stata data dalla concomitanza con la Giornata Nazionale della Russia, anche se in realtà il cosiddetto National Day moscovita cade il 12 giugno e rappresenta la festa più giovane del Paese, e per questo la più gioiosa. Per l’occasione nella capitale russa si svolgono grandi parate, motivo per cui Putin ha preferito anticipare la sua visita a Expo. Il National Day è una festa istituita dopo l'adozione, nel 1992, della Dichiarazione sulla sovranità di Stato della Federazione Russa, cioè quando ci si staccò definitivamente dal regime sovietico per diventare uno stato democratico. All’epoca il presidente era Boris Eltsin e da quel 1992 di cose ne sono successe molte. Con la questione ucraina si è tornati a parlare di Guerra Fredda, con la riaccesa rivalità tra i due giganti, quello russo e quello americano. In particolare, è la questione delle sanzioni a tenere banco nei pochi minuti di discorso di Putin a Milano. «Il nostro Paese è stato uno dei primi ad appoggiare la domanda italiana per Expo 2015», rimarcando il fatto che «da oltre 500 anni l'Italia è un importante partner della Russia». E dato che il tema di Expo è il cibo, Putin ha tenuto a sottolineare che lo scorso anno la Russia ha avuto «uno dei più grandi raccolti di grano, 105 milioni di tonnellate. Questo ci ha permesso non solo di soddisfare il fabbisogno nazionale ma di contribuire anche alla sicurezza alimentare nel mondo, perché abbiamo riservato alle esportazioni più di trenta milioni di tonnellate». Poi, in conferenza stampa, un chiaro riferimento alle sanzioni, che «impediscono a Italia e Russia di collaborare» e se si vogliono salvare i progetti comuni «o si eliminano e si apportano modifiche». E a essere penalizzate non poco dalle sanzioni sono anche le aziende italiane. Putin ha ricordato che recentemente gli scambi si sono ridotti del 10 percento e nell’ultimo trimestre sono scesi del 25 percento. A causa delle sanzioni le imprese italiane non possono guadagnare un miliardo di euro da contratti già siglati.

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