Intralot sulle maglie

Se la nazionale di calcio italiana ha le scommesse come sponsor

Se la nazionale di calcio italiana ha le scommesse come sponsor
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«Diamo il benvenuto a Intralot tra i premium sponsor delle Nazionali, con una partnership incentrata sui valori, visto che una parte fondamentale dell’accordo prevede l’impegno in attività sociali, rafforzando così il lavoro della Federcalcio nella promozione della cultura della legalità e per la diffusione di comportamenti consapevoli all'interno del mondo del calcio». Così il presidente della FIGC Carlo Tavecchio il 5 ottobre ha presentato una scelta che avrebbe scatenato il finimondo. Mettere sulle maglie della nazionale di calcio il marchio di una una grande società, concessionario di Stato per scommesse, slot, vlt e via discorrendo.

 

 

Avvenire grida: «Vergogna». Il giorno dopo il quotidiano dei vescovi Avvenire apriva l'offensiva con un titolo a effetto: «Azzurro vergogna». A scendere in campo con un editoriale è stato il direttore Marco Tarquinio. «Alzi la mano chi sentiva il bisogno di uno sponsor "vietato ai minori" per le nostre squadre nazionali di pallone», ha scritto nel suo editoriale Tarquinio. «Eppure è accaduto proprio questo. E l’ultimo azzardo – mai termine è stato più azzeccato – del signor Tavecchio e dei suoi collaboratori lascia letteralmente senza fiato. Lo sponsor "vietato ai minori" si chiama Intralot – è un gigante nel settore delle scommesse e si sta insignorendo anche di quello delle slot machine (le famigerate "macchinette" mangiasoldi) – e d’ora in poi, secondo i vertici della Federcalcio, potrà occhieggiare negli allenamenti (tanto quanto nei pre e dopo-partita) ed entrerà in campo con tutte le maglie azzurre disponibili: dall’Under 15 alla Nazionale maggiore». Infatti, uno degli aspetti sconcertanti dell'accordo è il fatto che coinvolga tutte le nazionali, anche quelle in cui giocano gli under 18. Così, mentre il governo ha tagliato la pubblicità dell'azzardo legale dalle reti televisive proprio per proteggere i minori, la Federcalcio mette il marchio di una di queste società anche sulle maglie dei ragazzini.

 

Un primo dietrofront. Grazie ad una vera sollevazione popolare e anche politica, bisogna riconoscere, la Figc ha accusato il colpo e si è ottenuto un primo, parziale effetto: nella partita di giovedì scorso con la Spagna non c'era logo su tute e maglie e non si sono visti (quantomeno non inquadrati dalle telecamere Rai) cartelloni pubblicitari di Intralot. La Figc dovrebbe ora rendere pubblico l’accordo in ogni sua parte e clausola. Si potrebbe così  "quantificare" il peso economico, che è stato detto vale 3 milioni complessivi per tre anni e vagliare le clausole vessatorie per la Federazione, se ve ne sono.

 

 

Il mondo cattolico contro. In prima linea nella battaglia contro lo sponsor della nazionale c'è mezzo mondo cattolico. Come ha denunciato Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, «noi conosciamo i fatti: già la Consulta nazionale antiusura, guidata da mons. D’Urso, aveva denunciato che il 50 percento dell’azzardo è collegato all’usura e che il fenomeno è in continuo aumento». Del resto anche il Papa qualche giorno fa aveva lanciato un suo messaggio chiaro, parlando ai partecipanti all'incontro promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura su Sport e Fede. La polemica per lo sponsor della nazionale non era ancora esplosa, ma le sue parole sembrano premonitrici. «Desidero segnalare una sfida per voi, rappresentanti dello sport e delle aziende che sponsorizzano gli eventi sportivi, è quella di mantenere la genuinità dello sport, proteggerlo dalle manipolazioni e dallo sfruttamento commerciale. Sarebbe triste, per lo sport e l'umanità, se la gente non riuscisse più a confidare nella verità dei risultati sportivi o se il cinismo e il disincanto prendessero il sopravvento sull'entusiasmo e sulla partecipazione gioiosa e disinteressata».

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