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La mostra di Raffaello alla Gamec Chi ci ha guadagnato davvero?

La mostra di Raffaello alla Gamec Chi ci ha guadagnato davvero?
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La mostra di Raffaello alla Gamec è stata bella. Un impianto scientifico innovativo (le stanze dedicate ciascuna ai vari momenti della vita artistica di Raffaello fino a quelle che raccontavano l’eco, rinnovata nei secoli, del suo mito) che chiudeva in un inaspettato paio di sale con alcune rivisitazioni contemporanee di momenti iconici del maestro urbinate. Un allestimento impeccabile ed elegante, realizzato con materiali semplici ma resi nobili da trattamenti sorprendenti. D’altra parte i nomi di Tobia Scarpa, Mauro Piantelli (De8 Architetti) e, per la grafica, Felix Humm, sono una garanzia collaudata di bellezza mai banale. Tutto questo per dare risalto alle 65 opere esposte, tra le quali i quattordici capolavori di Raffaello.

 

 

La soddisfazione. I giudizi positivi da parte dei promotori e degli organizzatori non sono mancati: da Giorgio Gori, sindaco e presidente della Fondazione Accademia Carrara, che ha parlato di «successo per la Carrara e per la città di un progetto internazionale annoverato tra le grandi mostre del 2018», a Nadia Ghisalberti, assessore alla Cultura del Comune, che ha espresso «grande soddisfazione per una esposizione apprezzata dalla critica e premiata in modo straordinario dal pubblico, la cui affluenza ha superato ogni aspettativa». Alle loro parole si è aggiunta la comprensibile soddisfazione del tre curatori: Maria Cristina Rodeschini («l’esposizione ha messo in valore l’alleanza con la Gamec, che anche in futuro verrà coltivata costantemente»), Emanuela Daffra («i visitatori non sono stati solo numerosi, ma soddisfatti») e Giacinto Di Pietrantonio («una missione che può dirsi compiuta»).

Qual è il risultato? Insomma: l’Accademia...»

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 9 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 17 maggio. In versione digitale, qui.

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